MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Alessandro Giuli per “Libero quotidiano”
L'hanno intitolata «manovra del popolo» ma tra le righe bisognerà forse leggere «Finanziaria di rito quirinalizio». Citofonare Sergio Mattarella. È questa la ragione per la quale Bruxelles potrà convalidare la nostra legge di bilancio, sia pure mostrando la faccia cattiva, senza infliggerci alcuna procedura d' infrazione.
A poche ore dall' epilogo della trattativa con la Commissione europea, di questo si può essere certi: la svolta nei negoziati, lo scioglimento della diga oltranzista issata da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si deve al lavorio del Colle e alla presenza discreta ma tenace di una mediazione modulata in prima persona con tutti i protagonisti in campo. Dal ministro dell' Economia Giovanni Tria al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, interpreti naturali del «Partito del presidente» e attestati sulla linea di resistenza a favore dell' 1,9/2 per cento nel rapporto deficit/pil, passando per i due vicepremier e senza escludere il governatore della Bce Mario Draghi.
di maio e salvini
A ciascuno di loro, senza mai esondare dal perimetro delle prerogative assegnate, Mattarella ha riservato le proprie attenzioni e i propri consigli. Obiettivo: scongiurare in ogni modo una rottura irrecuperabile con l' Unione europea, senza con ciò rinunciare al diritto sovrano di mobilitare risorse economiche per riattivare gli investimenti e redistribuire un po' di quattrini.
Stabilita la linea del Piave (2%), una settimana fa il Quirinale aveva fatto sapere ai diretti interessati che in caso di forzature non sarebbe mai giunto a negare la sua firma sulla manovra, figurarsi; e tuttavia ne avrebbe aggiunta un' altra, di firma, in calce a un deflagrante messaggio presidenziale alle Camere. Perché tra l' eventualità di aprire una fragorosa crisi istituzionale e quella di lasciar correre a occhi chiusi la finanza pubblica verso una terra incognita, la prima carica dello Stato opta di regola per la via mediana: un appello al Parlamento affinché faccia valere la potestà legislativa per temperare gli eccessi e le fughe in avanti dell' esecutivo.
DI MAIO SALVINI MATTARELLA
NUMERINI E PALLOTTOLIERE Non è dato sapere se Tria, vaso di coccio tra Quirinale e Palazzo Chigi, avrebbe retto (o reggerebbe, nel caso) l' urto. Fatto sta che l' interventismo di Mattarella è andato a bersaglio, perché da lì in poi anche Di Maio e Salvini hanno smesso di «attaccarsi ai numerini» per dedicarsi al pallottoliere, a caccia di limature e correzioni indispensabili a scendere dal 2,4 al 2,04.
Nel merito dei provvedimenti, non una parola di troppo perché la linea maestra espressa nei colloqui privati era ed è quella ribadita in pubblico dal capo dello Stato il 31 ottobre scorso: «Tutelare il risparmio e l' equilibrio dei conti la cui gestione deve essere saggia e trasparente», come previsto dall' articolo 47 della Costituzione. E come Mattarella aveva già fatto presente nel maggio scorso, all' apice del braccio di ferro con i gialloverdi sulla composizione del nascituro governo (Conte aveva appena rimesso il mandato esplorativo per via dello stallo sul nome di Paolo Savona al Tesoro), rivendicando per sé un «ruolo di garanzia che non ha mai subìto né può subire imposizioni», men che mai un urto che possa addirittura «provocare la fuoriuscita dell' Italia dall' euro».
di maio e salvini
«Cosa ben diversa - rimarcò allora Mattarella - da un atteggiamento rigoroso per cambiare in meglio» rapporti e regolamenti europei «a vantaggio dell' Italia».
E qui sta la seconda fatica quirinalizia, la cui attività non si esaurisce nel dare ascolto all' allarme degli investitori e dei risparmiatori spaventati dallo spread ma contempla anche una vigorosa azione di copertura istituzionale per smussare le asperità dell' establishment europeo.
PAROLA ALLA POLITICA Esempio concreto: Mattarella ha impegnato la propria autorevolezza per scoraggiare la proposta comune franco-tedesca sulla riforma del bilancio della zona euro in base alla quale avrebbero diritto ai fondi dell' Unione soltanto i Paesi che rispetteranno le regole; e lo ha fatto ben prima che l' Eliseo derubricasse la questione convertendosi al deficit spending per sedare la protesta dei gilet gialli, raggiungendo in tal modo l' Italia dietro la lavagna professorale di Juncker e Moscovici.
salvini mattarella
Mattarella è un costituzionalista con la vocazione al rispetto per le leggi ma è anche un democristiano di antico conio che conosce la supremazia del decisore politico sulle burocrazie chiamate a far rispettare le regole. Perciò, ieri, ricevendo al Quirinale il corpo diplomatico, non ha affatto invocato un resa della politica di fronte ai tecnocrati; anzi è andato nella direzione opposta, con queste parole: «Un vuoto politico che paralizzasse in questo momento il vecchio continente e gli impedisse di svolgere un utile ruolo nelle relazioni internazionali, siano politiche, economico-finanziarie, commerciali, creerebbe un forte squilibrio». Nulla di più sovranamente politico.
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