Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “il Messaggero”
GIORGIA MELONI
Giorgia Meloni […] è […] convinta di dover iniziare col piede giusto e quindi, senza alzare inutilmente i toni, oggi chiarirà ai tre vertici dell'Unione che - a usare le parole scelte nel suo discorso per la fiducia alla Camera - questo governo porterà in Europa «la propria identità come valore aggiunto». E cioè, se necessario, saprà puntare i piedi. A partire dal caro bollette.
[…] «Non è però il momento di cercare lo scontro», spiega uno dei suoi fedelissimi, anzi. Si cercherà piuttosto di cancellare l'immagine mediatica della leader di FdI e dei Conservatori europei sempre pronta a scontrarsi con Bruxelles. Specie con von der Leyen, però, si parlerà anche di contenuti.
gilberto pichetto fratin konstas skrekas roberto cingolani
E quindi la premier, dopo mesi di trattative e rimbalzi, chiederà appunto che si arrivi davvero ad una ricetta comunitaria per il sostegno al debito (il cosiddetto Sure 2.0), ad un'apertura per la modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad un intervento realmente solidale sui migranti, al raggiungimento del tetto al prezzo del gas e, soprattutto, al disaccoppiamento dei prezzi di gas ed energia. Un punto quest' ultimo, su cui il governo non è davvero più disposto ad aspettare.
URSULA VON DER LEYEN
Tant' è che in un'intervista il ministro dell'Energia Gilberto Pichetto Fratin ha recentemente chiarito come, senza un intervento immediato, «introdurremo meccanismi crescenti di disaccoppiamento sul piano nazionale». Una strada alternativa che fonti interne all'esecutivo confermano: «Se serve l'Italia farà da sé».
Il piano - che tutti per ora si dicono convinti resterà nel cassetto perché l'intesa arriverà entro il Consiglio Ue di dicembre - è quasi pronto. Si tratta di una sorta di versione rivista del decreto Energy release che porta la firma dell'ex ministro della Transizione energetica Roberto Cingolani, ora consulente di Pichetto.
GIORGIA MELONI
L'idea è sostanzialmente di replicare il testo che consente la vendita diretta dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e ritirata dal Gse alle imprese interrompibili come quelle energivore, acquisendo ulteriori terawattora (finora sono 18, per un costo stimato di 2 miliardi di euro) da destinare alle famiglie.
Resterebbero però due criticità. La prima è definire con esattezza i destinatari dell'intervento, col rischio di ridurre troppo la platea rendendo poco efficace il provvedimento. In secondo luogo c'è da chiarire il costo di questa misura che - ponendo un allargamento della platea ai nuclei familiari in maggiore difficoltà - peserebbe sulle casse dello Stato per almeno 4 o 5 miliardi. […]