MELONI SCHOLZ VIGNETTA GIANNELLI
Estratto dell’articolo di Francesca Basso e Mara Gergolet per il “Corriere della Sera”
L’emergenza migrazione sta cambiando l’atteggiamento dei Paesi Ue e della Commissione europea nei confronti dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Sono segnali evidenti le reazioni caute di Bruxelles all’annuncio dell’accordo tra Italia e Albania, così come le discussioni in corso in Germania a guida socialdemocratica e in Francia a guida liberale per indurire la propria politica di asilo nel tentativo di ridurre l’attrattività del Paese.
Da un lato ci sono i diritti dei richiedenti asilo e dall’altro la crescita del populismo e dell’estrema destra che cavalcano la paura dell’immigrazione. Un mix tossico che rischia di condizionare i risultati elettorali non solo delle prossime Europee ma anche delle consultazioni nazionali.
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Il 22 novembre va alle urne l’Olanda, che ha visto il governo di Mark Rutte cadere proprio sull’immigrazione. In Germania il partito di estrema destra Afd sta crescendo e nei sondaggi a livello nazionale ha superato il 20%. La Svezia è ancora sotto choc dopo la morte dei due connazionali nell’attentato di Bruxelles: ieri in una lettera alla Commissione ha chiesto di rafforzare la sicurezza all’interno dell’area Schengen e rendere efficace il meccanismo dei rimpatri.
Se qualcuno sperava in una critica forte all’accordo Roma-Tirana da parte dela Commissione Ue […] è rimasto deluso nonostante le problematiche giuridiche. All’epoca la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson aveva detto che «esternalizzare le procedure di asilo non è una politica migratoria umana e dignitosa».
MIGRANTI AL MOLO DI PORTO EMPEDOCLE
Ieri una portavoce della Commissione Ue ha di fatto preso tempo: ha spiegato che Bruxelles è stata informata dal governo italiano prima dell’annuncio e che ha chiesto «informazioni dettagliate» per capire bene di che si tratta, ma che «dalle prime informazioni che vediamo questo non è lo stesso caso» dell’accordo tra Regno Unito e Ruanda.
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La portavoce ha ribadito che l’intesa deve rispettare «pienamente» il diritto internazionale e comunitario. E ha anche spiegato che «in termini di legge sull’asilo dell’Ue, le richieste sono fatte sui territori degli Stati membri, che siano al confine o in acque territoriali» ma che c’è «un ulteriore elemento» che dice anche che ai Paesi Ue «non è preclusa l’adozione di misure […] per consentire che vengano presentate domande di asilo a persone provenienti da Paesi terzi» purché non vi sia pregiudizio per la richiesta d’asilo in Ue. […]
La Germania intanto lavora a un revisione della sua politica migratoria, nel senso dell’«indurimento» annunciato dal cancelliere Olaf Scholz due settimane fa. […] Berlino pensa a una riforma da varare entro fine anno, possibilmente con il sostegno dell’opposizione conservatrice, che ridurrà i sussidi e i benefit agli immigrati e accelererà le espulsioni. Ma non è tutto.
GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ
Dopo una lunghissima riunione con i «governatori» dei Länder per preparare questo «patto» nazionale, durata 17 ore e finita alle 3 di notte, un esausto Scholz ha annunciato alcune novità. Più soldi federali ai Länder per l’integrazione […] e l’accesso al reddito di base per i rifugiati (simile a quello dei cittadini) solo dopo 36 mesi, e non dopo i 18 attuali.
Ma è il terzo punto quello che può produrre le onde più grandi. Scholz ha aperto alla richiesta dei «governatori» conservatori, che vogliono «selezionare» i richiedenti asilo fuori dalla Ue. Questo il compromesso: «Il governo federale esaminerà se in futuro sia possibile determinare lo status di protezione dei rifugiati anche nei Paesi di transito o di terza accoglienza nel rispetto della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e della Convenzione europea per i diritti dell’uomo».
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Non siamo al «modello Ruanda», ma è — dal punto di vista ideale — sicuramente una svolta. Deve essere constata non poco a Scholz che ancora una settimana fa la riteneva impraticabile: la sinistra del partito è sulle barricate. Ma le «proposte inglesi» o almeno nord-europee sull’immigrazione, e gli hotspot fuori dalla Ue, ora sono anche sull’agenda del governo tedesco.
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