Carlo D'Amicis -Il-gioco
Carlo D’Amicis (Taranto, 1964) vive a Roma. È autore del programma di Rai 3 “Quante Storie” e del programma di Radio 3 Rai “Fahrenheit”. I suoi ultimi romanzi sono: Escluso il cane (2006), La guerra dei cafoni (2008), La battuta perfetta (2010), Quando eravamo prede (2014), tutti pubblicati da minimum fax. Nel 2017 da La guerra dei cafoni è stato tratto l’omonimo film diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte.
carlo d amicis il gioco
Estratto dal primo capitolo de ''Il Gioco'' di Carlo D'Amicis - Mondadori, candidato al premio Strega
(per prima cosa si lamenta della luce, che definisce impudica.
Mentre l’intervistatore la spegne e va a prendere un’abat-jour,
l’intervistato spiega di odiare i lampadari che hanno la pretesa di
illuminare una stanza intera.
Non parliamo di quei terribili neon, dice immerso nella penombra.
Sembra un accenno di conversazione, subito abortito.
Quando rientra con l’abat-jour, l’intervistatore lo trova seduto
con le braccia conserte, leggermente ingobbito, che studia in silenzio
il vecchio registratore a cassette.
gigolò
La lampadina disegna sul tavolo un piccolo cono di luce. Al suo
centro l’intervistato depone gli occhiali da sole.
Cominciamo?, dice strofinandosi l’abbronzatura livida, probabilmente
artificiale. Non è chiaro se sia impaziente di cominciare
o di finire. In ogni caso – con quel rumore macchinoso ma rassicurante
dei vecchi deck – l’intervistatore spinge PLAY e fa partire
la registrazione)
aaron gigolo'
Chi è un un bull?
(ci pensa) La curiosità ambisce sempre a essere scandalizzata.
Perciò, come un’erezione messa in mano alla sweet
un attimo dopo le presentazioni, risponderò al suo bisogno
d’indecenza offrendole subito la risposta che si aspetta di
sentire: il bull è un maschio dominante che sottomette cornuti
consenzienti scopandosi le loro femmine.
Detto questo, spero che lei, per scrivere il suo libro, non
voglia ispirarsi a certe zoccole posizionate all’ingresso dei
GIGOLO
privé, per le quali un cazzo duro non e` altro che un cazzo
da ammosciare il prima possibile: se cosi` fosse non ci sarebbe
molto da aggiungere.
Confido che non siamo qui solo per una pugnetta. Prendiamocelo
american gigolo
pure in mano, se crede, ma con la consapevolezza
che la trasgressione e` al centro di un gioco lungo e complesso.
Giocare, del resto, e` l’ecumenico verbo sotto al quale noi
vecchi maiali facciamo rientrare l’intero catalogo dei nostri
vizi: gioco se pubblico su internet un’inserzione con la foto
del mio membro, se vago in una dark room alla ricerca di
un culo da tastare, se mostro le corna a un cuckold mentre
vengo sul viso di sua moglie.
Definire il sesso un gioco aiuta a sentirlo frivolo, lieve, a
suo modo innocente. Ma non c’e` gioco senza rischi, e quello
che corre un libertino ogni volta che, pensando di calarsi
semplicemente le mutande, mette a nudo la propria anima,
e` un rischio infido. Per competere nei feedback, un bull
deve possedere senso del dovere, risolutezza, generosita`,
GIGOLO
fermezza d’animo, magnanimita`, umanita`.
Le ricordano qualcosa? (non dà all’intervistatore il tempo
di pensarci)
Glielo dico io: sono le virtu` elencate nell’antico codice dei
samurai. E confesso che non mi dispiacerebbe se alla fine di
questa conversazione lei e i suoi lettori riconosceste in me
GIGOLO
un valoroso, seppur stanco, guerriero. (sospira, come se fosse
effettivamente affaticato, o come se l’ambizione appena dichiarata
gli sembrasse all’improvviso esagerata)
Cos’è un feedback?
Tecnicamente, la valutazione che una coppia attribuisce
alla prestazione del bull.
Consideri che per un bull la reputazione e` fondamentale:
le sue referenze valgono quanto quelle della servitu` nell’Inghilterra
vittoriana. Commentare una foto, scrivere una mail,
stabilire un contatto Skype, ottenere un appuntamento – tutta
le tappe, insomma, che precedono un incontro (per non
parlare dell’incontro stesso) non sono altro che una lunga
betrayal cuckold a teatro
preparazione al momento in cui il cuckold e sua moglie, con
gli ormoni finalmente pacificati, apriranno il loro computer
portatile sulle lenzuola ancora umide di sperma e pubblicheranno
sul sito una dettagliata recensione al mio operato.
In genere questo responso viene emesso entro le ventiquattro,
al massimo le trentasei ore successive all’amplesso.
Io ho sempre aspettato i miei feedback nel tepore delle
coperte o di un bagno alla lavanda, accompagnandone la
lettura con una lenta masturbazione che sprigiona tutto il
piacere di esserci ancora (nonostante il bagno, l’odore della
GIGOLO
sweet resta addosso almeno fino al giorno successivo) e gia`
non esserci piu`. Un piacere magico e irripetibile, collocato
tra la carne viva dell’emozione e il suo callo osseo: per me,
senza dubbio, il momento migliore del gioco.
In questo gioco lei è conosciuto con il nickname di Mister Wolf.
Perché lo ha scelto?
Perché, come Mister Wolf, anch’io risolvo problemi! (ride)
Ha presente il personaggio di Pulp Fiction interpretato da
Harvey Keitel? Arriva in smoking e olio di macassar a sbrogliare
il pasticcio combinato da una coppia di mezze tacche
che non sanno piu` che pesci prendere. Ecco, io intervengo
nella vita sessuale delle coppie con la stessa tempestiva precisione
(e, se mi consente, con la stessa classe) a suggerirgli
GIGOLO
che il pesce da prendere e` per l’appunto il mio.
Nel film si trattava di disfarsi di un corpo e nel mio caso
di farselo, ma l’obiettivo resta piu` o meno sempre quello:
offrire i miei servigi per rimettere le cose al loro posto (del
resto, questo vuol dire samurai: colui che serve).
Alla fine, quando mi congedo da una sweet e dal cornuto
che ci ha appena guardato fornicare, le strette di mano con
cui si congratulano per la mia efficienza mi fa godere molto
di piu` degli orgasmi che l’hanno preceduta.
... Signor Wolf (imita un dialogo del film), volevo solo dirle
GIGOLO
che e` stato un vero piacere vederla al lavoro...
... Si`, e` cosi`, grazie infinite Mister Wolf...
I livelli di serotonina dei cuck e delle loro donne sono i
veri indicatori del mio successo.
Quanto poi al lupo inteso come animale, mi e` sempre
piaciuto quel suo modo di girare intorno all’uomo che Jack
London ha descritto cosi` potentemente all’inizio di Zanna
Bianca. Sono io quell’uomo destinato – nonostante tutta la sua
presunta e presuntuosa evoluzione – a essere divorato, ma
sono io anche quel lupo dominato dagli istinti e dalla fame.
Gigol per caso Sharon Stone e Sofia Vergara
I lupi, però, sono monogami.
Buona osservazione, ma non del tutto esatta. Quelli che
non riescono a stabilirsi su un territorio e a trovarsi una
compagna, vagano tutta la vita alla ricerca di una tana
che li ospiti (si abitui ai doppi sensi, il linguaggio del gioco
ne e` pieno).
Gli etologi lo chiamano Lupo Casanova, eteronimo che
talvolta utilizzavo ai beati tempi del fermoposta. Ho smesso
di farlo quando mi sono accorto che i miei colleghi bull
cuckold 6
lo consideravano un soprannome presuntuoso e le coppie
un clicheÅL al quale dovevo a tutti i costi attenermi. Nessuno
capiva che del vecchio Giacomo io amavo soprattutto
lo sguardo nomade, annoiato e solitario, con cui racconta
le sue memorie.
In ogni caso, al netto dei duecentotrentanove feedback
(mica spiccioli), e` sempre meglio essere associato a un seduttore
come Casanova che a quel collezionista compulsivo
di Don Giovanni, preoccupato solo di aggiungere un’altra
bella al suo catalogo.
E poi, chi le dice che non sia monogamo anch’io?... Una delle
cose piu` interessanti del gioco e` che si puo` essere incalliti
Carlo D'Amicis -Il-gioco
libertini e nello stesso tempo fedeli alla propria compagna.
Come fa a dirlo? Lei ha una compagna?
Certo che ce l’ho...
(nonostante l’abbronzatura, l’intervistato arrossisce. Per liberarsi
cuckold
del proprio imbarazzo, lo attribuisce all’intervistatore)
Cosa c’e`, l’ho spiazzata? Si stupisce che un bull possa avere
un rapporto di coppia? Sara` ancora piu` stupito nel sapere che
la mia relazione con Eva (si chiama cosi` la mia – mmm – compagna)
e` la naturale conseguenza di un patto stipulato con
suo marito Giorgio.
Un patto?
cuckold 5
In effetti patto e` troppo poco: si tratta di un vero e proprio
contratto.
Eva e io lo firmammo pochi mesi dopo esserci conosciuti.
Con quell’accordo suo marito ci obbligava a passare per
conto nostro almeno un paio di notti a settimana, durante
le quali lui ci inondava di chiamate e di sms. Noi non potevamo
rispondere se non con pesanti insulti o con frasi tipo:
Smettila di disturbarci, cornuto.
Quella del contratto e` una fissazione per molti cuckold:
godono nel vedere protocollato il tradimento della propria
compagna.
Alla vigilia dei weekend che ancora oggi trascorro con
Eva, Giorgio l’aiuta a riempire il trolley di corsetti e reggicalze
destinati alla mia eccitazione.
Piaceranno al tuo fidanzato?, le chiede ogni volta.
(Dopo quasi vent’anni, a Giorgio piace ancora chiamarci
cosi`: fidanzati.)
Quando Eva si siede sul bidet a oliare gli orifizi, lui s’inginocchia
ai suoi piedi come un suddito davanti al trono di
una regina e glieli bacia con devozione, raccomandandole
di non tornare incinta.
(Raccomandazione ridicola, vista la nostra eta`.)
Venirle dentro e` un’altra delle clausole previste dal nostro
contratto. Giorgio l’aveva pretesa con tutte le forze e alla fine
avevo dovuto dargliela vinta. Solo piu` tardi, quando – non so
neanch’io se per lealta` nei suoi confronti o per quello che iniziavo
a provare per sua moglie – cominciai effettivamente
a lasciarmi andare nel suo utero, Eva mi confesso` che a essere
cuckold 9
sterile non era Giorgio (come il cornuto mi aveva fatto
credere per indebolire ulteriormente il suo profilo di maschio),
ma lei stessa.
Mi spieghi meglio le caratteristiche di questo contratto.
(annoiato) Dovremmo stare qui per delle ore: solo la
versione standard dell’accordo, per altro disponibile sulla
maggior parte dei siti specializzati, e` lunga una dozzina
di pagine.
Di fatto il contratto tra cuck, sweet e bull e` l’ennesimo paradosso
del nostro gioco: tre individui irregolari si sottomettono
al fascino perverso esercitato dalle regole...
Giorgio vi aveva apportato delle modifiche a cui teneva
particolarmente, come il comma che l’obbligava a lavare a
mano le mutandine di Eva o a servirci la colazione a letto
quando pernottavo nella loro camera nuziale (in quei casi
LA MONROE AVREBBE FATTO SESSO A TRE COI KENNEDY BROS
Giorgio dormiva rannicchiato sul divano).
Smaniava per ottemperare a quelle imposizioni, e se mancava
di osservarle era solo perché le conseguenze della violazione
(ovvero i castighi che gli infliggevamo) erano piu`
umilianti delle imposizioni stesse.
Un intero capitolo del contratto e` dedicato alle sanzioni
da applicare ai cuckold che non stanno alle regole: si tratta
di punizioni che vanno dallo sputtanamento (volendo,
avremmo potuto tatuare i nostri nomi sull’avambraccio di
Giorgio) a pesanti pene corporali – in genere frustate.
Anche le modalita` di quest’ultime sono stabilite con cura:
devono essere somministrate a culo nudo, in serie di cinque
o sei, con il cornuto voltato verso il muro. Le rare volte
in cui Eva, esasperata dalle richieste del marito, decideva
di ricorrere allo staffile, io mi vedevo costretto a legargli
un bavero sulla bocca affinché le sue urla, una poltiglia so-
nora nella quale era impossibile distinguere il piacere dal
dolore, non svegliassero tutto il vicinato.
Piu` in generale avra` capito che, in un contratto del genere,
e` lo stesso confine tra la regola e la sua trasgressione
a risultare indistinguibile. Eva, ad esempio, ha l’obbligo
di indossare una cavigliera alla gamba destra, simbolo della
sua infedelta`. Ma se a esigere l’adulterio e` il marito stesso,
stiamo parlando di fedelta` o di infedelta`? Di regola o di
trasgressione?
Il vostro contratto è tutt’ora in essere?
In teoria si`. Ma in pratica la giurisprudenza che regola
l’accordo e` molto in ritardo rispetto all’evoluzione del nostro
triangolo. Il contratto che a suo tempo stipulammo con
il cuckold contemplava mille eventualita`, ma non quella che
bull e sweet potessero dedicare il fine settimana – anziché
a una torrida e ininterrotta scopata – a visitare una mostra
d’arte, a passeggiare al parco con i cani o anche soltanto ad
acciambellarsi sul divano a guardare la televisione. Non sa
quante volte abbiamo dovuto nasconderglielo, o fingere che
stavamo ansimando di piacere mentre in realta` facevamo
soltanto jogging lungo il fiume.
Basta questo, penso, per farle capire come nel gioco il
tradimento non esista e sia nello stesso tempo immanente.
Per Giorgio sarebbe un tradimento anche stare qui a parlare
di lui con la pieta` che si riserva a un essere umano, laddove
il nostro contratto prevede esplicitamente che il bull
cuckold 6
possa parlare in pubblico del cornuto solo per sputtanarlo,
per insultarlo, per pulircisi sopra i piedi come uno zerbino.
Questa arroganza è un requisito fondamentale del bull?
Unicamente nei confronti del cuckold. Dentro di seÅL il
bull deve mantenersi umile, modesto, conscio del ruolo
che ricopre.
Capisco che per lei sarebbe piu` facile immaginarlo come
un gallo cedrone che al centro del pollaio sbandiera l’onnipotenza
del suo fallo, ma le assicuro che la prima cosa che
interiorizza un vero bull sono gli esatti confini della propria
giurisdizione.
Noi non contiamo un cazzo (o solo per il cazzo, se preferisce):
a partire da questa consapevolezza si dipana la nostra
THREENDER NDER L APP PER FARE SESSO A TRE
etica (e, se possibile, la nostra epica).
Siamo limitati, sostituibili, provvisori. Ma sara` proprio
questa relativita`, se coltivata con rettitudine, a indicarci la via
per diventare dei buoni samurai, dei misterwolf in grado di
risolvere il problema che di volta in volta ci si pone davanti.
Del resto, se non avessi avuto questa umilta` nell’assecondare
le esigenze di una Fragolina, di una Perlaperporci
o di qualunque altra zoccola sia salita a bordo del mio cazzo
senza nemmeno guardarmi in faccia, solo per il gusto di
dare del cornuto a suo marito, non sarei mai arrivato a primeggiare
nel mio campo, e non sarei nemmeno qui a parlare
con lei.
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A proposito: perché ha risposto al mio annuncio, Mister Wolf?
(prontissimo) Perché non volevo che prima di me lo facessero
Cazzarmato, Tatanka69, BigOne o un altro dei tori imbottiti
di Sildenafil Citrato che mi tallonano nella classifica
dei feedback su moglieofferta.com. Tutti bravi figli, per carita`,
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ma cosi` poco consapevoli di cio` che veramente sono,
di cio` che piu` profondamente significa essere un bull, che
non avrebbero reso un buon servizio alla mia categoria neÅL
al libro che si appresta a scrivere su di noi.
Quanto tempo della sua vita ha dedicato al gioco?
E` una domanda difficile: un vero bull non cessa mai di esserlo
e nello stesso tempo non lo e` mai davvero. Certo, sommando
i feedback accumulati sui siti internet (ovvero nel-
le terre emerse del nostro continente) alle troie senza nome
scopate nei privé, nei parcheggi, nelle saune, a Cap d’Adge
cuckold 5
o in altre spiagge naturiste, potrei anche azzardare un calcolo
approssimativo delle sweet che mi sono scopato.
Settecento? Ottocento? Mille?
Ma la pretesa di far coincidere un bull con la sua opera e`
assurda, poiché egli si riconosce soprattutto nel desiderio,
nell’ansia, nel lavori`o incessante che precede l’atto sessuale
e nello svuotamento – quasi un collasso – che ne segue.
Dopo quello con il samurai, accetterebbe un paragone tra
il bull e l’artista?
L’esattezza del suo gesto, dal primo momento in cui s’infila
nello spazio tra sweet e cuckold fino a quello in cui lo libera
(lasciando – questo il vero obiettivo del bull – la sensazione
che senza di lui sara` molto piu` vuoto di com’era stato
prima del suo arrivo) e` un’esattezza che non controlla, che
nemmeno percepisce: di ogni incontro, la scopata che lo accredita
come bull e` cio` che meno lo rappresenta (una parentesi:
decisiva, ma pur sempre una parentesi).
club prive sesso a tre
Tornato nella propria cameretta, finalmente da solo nel suo
letto a una piazza, la soddisfazione che il bull prova nell’essersi
guadagnato un nuovo feedback assomiglia sempre a
un sospiro di sollievo.
(si sporge in avanti, abbassa la voce, passa a un tono più confidenziale)
Lo sa che cosa mi dicevo dopo ore e ore di chiavate,
tirandomi la coperta sulla testa e facendomi il segno
della croce? (fa una pausa di stampo teatrale)
THREENDER NDER L APP PER FARE SESSO A TRE
Sono a casa, dicevo! Ce l’ho fatta!
Capisce? Come se fossi ritornato da un lungo e pericoloso
viaggio fuori di me (o cosi` all’interno da perdermi nelle
mie stesse tenebre – non fa molta differenza).
(si raddrizza di scatto) Posso chiederle, signor scrittore,
quanta vita tiene per sé? Voglio dire: quanto c’e` in lei di indicibile,
di segreto? Quanta materia oscura fa da contrappeso
a cio` che gli altri sanno, vedono, si aspettano da lei?
(non prosegue finché non strappa all’intervistatore una risposta)
Davvero?
(sembra sinceramente stupito) Non so se invidiarla o com-
cuckold 4
patirla: come si vive senza contrappeso? Come puo` mettersi
in luce senza avere un’ombra?
(abbassa gli occhi, deglutisce. Pare dolente) Sono cinquant’anni
che mi sporco per potermi ripulire e mi ripulisco per potermi
sporcare, e non ho ancora capito se questo pendolo
mi ha salvato o mi ha distrutto. E` una fatica immane non
coincidersi mai perfettamente, ma e` anche l’unica forma di
sopravvivenza che conosca.
team america di trey parker
Com’è iniziata la sua carriera di bull?
La prima volta che profanai una donna d’altri, se e` questo
che vuole sapere, andavano di moda acconciature cotonate
e pantaloni con le pinces, e io mi ero appena laureato
con una tesi sulla letteratura inglese nel diciottesimo secolo.
Erano gli anni Ottanta – gli anni dell’Aids e di “Colpo
Grosso”.
Tempo di rimediare mezza supplenza in una scuola media
american psycho
di altrettanto media borghesia e il tema della mia trattazione
universitaria si ripropose attraverso la madre di una
mia studentessa: come il romanzo gotico anglosassone, anche
la nostra relazione, nata dallo sforzo di rivelarle con piu`
tatto possibile l’avversione di sua figlia Guya per il genitivo
SESSO A TRE
sassone, si rivelo` presto un misto di terrore e romanticismo.
A unirci sembrava soprattutto una potente capacita` d’idealizzare:
a me bastarono la sua gonna al ginocchio e un
tocco di rossetto per proiettare sulla madre di Proietti Guya
un archetipo MILF, a lei bastarono la mia laurea in letteratura
inglese e una giacca di tweed per vedere in quel professorino
al primo ricevimento la quintessenza dell’intellettuale.
kaboom
Diventammo amanti dall’aria inutilmente maledetta, dediti
all’uso reciproco e all’abuso di parole che con noi c’entravano
ben poco: destino, passione, infinito... Le sfilavamo
con destrezza dalle canzoni, dai film, dalla raccolta di
poesie di Pablo Neruda che la signora Proietti mi aveva regalato
per dimostrarmi d’essere all’altezza del mio excursus
accademico.
SESSO A TRE
E forse questo alla fine ci piaceva: essere dei ladri.
Rubavamo del tempo ai miei consigli di classe, la fiducia
di suo marito, i nostri baci da un fuoco gia` spento al terzo
incontro.
Dal quarto, per noia, cominciammo a rubare autoreggenti
dai negozi di biancheria intima dove la mia amante mi spingeva
nelle ore buche. Quei furti erano l’unica forma di complicita`
che riuscivamo a condividere. Anziché godere assieme
dello schiocco che la fascia in silicone avrebbe fatto sulla
sua coscia nuda o del fraseggio delle dita tra la balza in
SESSO A TRE
pizzo e la sua pelle, le calze scomparivano immediatamente
nella borsetta della signora Proietti, e con esse scompariva
l’accenno di erotismo che ci aveva accomunato in quella parentesi
incuneata tra un simple past e un consiglio di classe.
Vani, nevrotici, ipertensivi, i tentativi d’infilarle una mano
tra le cosce nel breve tragitto che separava le nostre bravate
dal cancello del Convitto Nazionale s’infrangevano contro
il tassello rinforzato dei suoi collant.
tradimento
Quando mi lanciavo fuori dalla macchina, preoccupato
del ritardo non meno che delle mie aritmie, quell’unico isolato
percorso a perdifiato con il registro sotto il braccio bastava
a realizzare che, anche senza ricorrere a fruste e mascherine
in lattice, il sadomasochismo era tra noi e regnava
sovrano sull’incerta evoluzione della nostra specie.
A mezzogiorno e mezza sedevo in cattedra per l’ultima
ora. Era una condizione che, tra me e me, amavo drammatizzare
(l’ultima ora!), al fine di legittimare – in quanto momento
estremo, in cui tutto era gia` dato – le liberta` che la
mia immaginazione si prendeva mentre i miei studenti venivano
costretti a tradurre un frammento dell’Amleto.
the dreamers
... We know what we are, but know not what we may be...
Guardandoli dalla cattedra pensavo, in effetti, a cosa mai
sarebbero diventati (e io con loro). Poi pensavo a Marina
Frajese, la diva del porno, della quale progettavo di scrivere
le belve
una rispettosa biografia. Infine alla mia amante che, acceso
il fornello sotto una pentola destinata alla fame di suo
marito, in quello stesso momento stava forse provando, allo
specchio di una camera da letto dove mai avrei messo piede, le autoreggenti che poco prima, per pura noia, avevamo
sottratto a una commessa altrettanto annoiata.
Ma soprattutto in quell’ultima ora pensavo a Proietti Guya,
sex crimes
la quale, china sul suo vocabolario, se ne stava assorta al terzo
banco mangiucchiando il cappuccio di una biro mollemente
impugnata con la mano sinistra. Niente di cosi` strano
(era sempre affamata, nonché mancina), ma anche il dettaglio
piu` banale, nella sua commovente inettitudine, m’inteneriva:
Guya era l’esatto opposto di sua madre ed era destinata
a diventare esattamente come lei.
Proietti, tutto bene?, le chiedevo raccogliendo i compiti.
Senza guardarmi, Guya annuiva poco convinta (Mmmmmm)
e offriva le sue labbra imbronciate alla mia fantasticheria
finale – quella che, negli ultimissimi minuti dell’ultimissima
le donne tradiscono per motivi evoluzionistici
ora, tramutava la tenerezza di cui sopra in oscena
perversione.
Guya, immaginavo di bisbigliarle sporgendomi dalla cattedra,
wouldn’t you want to take my penis in your mouth?
Mmm-mmm. (rifà il verso alla ragazzina, ammiccando
lubricamente)
Al suono della campanella dovevo attendere che l’aula
si svuotasse, prima di alzarmi e sgusciare dalla cattedra
nascondendo l’erezione sotto il trench. Quindi sgattaiolavo
nel bagno dei professori e in due minuti venivo nella tazza.
vicky cristina barcelona
A infoiarmi, sia chiaro, non era la frusta storiella del
professore che adesca la piu` ingenua delle sue studentesse,
ma l’assai piu` inclassificabile gamma di reazioni (sdegno,
rabbia, umiliazione?) che attribuivo alla madre di
Guya nel momento in cui, nella mia testa, sorprendeva la
figlia adolescente a sbocchinare il supplente d’inglese nel
cesso della scuola.
COPPIE TRADIMENTO 5
(...)