Mauro Evangelisti per "il Messaggero"
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«Il governo deve aumentare la durata della validità dei test antigenici dalle attuali 48 ore a 72». La richiesta non è delle Regioni, ma di alcune Regioni. In particolare di quelle del Nord-Est, a partire dal Veneto, dove il presidente Luca Zaia è preoccupato per l'impatto che ci potrà essere sul sistema produttivo con l'obbligo del Green pass. Ci sarà la necessità di effettuare decine di migliaia di test antigenici ogni giorno ai lavoratori che non vogliono vaccinarsi. Se si estende la validità del tampone, il dipendente no-vax non effettuerà 1 test ogni due giorni, ma ogni 3.
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Gli scienziati, però, contro questa proposta stanno alzando un muro: tutte le scelte sono legittime, spiegano, l'importante è che sia chiaro che così aumenta in modo significativo il rischio che un positivo non sia intercettato e dunque possa trasmettere il virus ai colleghi in azienda.
Ricorda il professor Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma: «Dei tre modi per ottenere il Green pass - vaccino, superamento dell'infezione e test negativo - quest'ultimo è il meno efficace. Io posso risultare non infetto a un test che eseguo al mattino, ma essere già positivo alla sera. Un conto è se questa verifica tu la esegui ogni 48 ore, un altro se invece ne lasci passare 72». Aumenta, di fatto, di oltre il 30 per cento il rischio di non fermare un positivo.
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CONTRARI L'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, che è anche assessore alla Sanità della Regione Puglia, concorda: «Dal punto di vista sanitario non ci sono molti dubbi: eseguire il test ogni 3 giorni comporta un aumento del rischio, dunque è sconsigliabile. Ma c'è anche un'altra ragione che mi fa ritenere giusto mantenere la finestra a 48 ore: totalmente d'accordo sull'opportunità di venire incontro a chi per ragioni di salute non può proteggersi, ma facilitare la vita invece a chi ha scelto di non vaccinarsi è controproducente. Il Green pass ha un doppio scopo: fermare la diffusione del virus ma anche convincere le persone a vaccinarsi. Anche questo secondo obiettivo si allontana con le 72 ore».
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Ma le Regioni non sono d'accordo nel chiedere l'estensione? «Si sta facendo confusione - spiega Lopalco - solo alcune lo hanno proposto, ma la Puglia non è d'accordo, così come altre». Posizioni simili a quella della Puglia sono state espresse dal Lazio, dalla Toscana e, sia pure con più diplomazia, anche dall'Emilia-Romagna. Per domani è convocata la Conferenza delle Regioni che dovrà cercare una linea comune sul Green pass da proporre al governo, anche se il premier Mario Draghi ha già spiegato che non si farà marcia indietro.
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La manifestazione di sabato, con gli assalti alla Cgil e all'Umberto I, ha indebolito proprio le richieste dei governatori come Zaia (Veneto) e Fedriga (Friuli-Venezia Giulia) che chiedono dei correttivi. Concederli, avrebbe il sapore di una resa alla piazza violenta.
DIVISIONI Ricapitolando: vi sono governatori che stanno sostenendo le legittime preoccupazioni di parte degli imprenditori che temono un rallentamento dell'attività produttiva se alcuni dipendenti no-vax non riusciranno a ottenere il Green pass. Ma è altrettanto evidente che le Regioni non sono compatte in questa richiesta, anzi sono proprio spaccate.
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Al contrario, gli scienziati si schierano tutti per la linea delle 48 ore. Dice il professor Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma intervistato dal programma di Raitre Agorà: «Allungare a 72 ore la durata della validità del Green pass con il test antigenico farebbe perdere molti positivi. In sintesi: la politica può deciderlo come compromesso ragionevole, ma dobbiamo sapere che qualche positivo lo perdiamo».
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Anche il professor Andrea Crisanti, direttore Microbiologia dell'Università di Padova, dice no al tampone ogni 72 ore, anzi «bisognerebbe rilasciare il Green pass da test con una durata di sole 24 ore, anche se è chiaro che non sarebbe praticabile».