Marco Ciriello per ''Il Messaggero''
ERRI DE LUCA IL GIRO DELL OCA
Si gioca la carta del tenero, Erri De Luca, scrivendo la sua lettera a un bambino mai nato, con Il giro dell' oca (Feltrinelli), ma a differenza di Oriana Fallaci la forma epistolare diventa intervista. E via con il ripasso delle puntate precedenti: Erri e i rifugi antiaerei a Napoli, Erri e la madre, Erri e il padre, Erri militante di Lotta Continua, Erri muratore, Erri operaio della Fiat a Torino, Erri che traduce dall' ebraico, Erri autista di camion lungo le strade della ex Jugoslavia, Erri scrittore, Erri scalatore, fino ad Erri a pezzi e senza un figlio. Chi si è perso i libri precedenti può leggere questo, chi li conosce può saltare il compendio.
De Luca è uno scrittore tutto tono, di filodrammatica, come quegli attori che appena inquadrati tirano la pancia in dentro e impostano la voce per l' occasione, così lui si getta sulla pagina cercando nella composizione della frase il suo profilo migliore, per dire che sta leggendo Pinocchio scrive: «il libro dove un uomo anziano inventa un figlio. È un falegname e se lo fa di legno. Gli piaceva l' idea di farsi dire babbo», a parte l'inutile frammentazione, si scorge l' artificio del tono. Tra diserzioni, ricordi e cuciture, antenati spirituali e politici, azioni e scritture, cala la palpebra.
erri de luca
Non c' è ritmo tra domande e risposte, ma una meccanicità che ricorda il disturbo video della tivù tedesca fine anni Ottanta. «La luce del tramonto arrossa il pavimento. Le mie palme aperte aspettano il tuo peso di coniglio». Una disperata nostalgia, da Pessoa a Cioran, per quello che non è stato, al bimbo si unisce il libro.
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