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    SU LE MUTANDE, PLEASE! - L’INDUSTRIA DEL PORNO EUROPEO SI METTE IN QUARANTENA E NEGLI USA L’ASSOCIAZIONE DEI BOSS DEL SETTORE HA CHIESTO LA CHIUSURA, SU BASE VOLONTARIA, DI TUTTI I FILM IN CORSO - BARBARA COSTA: “PUÒ BASTARE? ORMAI LO SAPPIAMO TUTTI, CHE QUESTO VIRUS MALEDETTO SI TRASMETTE CON LE GOCCIOLINE DI MUCO E SALIVA, COME SI PUÒ SU UN SET STARE A PORNARE SICURI?”


     
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    Barbara Costa per Dagospia

     

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    Ferma tutto! Almeno in Europa, l’hanno capito, che è una guerra, siamo in guerra, e non c’è niente da scherzare, e le case di produzione di porno europeo sono ferme o si stanno fermando. Rocco Siffredi è fermo da due mesi, Valentina Nappi si posta in quarantena (e lo annuncia mostrando i piedini su Instagram mandando in delirio i suoi fan feticisti già pornograficamente in astinenza), Malena posta catene di solidarietà a favore di medici e infermieri, e quel mattacchione di Max Felicitas fa video in cui ci "insegna" come fare una vagina finta, di plastica, funzionante, per davvero, ci puoi infilare il pene e sc*partela, in quarantena farti e goderti tutte le s*ghe che vuoi, e questo giocattolino del sesso secondo lui te lo fai col fiato e con poche mosse: ti serve solo un guanto di plastica!

     

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    Negli Stati Uniti, la Free Speech Coalition (FSC), l’associazione che riunisce i boss di film per adulti, ha chiesto la chiusura – su base volontaria – di tutti i lavori porno in corso fino al 31 marzo. Larry Flynt, porno-padrone di Hustler, ha già chiuso casinò e produzioni. E in California, a San Fernando Valley, Los Angeles, dove si gira la maggior parte del porno americano che vedi gratis in rete grazie all’iniziativa di Pornhub, che dà video a sbafo a noi tappati in casa – a fare il nostro dovere! – che faranno? Si fermeranno, sì o no?

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    Ti assicuro che il mondo del porno è in allarme, è nervoso, è in allerta: prima del comunicato FSC, per paura del coronavirus, non si era fermato, ma aveva limitato le produzioni. Non è che lì sono incauti, o sprovveduti, è che lì la scelta – come ribadisce anche la FSC – è affidata alla decisione individuale. Continuare a girare, lo dico subito, per me è la cosa più pazza, suicida che si possa fare, ma io ragiono da italiana, e in America è diverso, la questione si fa complessa, complicata.

     

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    Leggo sul The Daily Beast interviste ad alcuni tra i maggiori boss del porno, tra cui Bree Mills, capo di Adult Time: dicono che sono in allarme ma fino a un certo punto, perché il porno ha già affrontato gravissimi problemi di salute pubblica, ha già fatto quarantene, controlli a tappeto, deciso la sua serrata totale.

     

    Insomma, sa come muoversi, e ancora meglio di quando fu costretto a fermarsi nel 2013, per dei casi di sifilide, o nel 2004, davanti a due casi di HIV, che decretarono lo stop, e la messa in quarantena di tutti, attori, maestranze, chiunque, ma anche il controllo più a tappeto messo in azione, perché il porno ha una capacità di reazione sì testata, il porno sa cosa e come fare, e quelle volte in passato, quelle serrate di 30 giorni, l’hanno fatto rinascere come e meglio di prima.

     

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    Allora non ricominciarono a pornare fino a che tutti non furono iper-testati e risultati puliti. Test che non erano avanzati come quelli di cui si serve il porno oggi. E però, negli USA c’è quest’altro, enorme problema: i controlli, il tampone, chi li paga? Gli attori porno sono liberi professionisti, non tutti e non tutti allo stesso livello sono entrati in regime di "nuova sanità" tramite stipulazione di assicurazioni private come pasticciosamente decretato da Obama e modificato da Trump.

     

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    Gli attori non hanno aiuti se smettono di lavorare, non ci sono ammortizzatori, né sostegni statali, o salvataggi governativi di alcun tipo, a meno che non vengano approntati in questo eccezionale periodo di emergenza. E come loro i registi, chiunque lavori nel porno. Un attore porno è il suo corpo, deve fare esclusivo affidamento su di esso e su se stesso: così non è infrequente che si presenti sul set col raffreddore. Che fare se invece di una semplice, conosciuta influenza, sta coronavizzato?

     

    Fermate tutto, e va pur detto che se il mondo fosse un set porno, non saremmo davvero sotto minaccia di virus, e questo perché i set porno sono igienizzati, sterilizzati come una sala operatoria. Fonti interne al mondo del porno americano assicurano che, causa coronavirus, i set sono ancora più controllati e disinfettati, ma può bastare? Ormai lo sappiamo tutti, che questo virus maledetto si trasmette con le goccioline di muco e saliva, come si può su un set stare a pornare sicuri?

     

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    Eppure c’è chi in America si è già fermato, lo ha deciso di suo, e queste sono le star che non hanno problemi economici: certo, rinunciano a entrate notevoli, ma non necessarie alla loro sopravvivenza come per tanta parte dei loro colleghi. Superstar come Tasha Reign, che è ferma per modo di dire, nel senso che ha "spostato" il suo corpo nudo e bollente sui suoi canali social; ci sono altre sue colleghe che hanno deciso di porno-esibirsi solo via cam; altre che sparano porno, ma solista, cioè da sole, a toccarsi, leccarsi, masturbarsi a più non posso, in clip personalizzate, presenti soltanto sui loro siti.

     

    Fermarsi, lavorare esclusivamente da sé e per sé, significa rinunciare a tanti soldi. Soldi che sono già sfumati per tutte le fiere, convention, show del porno che sono stati rimandati a data da destinarsi. E ci sono case di produzioni americane che hanno vietato spostamenti di attori in Europa, ma pure da uno stato americano all’altro, concentrato le scene da girare in pochi set, e set più piccoli, e poche scene, e non scene di orge e ammucchiate varie, set su cui si presentano a pornare attori sempre gli stessi e che abitano nelle vicinanze. Servirà? Basterà? Io dico di no, io dico fermate tutto. Ci rifaremo.

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