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    IL CINEMA DEI GIUSTI – SUL LESBO BUY-FERILLI C’E’ CHI VOLEVA PIÙ SESSO. CHI VOLEVA PIÙ MILITANZA LESBO. E CHI VOLEVA VEDÈ QUALCOSA. UFFA! MA IN FONDO LA VITA SPESSO È COSÌ, NORMALE, BANALE E TRANQUILLA. SOPRATTUTTO SE NON SI È GIOVANISSIMI. UN PO’ DI TV SDRAIATI SUL DIVANO. UN BACETTO. UNA CAREZZA PRIMA DI ANDARE A LETTO. PER IL SESSO CHIAMATE QUALCUN ALTRO


     
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    Io e lei di Maria Sole Tognazzi.

     

     Marco Giusti per Dagospia

     

    Tanto la polemica è già iniziata. E chi voleva più sesso. E chi voleva più passione. E chi voleva più militanza lesbo. E chi voleva vedè qualcosa. Uffa! Ma in fondo la vita spesso è così, normale, banale e tranquilla. Soprattutto se non si è giovanissimi. Un po’ di tv sdraiati sul divano. Un bacetto. Una carezza prima di andare a letto. Per il sesso chiamate qualcun altro.

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    Ma alla fine con questo Io e lei, Maria Sole Tognazzi, regista e cosceneggiatrice assieme Francesca Marciano e Ivan Cotroneo, ha già vinto. Perché farci vedere quel che accade nella normalissima vita di una coppia borghese romana formata da due star come Margherita Buy e Sabrina Ferilli, è proprio quello che voleva il suo pubblico femminile, etero, omo, bisex. Magari non giovanissimo neppure questo. E magari non così bacchettone come può pensare qualcuno.

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    Certo, se una è lesbica e l’altra è etero, magari l’etero ci ricasca con qualche maschio. Poi lo trova moscetto e torna a casa piangendo. Nulla di strano. Ovvio che se questa normalissima storia la avessero interpretata un uomo e una donna e lui fosse scappato con un’altra e poi rientrato saremmo morti di pizzichi. Qui, l’idea è proprio di acchiappare la Margherita Buy di ‘’Viaggio sola’’, il precedente e fortunato film di Maria Sole Tognazzi, o comunque la Buy nervosa, insicura, morettiana che ben conosciamo, e metterle accanto una presenza forte e iconica come Sabrina Ferilli.

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    E’ il loro funzionamento di coppia che costruisce tutto il film e ne fa un oggetto diverso dal solito. E se la Buy, lo sappiamo da sempre, è perfetta per questi ruoli, magari ha pure più ruolo, la Ferilli, fuori dalla fiction, fuori dal ferillismo aggressivo, è strepitosa proprio nelle cose minime, nel recitare sottotono, con la sola presenza.

     

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    A differenza di tutto o quasi tutto il cinema italiano, i film di Maria Sole Tognazzi sono costruiti togliendo gli eccessi. Eccessi comici, eccessi di commedia, eccessi di romanità, eccessi drammatici, eccessi da post-morettismo. E lima perfino dal repertorio personale di ogni attrice e dal suo di figlia del protagonista del Vizietto. Quel che viene fuori, magari, è un cinema più algido, un po’ asessuato, ma estremamente sofisticato, dove trionfa perfino una visione borghese di Roma e dei romani.

     

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    Al suo meglio, e qui lo siamo, esattamente come in Viaggio sola, il suo cinema ci dimostra che si possono raccontare anche a Roma, anche nel nostro cinema, storie sulla realtà, sulla normalità della nostra vita e delle nostre scelte, che non sono per forza “normali”, senza gridare. Un cinema, insomma, alto borghese per un pubblico che è stanco della commedia gridata con i doppi sensi, gli equivoci, le scopate inutili, le passioni troppo esibite.

     

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    Credo che, alla fine, dopo anni di commedia fracassona, anche il nostro pubblico più vasto abbia proprio bisogno di questo. E allora, la storia di queste due donne, che vivono assieme una vita di coppia normale in una città che sembra a sua volta normale, acquista un peso diverso. Non solo. Anche perché dentro a questo contesto, una minima battuta di Sabrina diventa una miccia accesa, un momento di comicità, come una minima concessione della Buy al morettismo o al post-morettismo, diventa qualcosa di più esplosivo.

     

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    Maria Sole toglie, lima, ma toglie e lima parecchio dal nostro cinema, dalla nostra commedia, da ogni situazione, cercando di arrivare a una realtà molto più sofisticata della sua consueta rappresentazione. Ne viene fuori un film apparentemente esile, ma in realtà molto più forte nelle sue piccole punte di commedia o di diversità. E i personaggi di Buy e Ferilli si muovono perfettamente in un contesto più alto, più borghese, meno da fiction o da commedia consumata.

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    Perfino Roma sembra un posto più vivibile e altoborghese di quanto ci fossimo abituati a vedere al cinema. Se quello che avevano in testa la regista e i suoi sceneggiatori era questo, cioè la costruzione di una normalità di coppia dello stesso sesso all’interno di una città e di un cinema dove mai nulla sembra normale, allora la missione è compiuta. E la presenza di due attrici così simpatiche e popolari non può che esaltare l’idea di questa normalità. Certo, se cercavate un po’ di sesso fra donne avete proprio sbagliato. Magari, però, qualche bacetto in più… In sala dal 1° ottobre.

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