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    SUL PONTE SVENTOLA BALENA BIANCA: QUANDO ORSON WELLES DIEDE LA CACCIA A "MOBY DICK" – NEL 1955 IL REGISTA-ATTORE ADATTO’ PER IL TEATRO DEL CAPOLAVORO DI MELVILLE – “QUESTO SPETTACOLO È L' ULTIMA PURA GIOIA CHE MI ABBIA DATO IL TEATRO”, DIRÀ POI IL REGISTA – LA PAROLA MAGICA “ROSEBUD” PRESENTE ANCHE IN “QUARTO POTERE” - L’ESTRATTO


     
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    Luigi Mascheroni per il Giornale

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    I giganti qualche volta si incontrano. È ciò che accadde quando un titano del cinema, Orson Welles, incrociò un colosso del romanzo, il Moby Dick di Herman Melville. Quando avvenne? Molto presto, probabilmente. Quarto potere, il film d' esordio di Welles - che scrisse, diresse, interpretò e produsse nel 1941 - ruota intorno a una parola chiave, l' ultimo nome pronunciato prima di morire dal protagonista, il nome della slitta della sua infanzia: «Rosebud».

     

    E nel Moby Dick (1851), durante la sua navigazione per gli oceani, la nave baleniera, il Pequod, incontra un' imbarcazione: «Sulle tavole di prora si leggeva, in grandi lettere dorate, Bouton de Rose. Bottone o Bocciolo di rosa: tale era il nome romantico di quella aromatica nave». Capitolo 91, titolo: «The Pequod meets the Rose-Bud». Rosebud. Rosabella, Rosabella...

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    Ricordate? Nel film Moby Dick, la balena bianca diretto da John Huston (e adattato per il cinema da Ray Bradbury... altro gigante) - girato nel 1955 e distribuito dal giugno del 1956 - Orson Welles recita la parte, breve ma potentissima, dell' enorme padre Mapple, che dalla coffa del suo pulpito offre ai fedeli una lettura dal libro di Giona... Bene.

     

    Proprio in quello stesso 1955, già a febbraio, Orson Welles, che da lì a poco si trasferirà a Londra per partecipare a una serie di trasmissioni televisive settimanali della Bbc, Orson Welles' s Sketch Book, comincia a lavorare al suo Moby Dick.

     

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    L' idea è portare a teatro una «riduzione» del romanzo di Melville. Ma ecco - Chiamatemi genio... - un testo assolutamente nuovo, diverso da tutti, una «prova» d' autore, magica e poetica: è il Moby Dick - Rehearsed, pubblicato in volume nel 1965 e oggi tradotto per la prima volta in italiano: Orson Welles, Moby Dick. Prove per un dramma in due atti (Italosvevo, pagg. 116, euro 13,50; traduzione di Marco Rossari; introduzione di Paolo Mereghetti).

     

    Ma cos' è, esattamente, il Moby Dick di Orson Welles? È qualcosa di insolito, e singolare. Pur parlando di un classico, è del tutto e per tutto originale. La scena è un teatro americano alla fine dell' Ottocento. Il palco è vuoto, al di là della solita confusione di corde, assi, sfondi ripiegati e quinte accatastate. Gli attori, vestiti con abiti contemporanei, scherzano e si lamentano della loro prossima produzione, il Re Lear di Shakespeare.

     

    Poi, con un ingresso drammatico, l' impresario della compagnia - «il classico attore-regista della vecchia guardia», sulla settantina, «con una maestosa criniera di capelli argentati» e un grande sigaro... - annuncia che ora inizieranno a provare una versione teatrale di Moby Dick.

    E a quel punto il cast, prima disorientato e poi eccitato, accetta il «gioco». I pochi oggetti sulla scena diventano via via, con la forza delle parole e dell' immaginazione, la chiesa di Nantucket o la baleniera Pequod, mentre le scope sono usate per i remi e un bastone diventa il telescopio. Gradualmente gli attori entrano nei personaggi, combattendo corpo a corpo con la difficoltà di portare sul palcoscenico la caccia - eterna, nella letteratura, nel cinema, nel teatro, oggi nella graphic novel - alla Balena.

     

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    Poche pagine di testo, due atti, un adattamento del romanzo per la maggior parte in versi sciolti, una vera avventura letteraria e teatrale - «Questo spettacolo è l' ultima pura gioia che mi abbia dato il teatro», dirà poi il regista - e una rappresentazione di cui resta poco o niente, se non la descrizione tratta dalle recensioni dell' epoca e alcune immagini filmate. In quanto all' opera, fu rappresentata dal 16 giugno al 9 luglio 1955 al Duke of York' s Theatre di Londra. Il cast originale includeva Orson Welles nella triplice parte dell' impresario della compagnia, di padre Mapple, che aveva appena interpretato nel film di John Huston, e naturalmente del capitano Ahab (che per noi italiani, grazie alla traduzione di Cesare Pavese, è da sempre Achab), Christopher Lee come direttore di scena e insieme il terzo ufficiale Flask, Gordon Jackson nella parte di Ishmael, e poi Kenneth Williams, Joan Plowright, Patrick McGoohan e pochi altri...

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    Lo spettacolo, a stare alle cronache, fu un successo di critica. Almeno a Londra. La produzione newyorchese, che andò in scena per undici sere a partire dal 28 novembre 1962 a Broadway, all' Ethel Barrymore Theatre, con Rod Steiger nei ruoli che erano stati di Welles, fu invece un fiasco... Ma in fondo, che senso poteva avere il Moby Dick di Orson Welles senza Orson Welles?

     

    Per il resto, l' ossessione del regista-attore americano per il romanzo di Melville, che è il romanzo americano, continuò a lungo. Alla fine di quel 1955 - sono tutte notizie che si trovano nella preziosa introduzione di Paolo Mereghetti all' inedito italiano - Welles girò circa 75 minuti della produzione, con il cast originale, all'«Hackney Empire» e allo «Scala» di Londra. Sperava di vendere il film alla Cbs per Omnibus, la serie tv statunitense che aveva presentato la sua esibizione live di King Lear nel 1953; ma poi, dopo tre giorni di riprese, abbandonò tutto, deluso dai risultati. Il film si è perso, entrando nella leggenda.

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    Altre fonti, ma tutto è avvolto nella nebbia, testimoniano che più tardi Welles iniziò un film dove recitava di persona tutte le parti, 22 minuti mai portati a termine. E poi ancora, non si sa bene quando, si fece filmare leggendo alcune pagine del suo libro-feticcio... Ma ormai, come per Ahab la balena, il romanzo era diventato un tormento, e Moby Dick - anche per lui - imprendibile.

     

    L' ESTRATTO

    Forza marinai, quella balena vale oro!

    Estratto dal volume di Orson Welles, Moby Dick. Prove per un dramma in due atti, pubblicato da il Giornale

     

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    «Allora, la vedete quest' oncia di oro spagnolo? (Tutti all' improvviso restano in silenzio mentre Ahab mostra loro una grossa moneta luccicante) Un pezzo d' oro da sedici dollari, marinai! Lo vedete? Passatemi un martello di coffa, Starbuck, e fisserò questa moneta d' oro all' albero di maestra. (Grida d' incitamento) Cambusiere, portaci un grosso boccale di grog! (Reazioni di giubilo. Ahab inchioda la moneta all' albero con tre forti colpi, poi si rivolge di nuovo alla ciurma) Chi di voi mi segnalerà una balena dalla testa bianca bianca, attenzione con la fronte corrugata e una grande mascella sbilenca; chiunque mi segnalerà quella balena con tre buchi nella pinna di tribordo...

     

    Chiunque tra voi mi segnalerà proprio questa balena bianca...

    Avrà questa grossa oncia d' oro, ragazzi miei! (Sale un grido, altre ciarle allegre mentre il cambusiere distribuisce il grog, ma tutti si fermano di colpo quando Ahab alza una mano per ottenere il silenzio) Una balena bianca bianca, voi lassù sul colombiere! Cavatevi gli occhi per lei! Scrutate attentamente a caccia di acqua bianca!».

     

    TASHTEGO: «Capitano Ahab...».

    AHAB: «Sì, Tashtego?».

    TASHTEGO: «Quella balena...»

    AHAB: «Dimmi, mio dolce cannibale!».

    TASHTEGO: «Quella balena bianca». AHAB: «Sì, sì, mio adorato mangiatore di uomini, che c' è, Tash?»

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    TASHTEGO. «È proprio quella, vecchia e bianca? Quella che qualcuno chiama... Moby Dick?».

    AHAB: (Con un grido trionfante) Moby Dick! (Un mormorio sovreccitato s' alza dai marinai alla veemenza di questo grido. Un breve silenzio, poi Ahab parla quasi sottovoce) «Allora tu conosci la balena bianca?».

     

    TASHTEGO (In un mezzo bisbiglio roco) «Fa un movimento strano con la coda, signore, prima di immergersi?».

    DAGGOO: «E ha un getto insolito, anche. Quasi un cespuglio, insolito per uno spermaceto... Ed è velocissima, anche, capitano Ahab?».

    QUEEQUEG: «E c' ha tanti due, forse tre tanti ferri conficcati in lei, capitano? Tutti attorcigliati come...».

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    AHAB: «Come un cavatappi! Sì, Queequeg! Gli arpioni sono tutti conficcati e attorcigliati nella sua carne! E sì, Daggoo... Ha uno spruzzo enorme, come una bica di grano, e bianco come la lana di Nantucket... Sì, Tash, scoda come un fiocco squarciato dalla tempesta. Morte e diavoli, uomini! È Moby Dick che avete visto! Moby Dick!».

    (Le voci dei marinai sono salite man mano che salivano i suoni della tempesta. Adesso aleggia una sorta di terrore).

     

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