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    L’ESTATE E’ STATA DIFFICILE PER LA MELONI, L’AUTUNNO SARA’ PEGGIO - IL PRIMO ASSAGGIO E’ STATO IL VERTICE DI GOVERNO DI IERI: SU AUTONOMIA, RAI, BALNEARI E REGIONALI, TENSIONI ALLE STELLE CON GLI ALLEATI - SULLE INTESE CON LE REGIONI DOPO LA RIFORMA CALDEROLI LA PREMIER PRENDE TEMPO (ANCHE PERCHE’ AL SUD TRA GLI AMMINISTRATORI DI FRATELLI D’ITALIA INIZIA A CRESCERE IL MALCONTENTO) - STALLO SUL CDA DI VIALE MAZZINI E SUL NOME PER LA LIGURIA. E SULLO IUS SCHOLAE, SALVINI SBOTTA CONTRO TAJANI: “NON CAPISCO QUESTA SMANIA…”


     
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    Gabriella Cerami per repubblica.it - Estratti

     

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    Non erano polemiche da ombrellone o temporali estivi passeggeri, come la premier ha tentato di far credere in queste settimane. I nuvoloni neri sono ancora sopra Palazzo Chigi e neanche il vertice di quasi tre ore tra i leader della maggioranza è riuscito a rasserenare il clima tempestoso che caratterizza i rapporti tra Giorgia Meloni e i suoi vice, il forzista Antonio Tajani e il leghista Matteo Salvini.

     

    (...) Autonomia, Rai, elezioni regionali, ma anche carceri, Ius scholae e balneari sono i temi della discordia non risolti, malgrado le rassicurazioni diffuse attraverso una nota.

     

     

     

    (...) 

    Tuttavia, nessun dettaglio: sui temi che creano fibrillazioni nel centrodestra si resta in superficie.

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    Primo fra tutti l’Autonomia, questione cara alla Lega ma anche miccia di dissidi in un agosto di fuoco.

     

    Il leader azzurro ribadisce che l’applicazione della riforma dovrà essere vincolata ai Lep, cioè ai livelli essenziali delle prestazioni, come chiedono molti governatori. Mentre Salvini spinge ancora sull’acceleratore.

     

    Meloni sa che al Sud, anche tra gli amministratori di Fratelli d’Italia, inizia a crescere un certo malcontento ed è per questo che prova a rassicurare i suoi parlando «di bugie della sinistra perché al Meridione sono state destinate oltre il 50% delle risorse». Nei fatti però preferisce mantenere una linea più cauta, prendendo tempo anche sugli accordi legati a tutte le altre materie, quelle non Lep. Che tradotto significa: rinvio.

     

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    E di rinvio si parla anche per le nomine Rai, che rischiano di slittare oltre metà settembre. Non manca solo l’accordo con le opposizioni, indispensabile per il voto in Vigilanza, come vogliono far credere in ambienti di governo. In realtà, anche ieri, i leader della maggioranza non sono riusciti a sciogliere il nodo legato al presidente della tv pubblica. Forza Italia da tempo ha messo sul tavolo il nome di Simona Agnes, fiduciosi che si possa trovare un’intesa con Italia Viva. A mettersi di traverso però è la Lega che alza la posta per avere la certezza di ottenere il direttore generale e anche qualche vicedirettore dei tg, sui cui Meloni non intende dare garanzie. Lo stallo è totale.

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    Nemmeno sulle Regionali, con la maggioranza che prepara una serie di sondaggi sulla candidatura migliore per la Liguria, si vede una schiarita. I nomi sul tavolo di Palazzo Chigi sono Ilaria Cavo, deputata di Noi moderati, e Pietro Piciocchi, vicesindaco di Genova proposto dalla Lega e dal sindaco Marco Bucci. È tornato nell’agone anche il viceministro leghista alle Infrastrutture Edoardo Rixi. Ma Salvini teme lo sgambetto della premier e di dover pagare pegno.

     

    Non sfugge che nonostante Fratelli d’Italia sia risultato il primo partito alle ultime due tornate elettorali in Liguria, prima le politiche poi le europee, non ha indicato né un candidato politico né uno civico, probabilmente perché mira ad ottenere la candidatura di un suo esponente alla presidenza del Veneto attualmente guidato dal leghista Luca Zaia.

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    Alla fine arriva il momento della verità anche sullo Ius scholae, su cui il vicepremier azzurro conferma l’intenzione di presentare una sua proposta. Fumo negli occhi di Salvini, che a questo punto sbotta: «Non capisco questa smania».

     

    Meloni prova a calmare gli animi e sul fronte dell’immigrazione garantisce che si stanno superando le difficoltà legate ai centri previsti in Albania. Ma il diritto di cittadinanza è un’altra cosa e Tajani tiene il punto. I quattro si sono salutati così: senza una decisione e senza sintonia.

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