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    STUPRO O NON STUPRO? – L’INGARBUGLIATO CASO DI UNA TREDICENNE DI VICENZA, SCOMPARSA PER GIORNI DOPO AVER DETTO DI ESSERE ANDATA DA UN’AMICA: AVEVA TROVATO OSPITALITÀ A BRESCIA DA UN GRUPPO DI STRANIERI E UNO DI LORO L’AVREBBE STUPRATA. LEI DICE CHE NON È STATA VIOLENZA: “NON MI HA FORZATO, VOLEVO FARLO”, MA È STATO APERTO COMUNQUE UN FASCICOLO PER VIOLENZA SESSUALE SU MINORE (NON È PREVISTO IL CONSENSO PER GLI UNDER 14…)


     
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    Benedetta Centin e Mara Rodella per www.corriere.it

     

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    Ha inforcato la porta di casa, nel Vicentino, dicendo al padre che sarebbe andata da un’amica. Ma a tredici anni, invece, è scomparsa. Ed è stata rintracciata solo tre giorni dopo a Brescia, in zona centro, nel corso di un controllo da parte delle forze dell’ordine.

     

    Aveva trovato compagnia: alcuni stranieri che le avevano dato anche ospitalità. Uno di questi, però, l’avrebbe stuprata. Ma la ragazzina non avrebbe vissuto il rapporto come una violenza.

     

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    «Non mi ha forzato, volevo farlo, ero consenziente» sarebbe stata l’agghiacciante confessione al padre che l’aveva riaccompagnata a casa, finalmente al sicuro. Tutte le preoccupazioni di genitore, le ansie, le paure durate interminabili giorni, si sono concretizzate nel momento in cui la ragazzina gli ha raccontato, probabilmente con l’ingenuità propria della sua età, quanto accaduto in quei giorni nei quali non aveva fatto avere più sue notizie.

     

    Tanto da innescare una denuncia di scomparsa. Qualcuno, un probabile adulto, aveva violato il suo corpo, si era approfittato di lei. Lei, appunto, poco più che bambina, tredici anni appena, con lo zainetto da preparare per la scuola di qui a pochi giorni.

     

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    Angosciato, il padre ha portato la figlia in ospedale a Vicenza, perché venisse visitata e sottoposta a tutti gli accertamenti del caso: quindi si è presentato in caserma per denunciare la presunta violenza. Solo pochi giorni prima il vicentino si era rivolto agli stessi carabinieri per segnalare la scomparsa dell’adolescente.

     

    Un caso, questo, su cui la procura di Brescia ora ha acceso i riflettori. Sul tavolo del pubblico ministero Federica Ceschi c’è un fascicolo aperto per violenza sessuale su minore. Sulla copertina ancora nessun nome ma l’inchiesta potrebbe rimanere a carico di ignoti solo per poco.

     

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    I carabinieri vicentini e bresciani indagheranno sui relativi fronti di competenza per arrivare a dare un nome e un volto al presunto stupratore. Perché di stupro si tratta. Se anche fosse accertato che l’adolescente, una volta accompagnata in un’abitazione degradata in città, non è stata forzata o obbligata a quell’intimità, è anche vero che da codice penale è reato avere rapporti sessuali con under 14. E questo anche se c’è il consenso del minore. La legge italiana considera appunto che solo con il raggiungimento dei 14 anni una persona possa disporre consapevolmente della propria sfera sessuale.

     

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    Ora, non è dato sapere se la 13enne possa essersi spacciata per più grande, se l’adulto o ragazzo — persona di cui appunto allo stato non si conoscerebbe nemmeno un’ipotetica età — sapesse realmente quanti anni aveva la sua nuova conoscenza. È comunque un reato. Da vagliare anche la posizione degli altri stranieri che l’avevano prima incontrata e poi ospitata in quell’abitazione.

     

    L’incontro, peraltro, è stato casuale oppure la ragazzina aveva già avuto contatti con loro? I nodi da sciogliere in questa vicenda sono diversi. Tante le domande a cui rispondere. A chiarire le circostanze sarà anche la stessa minorenne, che a stretto giro potrebbe essere sottoposta ad audizione protetta dagli inquirenti, sentita da uno psicologo infantile per ricostruire nel dettaglio quanto le è accaduto mentre era in trasferta nel Bresciano.

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    A riportarla a casa un controllo della polizia. Era ormai sera e la 13enne si trovava con due extracomunitari alla stazione ferroviaria. I due uomini sono stati identificati, poi è toccato a lei e dall’analisi della banca dati è risultato l’ «alert»: la denuncia di scomparsa formalizzata dai familiari. Quindi la telefonata al padre, il ritorno a casa. E quell’inquietante segreto serbato solo per poco.

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