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    IL FUTURO NELL'URNA - LE ELEZIONI DI MIDTERM A NOVEMBRE IN AMERICA E QUELLE A OTTOBRE IN BAVIERA, SULLA CARTA DUE APPUNTAMENTI 'MINORI', SARANNO INVECE DETERMINANTI PER IL DESTINO DELL'OCCIDENTE - IN USA IL #METOO È DIVENTATO L'ARMA DEI DEM PER ALIENARE GLI ELETTORI PURITANI (E TRUMPIANI) E RICONQUISTARE IL CONGRESSO (I SOLDI DI BLOOMBERG - MENTRE IN GERMANIA SUL RISULTATO DI SEEHOFER DIPENDE LA TENUTA DEL GOVERNO E L'ALLEANZA ANTIPOPULISTA MERKEL-MACRON


     
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    DAGONEWS

     

    trump trump

    In queste settimane si sta assistendo a uno strano fenomeno: mentre a Hollywood sembra che il #metoo abbia esaurito la furia iniziale – con le due ''fondatrici'' Rose McGowan e Asia Argento finite a carte bollate –, è la East Coast a vivere il suo momento di neo-puritanesimo spinto.

     

    In California molti hanno capito che facendo fuori il maialone Weinstein sono passati dalla padella alla brace: i suoi modi spicci e prepotenti erano pur sempre nell'interesse della ''Old Hollywood'' in cui ognuno aveva il suo ruolo: gli attori, gli studios, gli agenti.

     

    Invece ora si stanno accorgendo che dopo l'uragano Harvey non c'è la quiete, ma Netflix, un colosso senza volto che spende 8 miliardi l'anno in produzioni originali e in un lustro ha travolto un intero settore. Con questa potenza di fuoco, è la società (che non a caso ha sede a Los Gatos nella Silicon Valley, mica a Los Angeles) a dominare il mercato, schiacciando un'intera filiera e imponendo nuove regole alle majors.

     

    weinstein weinstein

    Dietro l'angolo poi c'è Amazon, e in fondo alla via le produzioni originali di Apple, Facebook e Youtube, che si preparano a terremotare il già traballante star system che è stato dominante per oltre un secolo.

     

    Tornando tra Washington e New York, invece, il #metoo ha trovato nuova linfa nell'attacco al giudice designato da Trump alla Corte Suprema, Brett Kavanaugh, con la sua accusatrice spinta a parlare da un fronte potentissimo e finanziato da miliardari interessati a far cadere il puzzone (tra tutti, Michael Bloomberg).

     

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    Non è un caso neanche l'uscita del libro della pornostar Stormy Daniels, con il ''Guardian'' che ha scelto di pubblicare come primo estratto quello sulla forma del pene del presidente e le sue performance, una cosa davvero umiliante per l'austero quotidiano inglese.

     

    L'obiettivo è un battage quotidiano e incessante sulle mutande della Casa Bianca e dei trumpiani, che duri fino alle fondamentali elezioni di Midterm, per colpire l'immagine del presidente in quell'America tra le due coste che è il suo zoccolo duro e dovrebbe essere sensibile agli scandali sessuali.

    stormy daniels stormy daniels

     

    Quel blocco di evangelici e vetero-puritani che però alle scorse elezioni ha votato per Trump ben sapendo dei tre matrimoni e delle sue scorribande amorose, immune persino al ''Grab them by the pussy''. Quindi potrebbe essere una pia illusione dei democratici, o magari puntano anche a muovere poche migliaia di voti, sufficienti a ribaltare il controllo della Camera dei Rappresentanti.

     

    kavanaugh trump kavanaugh trump

    Se i Dem il prossimo 6 novembre riescono a prendersi la camera bassa, basterebbe una maggioranza semplice per far partire il processo di impeachment. Che ovviamente si arenerebbe al Senato, dove servono i due terzi per rimuovere Trump, e al momento i Repubblicani non ci pensano per niente a un simile harakiri.

     

    Però anche solo l'ipotesi dominerebbe il dibattito pubblico da qui alle presidenziali del 2020. Anche questo il voto di medio termine è diventata un'elezione chiave. Il puzzone dalla sua ha i dati economici, i record di Wall Street, e imposterà tutta la campagna su questo. In fondo ''È l'economia, stupido'' fu il motto che segnò il trionfo di Clinton (Bill).

    SALVINI SEEHOFER SALVINI SEEHOFER

     

    Anche in Europa c'è un appuntamento elettorale che sulla carta dovrebbe essere secondario e che invece determinerà il destino dell'Unione nei mesi a venire. Sono le elezioni nel land della Baviera, dove Horst Seehofer, l'alleato/nemico della Merkel, si gioca il futuro. Angelona in questi giorni tace: aspetta il 14 ottobre per decidere la sua strategia in vista delle europee 2019.

     

    Già, perché se Seehofer sul piano nazionale strapazza la cancelliera, spingendo il governo a destra e verso il respingimento dei migranti, in Baviera il vecchio Horst è in difficoltà. Alle politiche dell'anno scorso la sua CSU ha preso il 39%, un risultato che può sembrare bulgaro ma che per il partito è stato una disfatta (abituato com'è a veleggiare tra il 50 e il 60%), tanto da portare Seehofer alle dimissioni da Governatore bavarese.

     

    sebastian kurz horst seehofer 3 sebastian kurz horst seehofer 3

    Se anche a livello regionale Alternative fur Deutscheland continuerà a rosicchiare voti al partito dominante, c'è addirittura il rischio di avere un governo locale senza la CSU, cosa che sarebbe uno choc anche per la coalizione che governa il paese. In queste ultime settimane Seehofer e i suoi si sono buttati ancora più a destra per contenere il dilagare di AfD, ma se dovessero deludere, la Merkel è pronta ad approfittare della debolezza dell'alleato per attaccare frontalmente Salvini, Kurz e il blocco di Visegrad, saldando l'alleanza con Macron in chiave antipopulista.

    HORST SEEHOFER ANGELA MERKEL HORST SEEHOFER ANGELA MERKEL

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