Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
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[...] Si riapre oggi la discussione sull’elezione diretta del presidente del Consiglio. Secondo agenda, alle 14 di questo pomeriggio nella commissione Affari costituzionali del Senato si riparte con un emendamento del governo che va diritto al cuore stesso della riforma, l’elezione diretta del premier appunto.
Peccato soltanto che Forza Italia e Lega avrebbero preferito — «trovato più sensato» dice un leghista — affrontare, prima di questo, il tema della legge elettorale con cui sarà eletto il futuro premier. Che porta con sé anche un concetto sensibile come il premio di maggioranza o addirittura il doppio turno per arrivare alle elezioni. Un po’ come accade, per esempio, in Francia.
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Ma una parte della maggioranza non è affatto dell’idea. Lo ha spiegato qualche giorno prima di Pasqua la ministra alle Riforme istituzionali Maria Elisabetta Casellati: «La legge elettorale sarà resa nota dal governo dopo l’approvazione in prima lettura del disegno di legge sul premierato».
L’emendamento è all’articolo 3 del ddl ed è a firma del governo. Modifica l’articolo 92 della Costituzione e include un altro tema assai dibattuto negli ultimi mesi come il possibile limite dei mandati del premier. Dato che si sta negando il terzo mandato ai governatori, lo stesso varrà per i presidenti del Consiglio, salvo che abbiano governato per meno di sette anni e mezzo.
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Ma i poco convinti sono anche in maggioranza. Per esempio, Marcello Pera ha annunciato una serie di «rilievi critici», mentre il capogruppo leghista Massimiliano Romeo avvisa: «Bene l’elezione diretta nel rispetto delle prerogative parlamentari, l’autonomia rappresenta il giusto contrappeso». Il premierato continua a intrecciare il suo cammino, dal punto di vista dell’iter, con l’Autonomia delle Regioni.
Mentre l’urgenza di procedere è anche collegata al futuro referendum confermativo. L’idea è che possa svolgersi il prima possibile per godere del buon momento per la maggioranza. Il testo è il seguente: «Il governo della Repubblica è composto dal presidente del Consiglio e dai ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni delle Camere e del presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente».
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Il possibile futuro testo della Costituzione prosegue così: «La legge disciplina il sistema per l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività». […] Intanto, domani alla Camera mozione di sfiducia per i ministri Santanchè e Salvini.
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