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    SUPERMARIO, ISOLATA LA PECORA NERA – IL MILAN LEGGE LE MINACCE DI BALOTELLI ALL’ARBITRO E RINUNCIA AL RICORSO CONTRO LA SQUALIFICA


     
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    Mario Sconcerti per "Il Corriere della Sera"

    Non fare ricorso per la squalifica di Balotelli è un gesto non dovuto da parte del Milan, per questo va preso per quello che è, un piccolo colpo di eleganza, quasi una sottolineatura della colpa.

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    Non è il primo caso, da qualche tempo, direi dopo Calciopoli, dopo che il mondo arbitrale è stato completamente rifondato, alle immancabili polemiche tra società si sono alternati gesti di questo genere. È come se ci fosse più complicità tra società e arbitri, più voglia di capirsi.

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    In sostanza si gioca a fidarsi di più gli uni degli altri. Essendo un rapporto a due, il gesto del Milan non è solo di difesa silenziosa, è un messaggio forte. Rappresenta la sua parte di collaborazione, quasi un investimento di stile. Ora si aspetta che qualcuno dall'altra parte raccolga la buona volontà. Non si cercano rigori, che arrivano con abbondanza, né partite guidate.

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    Ci si aspetta che scontata l'ennesima pena, Balotelli torni un giocatore normale nelle reazioni ma anche nei falli subiti. Si cerca un po' di tutela in più. Balotelli deve difendersi prima di tutto da solo, e dubito ci riuscirà mai, non deve però nemmeno essere colpevole per abitudine. Maggior tutela per i grandi giocatori di attacco è stata chiesto spesso, da Baggio a Totti, a volte con solerzia eccessiva.

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    Ho l'impressione che Balotelli sia un caso diverso. I tanti errori fatti lo hanno come isolato dentro il suo stesso pubblico. È una specie di condannato alla precarietà, da lui ormai ci aspetta questo, come se avesse diritto al torto quasi per principio. Così è stato abbandonato. Fosse successo a Totti (a Baggio, a Inzaghi, ecc.), sarebbe certamente arrivata la squalifica ma anche la difesa della gente. Sarebbe esploso uno scandalo nazionale a due uscite, pro e contro.

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    L'insistenza di Balotelli nell'errore, il suo non essere ancora bandiera, il suo stesso fisico scolpito, il suo modo di vivere quasi più per se stesso che nella squadra, hanno finito per lasciarlo solo con le sue colpe. Troppo diverso perché la gente abbia voglia di immedesimarsi con lui. Quando il Milan pensa a una tutela maggiore del suo miglior giocatore, pensa senz'altro agli arbitri, ma credo anche ai milanisti. Questa è la novità.

     

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