Giuseppe Del Bello per “la Repubblica”
TACCHI
Chi si accontenta di un modesto ma rispettabile 4, chi non scende sotto i 9, chi aspira al 12. Centimetro più centimetro meno, la differenza si sente quando si parla di tacchi. E i primi a subirne le conseguenze sono i piedi. Un incipit di sofferenza, da cui parte la lunga catena di disturbi e patologie che coinvolgono colonna vertebrale, articolazioni, muscoli e vasi. Spesso sottovalutato, il tacco finisce sul banco degli imputati. Nessun processo, ma almeno proviamo a individuare i rischi che corre chi sceglie scarpe (e tacchi) con eccessiva leggerezza.
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Sul tacco poggia il tallone, ecco perché è proprio quest' ultimo a dare il primo (spesso inascoltato) segnale d' allarme. Dal modo di camminare che diventa improvvisamente instabile alla postura di tutto il corpo. È una questione di biomeccanica, in parole povere. Accade che, sotto pressione, le articolazioni finiscono per essere compromesse da altezza e spessore del tacco. Le prime manifestazioni si evidenziano localmente: alluce valgo e deformazioni a carico delle altre quattro dita del piede. «Va ricordato che la volta plantare - premette Maurizio Ripani, ordinario di Anatomia funzionale all' università Roma 4 - è caratterizzata da tre archi, deputati a mantenere l' assetto di tutta l' area anatomica del piede.
Con due funzioni precise: assicurare stabilità al corpo e consentire una deambulazione corretta. Il tacco troppo alto stravolge la funzione degli archi, e le conseguenze si ripercuotono in particolare sul metatarso, con il corpo proteso in avanti ». Il dolore parte dall' alluce passa al tallone d' Achille e coinvolge tutta la pianta In gergo tecnico, si parla di metatarsalgie, cioè di dolore che affligge le cinque lunghe ossa della regione plantare. Ma a far male è anche il tendine di Achille, sollecitato da uno stress dinamico cui non è abituato. Come se venisse chiamato a svolgere una funzione a cui anatomicamente non è preposto.
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Il processo che si innesca è a catena, e si propaga a tutte le altre articolazioni. Responsabile delle manifestazioni dolorose è il peso che, a seconda dell' altezza del tacco, si sposta dal tallone su cui insiste l' avanpiede, con una distribuzione non più uniforme. E c' è anche un calcolo preciso che rivela la proporzione tra altezza del tacco e carico di peso: per esempio, con 6 centimetri il metatarso è costretto a sopportare un peso maggiore di quasi il 60%. Con 9 si sfiora il 77. E così, se all' inizio il tallone "illuso" dal tacco alto regala passi leggerissimi, basta un centinaio di metri per rendersi conto quanto sia effimero quel benessere. Piede, caviglia, ginocchio, colonna vertebrale. Tutta la postura risente di un tacco vertiginoso.
tacchi alti provovano borsiti e neuromi
«Nello stesso momento in cui si instaura questa innaturale condizione - continua il docente - viene interessata la cosiddetta "catena cinetica posteriore" da cui dipende il mantenimento della stazione eretta. Cioè quella che ci consente di stare in piedi. La catena si identifica in tutta la serie di muscoli che partono dalla volta plantare e arrivano su, fino all' osso frontale». E, sempre dipendente dal tacco alto, lo squilibrio osteoarticolare e muscolare diventa l' origine del neuroma di Morton, una fibrosi degli " interdigitali" (i nervi che si insinuano tra le dita dei piedi). In questo caso, lo stimolo irritativo di natura meccanica, provoca un dolore intenso tra terza e quarta falange.
Un dolore percepito anche come bruciore e sensazione di corpo estraneo. Tanto che chi ne soffre, spesso passa al fai da te, sfilandosi la scarpa e massaggiandosi la superficie dolente. Per il tendine di Achille invece, lo stimolo algico deriva da un accorciamento delle fibre muscolari: il tacco alto determina una retrazione del ventre (la parte centrale) muscolare e così l' articolazione della caviglia (tibio-tarsica) risulta limitata, quindi poco stabile. E questo spiega le frequenti distorsioni. «Sono condizioni in cui la catena cinetica, lavorando in maniera anomala, spiega ancora Ripani - causa lombalgie, brachialgie e fenomeni dolorosi che si propagano ovunque».
i tacchi alti accorciano il tendine di achille
Rimane da capire cosa si può fare per garantire al piede (ma non solo a lui) il maggior benessere. L' ideale sarebbe un "appoggio" minimo da inserire sotto il tallone, praticamente un tacco tra uno e tre centimetri. Al di sotto di un centimetro lo scarico del peso corporeo non avviene in modo fisiologicamente corretto, mentre se si supera i tre il corpo subisce uno spostamento in avanti, anche questo anomalo. «Ma il benessere dipende molto da come si cammina - aggiunge lo specialista - e a questo proposito è necessario ricordare la funzione di pompa che svolge quella "soletta" venosa anatomicamente situata sotto la pianta del piede: lavora insieme ai muscoli tramite una fitta rete vascolare. E così aiuta il sangue a risalire verso l' alto. In conclusione, se migliora il circuito venoso della gamba, se ne giova anche tutto l' organismo».
i tacchi alti fanno male alla schiena tacchi2