Da ansa.it
I ritardi sul Pnrr ci sono, accertati anche dalla Corte dei Conti, come quello sulla costruzione di nuovi asili nido. La task force Ue aveva invece messo in rilievo le lentezze sul codice degli appalti e sulla concorrenza, in particolare sugli appalti dei servizi pubblici locali.
GIORGIA MELONI PNRR
Venerdì, una cabina di regia farà il punto sugli obiettivi possibili entro fine mese, e su quelli invece poco verosimili in così poco tempo.
Una volta fatta la ricognizione, il governo è pronto a varare un decreto a stretto giro per assicurare tutti i 55 traguardi necessari a sbloccare la terza rata da 19 miliardi. Un provvedimento che potrebbe anche assorbire la riforma della governance del piano, finita nel mirino del nuovo governo che vuole migliorarne la performance. E intanto da Bruxelles arrivano buone notizie: la Commissione ha già approvato la modifica del Pnrr del Lussemburgo e raccolto la stessa richiesta
della Germania, spianando la strada ai ritocchi che l'Italia ha intenzione di presentare a gennaio.
Sul potenziamento degli asili nido e delle scuole dell'infanzia previsto dal Pnrr, capitolo che può contare su 4,6 miliardi di euro, la Corte dei Conti ha accertato "il mancato rispetto dell'obiettivo intermedio (milestone)" per selezionare gli interventi da ammettere a finanziamento (scaduto il 31 marzo 2022). Un ritardo che può pregiudicare un altro obiettivo, l'aggiudicazione dei lavori, "da raggiungere entro il secondo trimestre 2023". In bilico c'è la nascita di 264.480 nuovi posti negli asili pubblici italiani entro il secondo semestre del 2025, tutto per colpa "dell'inadeguata risposta degli enti locali".
SERGIO MATTARELLA URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI
Non è una novità che i problemi si presentino a livelloterritoriale. In un rapporto sullo stato delle amministrazioni pubbliche e l'efficacia del governo in Europa, Bruxelles piazza l'Italia al quartultimo posto in Ue, dopo Bulgaria, Grecia e Romania. L'efficacia del governo italiano è in calo dal 2017, sottolinea l'analisi, e la ragione principale è la "scarsa capacità di pianificazione strategica della pubblica amministrazione", aggravata dalla "forte instabilità politica".
Una debolezza "amplificata dalle politiche di austerità" che non sono state adottate con un approccio strategico e questo aspetto - rileva la Commissione - sarà cruciale soprattutto nei prossimi anni, poiché la pianificazione strategica è necessaria per
l'efficacia del Piano di ripresa e resilienza.
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Il governo ha chiare le ambizioni del Pnrr, e per questo lavora per correggerne la rotta. Non preoccupa solo il numero degli obiettivi, ma anche la lentezza della spesa: i 33,7 miliardi previsti dal governo Draghi nel Def di aprile, sono scesi a 20,5 a settembre, e l'ultima previsione è che non si vada oltre 13-15 miliardi a fine anno. Qualcosa deve cambiare e del resto, rispetto alla nascita del Pnrr due anni fa, il contesto è molto diverso: a partire dai prezzi delle opere, in alcuni casi più che raddoppiati a causa del caro-materiali e che rischiano di mandare deserti i bandi. Bruxelles non è indifferente al problema dei costi. Con il via libera alla versione rivista del Pnrr del Lussemburgo, la Commissione ha accolto i rilievi del Granducato proprio sulle spese più alte
che dovrebbe sopportare: a causa della revisione del Pil a cui sono legati i fondi europei, al Granducato andranno infatti 82,7 milioni e non più i 93,4 milioni iniziali. Anche la Germania ha chiesto di cambiare il suo piano da 28 miliardi: vuole
posticipare il completamento di uno dei sette progetti sulla digitalizzazione delle ferrovie e un emendamento al programma speciale sui vaccini anti-Covid. L'Italia presenterà il suo piano rivisto a gennaio perché, spiega il viceministro al Mit
Edoardo Rixi, "ci sono opere che sarà difficile riuscire a realizzare entro il 2026" proprio a causa "dell'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime". (ANSA).
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