Laura Larcan per www.ilmessaggero.it
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La rivoluzione delle monetine di Fontana di Trevi sta per scoppiare. Ma potrebbe essere una rivoluzione a metà («più diplomatica»). Per i fatidici spicci lanciati come rito propiziatorio nella vasca d'acqua da irriducibili turisti romantici il cambiamento è alle porte. Mancano sei giorni.
Dal primo aprile, ossia dalla prossima domenica di Pasqua, scatta il nuovo regolamento di «raccolta e impiego delle monete rinvenute negli invasi della Fontana di Trevi e di altre fontane monumentali cittadine», come recita la memoria di giunta siglata lo scorso ottobre dal vicesindaco Luca Bergamo e dall'assessore alla Scuola e Comunità solidale Laura Baldassarre.
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Tradotto? In concreto l'istituzione diocesana della Caritas perderà la storica assegnazione diretta e complessiva di tutto il tesoretto della vasca della Dolce Vita. In sostanza, i soldi raccolti, come vuole la tradizione, dal personale comunale (svuotando la vasca settecentesca di Nicola Salvi) resteranno nelle casse capitoline. La novità sta tutta nella ridistribuzione dei soldi (una media di un milione di euro l'anno pescati) sui progetti di solidarietà e assistenza sociale presentati al Comune, selezionati e approvati da un nuovo «gruppo di Lavoro che include anche la Ragioneria generale».
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PESCE D'APRILE
Fin qui il documento. Ma che ci sia di mezzo un pesce d'aprile? Il condizionale per l'avvento della rivoluzione, in realtà, resta d'obbligo in queste ore, perché si potrebbe profilare una nuova soluzione. Una via alternativa, magari più diplomatica e meno drastica nei confronti della Caritas. Una strada su cui starebbero lavorando alacremente gli uffici tecnico amministrativi tra Ragioneria e Avvocatura. Insomma, la situazione è in evoluzione.
Quello che resta sicuro è che le monetine arricchiranno comunque le tasche del Comune. Ma quali sono i possibili scenari di impiego? Le ipotesi al vaglio in queste ore sui tavoli di Palazzo Senatorio riguarderebbero una quota fissa da lasciare in consegna sempre alla Caritas, e distribuire il resto sulla base di progetti charity, in una sorta di sistema misto. Oppure, riconsegnare tutte le monetine all'organismo della Cei.
La Caritas, dalla sua, ha chiesto spiegazioni negli ultimi giorni, proprio in previsione della scadenza dello storico rapporto con il Comune prevista per sabato 31 marzo 2018, dopo la proroga di cinque mesi concessa dalla giunta lo scorso ottobre 2017. I vertici dell'ente hanno incontrato l'assessore Laura Baldassarre otto giorni fa proprio per chiarire i termini del provvedimento e il futuro dell'accordo storico con il Campidoglio.
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L'INCONTRO
E dall'assessorato alla Comunità solidale confermano «che c'è stato un incontro importante con la Caritas la settimana scorsa». Sempre gli uffici capitolini della Comunità solidale precisano che i «dipartimenti competenti stanno effettuando approfondimenti tecnici come previsto dalla memoria di giunta».
Il problema delle monetine di Fontana di Trevi è puramente tecnico, legato addirittura al bilancio del Campidoglio: i soldi lanciati dai turisti nella secolare fontana icona della Capitale sono diventati, secondo quanto stabilito da una delibera dell'allora giunta di Gianni Alemanno, di proprietà capitolina («fu deciso così per perseguire tutte quelle persone che si tuffavano in acqua per rubare le monetine»). Successivamente, però, l'avvocatura ha precisato che le monetine, «prima di poter uscire dalle casse del Campidoglio per essere donate direttamente alla Caritas o qualsiasi altra associazione, dovevano entrare nel bilancio del Comune». Pertanto il nodo è trovare la formula giuridica per donare i soldi. La trattativa è in atto.
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