Marco Mensurati per repubblica.it
HAMILTON
La seconda pole stagionale va ancora una volta a Lewis Hamilton. Ma la notizia che arriva forte e chiara da Shanghai è che la vittoria ferrarista di Melbourne non è stata un caso isolato, il prodotto di una botta di fortuna, né la conseguenza dell’errore strategico della Mercedes. La verità - e l’intensità della lotta per la Q3 di questa mattina lo ha scandito forte e chiaro - è che la Ferrari ha recuperato quasi tutto lo svantaggio che aveva rispetto alla Mercedes e questo ha permesso a un Sebastian Vettel in forma smagliante di avvicinarsi in maniera impressionante alle prestazioni dei campioni del mondo in carica.
VETTEL
Se Lewis Hamilton ha infatti fermato il cronometro dopo 1’31’’678 dalla linea di partenza, Vettel ha fatto registrare un a dir poco incoraggiante 1’31’’864, solo 0.184 secondi di differenza. Vale a dire, niente. Il dato è ancora più sorprendente se si considera che in Australia, un circuito più corto di questo, il distacco era quasi di tre decimi. Dietro i primi due, ottima la prestazione di Valtteri Bottas che giro dopo giro sembra sempre più a suo agio sulla freccia d’argento che fu di Nico Rosberg, il suo crono è di un solo millesimo di secondo più lento di quello di Vettel. Meno bene Raikkonen: il secondo pilota della Ferrari sembra leggermente in difficoltà, e domani partirà quarto (1’32’’140, +0,462 dalla vetta).
HAMILTON
Al di là dei tempi non si può non parlare di “come” questo risultato sia maturato. La Mercedes, alle prese con una inspiegabile mancanza di correlazione tra i dati dei simulatori e quelli della pista, specialmente per quanto riguarda il consumo delle gomme posteriori, ha lottato contro se stessa per tutta la giornata. I piloti sono sempre sembrati in affanno così come gli ingegneri di pista, che alla fine delle prove libere facevano esperimenti aerodinamici un po’ alla rinfusa (ricordavano i ferraristi dello scorso anno) e decisamente più empirici del solito.
VETTEL
Di contro la Ferrari è apparsa da subito sicura di sé, trovando sempre il tempo giusto ogni volta che spingeva un po’ sull’acceleratore. Ed è proprio questa “tranquillità” che sembra oggi la migliore dote di un gruppo che dopo stagioni di confusione totale si è improvvisamente ritrovato.
HAMILTON
Erano anni che non si vedevano qualifiche così combattute (tra due squadre diverse). L’equilibrio che di fatto si è creato tra le prime due macchine di testa è un’iniezione di adrenalina per l’intero circus, di cui i primi a beneficiare sono gli stessi piloti: “Erano anni che aspettavo una qualifica come questa – celebra la novità Hamilton – in cui il risultato si è deciso all’ultima curva. La Ferrari sembra davvero molto veloce”. “La nostra macchina è fortissima – dice Vettel – vedremo domani se sarà sufficiente a vincere la gara di domani”.
La prima fila strappata da Vettel oggi è un ottimo punto di partenza per la gara di domani. Dovrebbe piovere parecchio e questo rimescolerà di
molto le carte. Da questo punto di vista è un peccato che uno dei protagonisti annunciati di ogni gara sotto la pioggia, Max Verstappen, sia stato condannato dall’incidente di Anotnio Giovinazzi in Q1 a partire dalla penultima posizione. Quanto proprio a Giovinazzi, infine, ha commesso esattamente l’errore che non voleva commettere: dopo un intero Gran Premio passato a raccogliere dati e prendere confidenza, ha spinto troppo ed è andato contro il muro. Peccato.
HAMILTON VETTEL BOTTAS
2. PIOGGIA E TRIBUNE VUOTE
Marco Mensurati per la Repubblica
CHE la F1 fosse uno sport complesso l' avevano capito probabilmente già durante le trattative con Bernie Ecclestone. Che fosse così complesso, gli americani di Liberty Media, i nuovi padroni del Circus, lo hanno realizzato solamente ieri, quando lo "show globale" costruito dal vecchio boss inglese è letteralmente imploso: due gocce di pioggia e qualche nuvola hanno offerto ai capricci di un ministro locale la scusa buona per mettersi di traverso, far annullare le prove libere del venerdì "causa smog" e minacciare identico provvedimento per la gara di domenica. Le previsioni sono pessime, il gp, dunque, a rischio.
Era inevitabile che succedesse qualcosa del genere, prima o poi.
HAMILTON
A forza di andare a caccia di milioni di dollari in giro per il mondo, senza curarsi né della loro provenienza né della situazione politica e sociale dei paesi candidati - dietro adeguato compenso, Bernie avrebbe organizzato tranquillamente anche il Gp di Raqqa un incidente come quello che è capitato ieri doveva per forza capitare. È stato simbolico che sia successo proprio qui, a Shanghai, forse il posto più distante dalla tradizione di questo sport, come dimostrano gli spalti sempre deserti; e proprio ora, con Ecclestone malamente allontanato dal potere e i nuovi padroni a cercare di prendere in mano il timone della baracca. Alzando il naso cielo per cercare di capire per quale motivo non si stesse correndo, ieri, piloti e manager non riuscivano a darsi spiegazioni. Pioveva, ma poco poco. E la visibilità era ottima.
«I cinesi dicono che l' elicottero non può atterrare all' ospedale», spiegavano dalla Fia. L' operatività dell' elicottero, qui a Shanghai, è obbligatoria per correre. Per regolamento, le macchine possono girare in pista solamente se in caso di emergenza vi sia un ospedale raggiungibile entro 20 minuti. Il più vicino sta a 38km (in realtà ce ne sarebbe anche uno più piccolino a 5km ma c' è talmente tanto traffico che ci vuole comunque troppo tempo). Quindi niente elicottero, niente macchine. In realtà, si è capito in serata, il misto di acqua, smog e nuvole basse non aveva reso del tutto impossibile l' atterraggio all' ospedale. Solo che occorreva comunque l' ok del ministro competente. Che dopo molto attendere non è arrivato.
RICCIARDO
«Con Bernie al comando non sarebbe mai successo», è il leitmotiv che si ascoltava nel paddock. E che doveva rimbombare nelle orecchie degli americani. I quali hanno benedetto una volta di più la scelta di diminuire i GP asiatici (ieri è stata annunciata la fine dal 2018 del gp di Malesia) in favore di quelli tradizionali, dal prossimo anno tornano Le Castellet e Hockenheim. E in attesa di poter dismettere Singapore e Shanghai e far entrare tappe Usa più suggestive, come Miami e New York. Intanto c' è da portare a casa questa gara. E non è semplice.
Perché se per oggi è previsto bel tempo, per domani dovrebbe peggiorare. L' idea dei team, fare tutto di sabato, prove, qualifica e gara, è stata bocciata nella speranza che le nuvole, domani, siano abbastanza alte. E che il ministro competente dia l' ok a Vettel e Hamilton.
ECCLESTONE