Andrea Priante per www.corriere.it
mare jonio
Quanto può valere il «favore» di una Ong che si prende carico di una trentina di migranti che, da oltre un mese, bloccano al largo di Malta una nave mercantile? Secondo la procura di Ragusa, 125 mila euro. È quanto avrebbe intascato la Idra Social Shipping Srl, la società armatrice della Mare Jonio, la nave «veneta» specializzata nel salvataggio di profughi nel Mediterraneo.
Ed è proprio seguendo i soldi (che per altro nessuno dei protagonisti ha mai tentato di nascondere) che gli investigatori siciliani sono arrivati a ipotizzare il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dallo scopo di profitto. Nel registro degli indagati sono finiti, oltre al comandante Pietro Marrone, anche l’ex leader dei Disobbedienti veneti Luca Casarini, e il suo compagno di mille battaglie (ed ex consigliere comunale a Venezia) Beppe Caccia.
luca casarini a bordo della mare jonio di mediterranea
La vicenda
La vicenda è quella del trasbordo dei 27 migranti che per 37 giorni erano rimasti bloccati sulla Maersk Etienne, il mercantile danese che li aveva soccorsi in acque maltesi. E proprio Malta negava lo sbarco. Per questo, l’11 settembre 2020 era arrivata in soccorso la Mare Jonio - che fa capo a una Ong, la Mediterranea Saving Humans - la quale prese in consegna i profughi e fece rotta verso la Sicilia, sbarcandoli a Pozzallo il giorno successivo, tra molte polemiche.
mare jonio nave ong
La procura di Ragusa ha scoperto che all’incirca due mesi dopo, il 30 novembre, su un conto corrente della Idra è arrivato un bonifico di 125 mila euro riconducibile proprio alla società danese. Da qui il sospetto che, pur di sbloccare il proprio mercantile - «impantanato» per ben cinque settimane a causa della linea anti-profughi di Malta - l’armatore abbia accettato di pagare una media di 4.600 euro per ogni migrante consegnato alla Mare Jonio.
L’avvocato Serena Romano, che assieme al collega Fabio Lanfranco difende gli indagati, non nega il versamento ma respinge la ricostruzione fatta dagli investigatori: «Quel bonifico non è un corrispettivo per il trasbordo dei migranti né è frutto di alcun accordo economico, ma è stato semplicemente erogato in applicazione della convenzione di Londra, per supportare le attività di salvataggio e soccorso».
mare jonio nave ong
Insomma, quei 125 mila euro sarebbero un versamento fatto dalla società della Maersk Etienne agli «amici» italiani, così come previsto dalle norme internazionali. Nient’altro. La procura vuole capire che fine abbiano fatto quei soldi e anche per questo lunedì sono scattate le perquisizioni.
L’ordinanza
Nelle oltre quaranta pagine di ordinanza, il procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna, mette insieme altre prove raccolte nel corso delle indagini. Dalle intercettazioni emergerebbero «intese del tutto probabilmente intercorse ben prima che la Mare Jonio risolvesse di riprendere il mare muovendosi dal porto di Licata per una destinazione (Lampedusa) in modo da poter condursi presso la Maersk Etienne e operare il trasbordo dei migranti che venivano trasportati al porto di Pozzallo».
mare jonio nave ong
Insomma, si sarebbero accordati prima ancora di accendere i motori e iniziare le operazioni di soccorso. A condurre la presunta trattativa sarebbero stati Casarini e Caccia. Al primo, la procura attribuisce una «posizione apicale nella gestione della Mare Jonio, benché sulla carta figuri quale mero dipendente di Idra».
mare jonio nave ong
Si sarebbe «costantemente mosso su di un piano paritario rispetto a Beppe Caccia, assieme al quale ha diretto e coordinato tutti i principali processi decisionali, agendo quale amministratore di fatto della ditta armatrice oltre che come principale ispiratore delle politiche perseguite da Mediterranea Saving Humans».
Da qui, la magistratura arriva a definire «del tutto plausibile» che Casarini e Caccia «tra l’8 e il 10 settembre 2020 abbiano concordato con i dirigenti della Maersk di provvedere, dietro compenso, all’effettivo trasbordo dei 27 migranti».