GLUCK per Dagospia
Putin Gergiev Netrebko
Si deve pure (e non poco) a Dagospia se il sipario di piombo (dei giornali) non calasse pesantemente sulle beghe interne, lo strapotere dei sindacati, i silenzi omertosi degli sponsor e le gaffe messe in scena dal teatro la “Scala” nelle ultime settimane.
Finalmente fa rumore il calcio in culo affibbiato dal sindaco Beppe Sala al direttore d’orchestra Valery Giergev, amico di Putin, senza preavvisare l’interessato, gli stessi membri della Fondazione e il sovrintendente Mayer.
Tra i pensieri spettinati di Lec.S.Jerzy ce n’è uno che calza a pennello sul colpo di bacchetta scorretto del Beppone primo della classe (dei somari): “Preferisco la scritta proibito all’ingresso a quella senza via di uscita”.
gergiev
IL TEMPIO LIRICO DEGLI INTOCCABILI
Il fattaccio del Piermarini sembrava destinato a rimanere nell’enclave protettiva delle gazzette locali che mai osano mettere il naso (anzi se lo turano) nelle vicende del tempio della lirica milanese.
Dopo l’ex Mediobanca di Cuccia, la “Scala” è un’altra roccaforte intoccabile. Lo stesso è accaduto ai tempi di Mani Pulite per il Palazzo di Giustizia finito poi sotto le macerie causate dai suoi stessi giudici eroi. Simboli da lucidare (con la lingua) alla stregua della Madonnina che brilla sul Duomo.
natalia aspesi con dago
LA ASPESI MORDE IL PICCOLO PUTIN
“Giorni e giorni, di fulmini e saette, chi ad esaltare il gesto di Sala, chi a deplorarlo soprattutto però in famiglia, molto meno pubblicamente. Sala non è Putin ma è sempre Sala e magari se la lega al dito…”, ha colto nel segno Natalia Aspesi sulla “Repubblica” nel commentare il pasticciaccio innescato dal sindaco con l’elmetto.
Per concludere sull’abbandono anche della “divina” soprano Netrebko: “Vada come vada per la musica, ma altri sono i modi per aiutare l’Ucraina, e quindi tutto il mondo”. Ben detto Natalia!
LA MARCIA INDIETRO DEL “GHE PENSI MI”
Il che la dice anche lunga sul contesto censorio che aleggia da anni sul Piermarini e sull’affacciante Palazzo Marino sia pure con qualche lodevole eccezione.
sala bicicletta
Dunque, non è stato uno scoop di questo disgraziato sito, sottolineare subito che l’ukase improprio del sindaco rivolto a Valery Giergev, in quanto intimo dello zar Putin, suonava in pratica come una richiesta al direttore d’orchestra di abiurare al suo Paese natale.
A ricordarlo, per stare sullo spartito, c’è pure l’”Aida” di Giuseppe Verdi: “Se l’amor della patria è delitto/ Siam rei, siam pronti a morir”, A poco valgono le marce in fa minore (tardive) del Sala “puro e duro” che nel voler primeggiare non si è reso conto degli effetti, anche umani e drammatici, del suo ultimatum al maestro Gergiev.
tibor rudas e oavarotti
I COSTI DELL’ULTIMATUM SUL BILANCIO DEL TEATRO
Nella fondazione scaligera, dopo la messa alla porta sia del maestro che della soprano Netrebko, con tanto di sostituzioni sicuramente non a costo zero, si temono ripercussioni economiche sul suo bilancio del teatro che già fa acqua nonostante oltre il 35% di euro provengano dal finanziamento pubblico (Stato, Comune e Regione).
beppe sala dominique mayer attilio fontana
Soldi pubblici insomma. “Se non vengono onorati i contratti del musicista, cacciato in malo modo, o costretti all’abbandono come la soprano Netrebko, c’è il serio rischio di strascichi giudiziari in sede civile.
E sarebbe interessante se Sala e Meyer spiegassero, una volta per tutte, se i compensi degli artisti, secondo abusata consuetudine dei loro amministratori monegaschi, vengono pagati in Italia o in qualche paradiso fiscale”, fanno osservare a Dagospia in zona loggionisti.
netrebko gergiev
“Non dimentichiamo – aggiunge -, che l’ex manager del tenore Luciano Pavarotti, lo scomparso Tibor Rudas, non era russo come oggi scrivono i giornali anche se sera vicino ai suoi amici oligarchi, bensì ungherese. Per 7 milioni di euro aveva acquistato una villa attigua a quella del nostro tenore sulle colline di Pesaro per seguire il Festival Rossiniano”.
sala meyer segre
E L’ATENEO “BICOCCA” CENSURA DOSTOEVSKIJ
Ma nel battere tutti sul tempo della solidarietà all’Ucraina aggredita, il sindaco “ghe pensi mi” nella sua smania censoria neppure si è neppure reso conto che il tema delle “sanzioni culturali” alla Russia sia nell’arte sia nella letteratura avrebbero sollevato un caso internazionale.
paolo nori
Qualcosa d’inedito, rispetto agli stessi anni della Guerra Fredda. Tema assai sensibile quello del rapporto tra culture e politica; tra “purezza e propaganda” che non si sciolgono con gli ukase di rito ambrosiano di Sala o della economista Giovanna Iannantuoni dell’ateneo Bicocca.
Alla professoressa che prima di scrivere una lettera di scuse aveva bocciato un seminario dello scrittore Paolo Nori sul romanziere russo Fiodor Dostoevskij va il premio dell’Idiota.
dostoevskij
A ragione, l’epurato Paolo Nori, si è rifiutato di tornare in cattedra tra gli asini dell’accademia.
LE GALLINE PENSIEROSE NEL POLLAIO LA “SCALA”
“La cosa più sorprendente nel testacoda dell’Università Bicocca è che i super cattedratici della Bicocca che avevano annullato le lezioni non sapessero che Dostoveskij era un campione della libertà, un oppositore del regime zarista… siamo a Cretinopoli”, ha rilevato Francesco Merlo rispondendo a un lettore della “Repubblica”.
Siamo alle intellettuali che il saggista e storico marxista Luciano Canfora paragona alle “galline pensierose”.
sala e chiara bazoli
Già, Milano non si ferma mai nel suscitare a volte “il ridicolo” secondo l’opinione dell’ex sindaco Giuliano Pisapia che sulla cacciata di Giergiev avrebbe consigliato maggiore prudenza al suo successore. “Ridicolo, ma anche gravissimo” per Michele Serra l’episodio della Bicocca con l’invito agli intellettuali “risalite a a bordo, cazzo”
I RUSSI NON SONO I NOSTRI NEMICI
“Questa guerra è illegittima e senza giustificazioni, ma non penso che la strategia sia tagliare con la Russia, anzi, dobbiamo sostenere i russi che resistono”, è la posizione riflessiva di James Bradburne, direttore di Brera.
AI WEIWEI
“I russi non sono nemici, il nostro nemico è Putin, prosegue a chiosa della scelta di varie istituzioni culturali italiana di escludere la Russia dalle loro kermesse.
E l’artista dissidente cinese Al Weiwei che debutta alla regia all’Opera di Roma con “Turandot” è ancora più esplicito: “Se a un artista essendo amico di un politico viene proibito di lavorare, stiamo andando verso una strada non più democratica”.
Piovono fischi nel (sotto) Scala occupato da Beppe Sala, con un interrogativo: se il sindaco piscia fuori dal vaso (ukase a Gergiev) perché dai più è nominato solo l’orinatoio e non l’autore della minzione? Ah saperlo!
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