Maurizio Stefanini per “Libero Quotidiano”
gino strada 3
In Italia c'è una pattuglia di opinionisti che sta coi talebani. Qualcuno senza dubbi, altri con posizioni sfumate, come quella del defunto Gino Strada più anti-americano che filo-islamista.
D'altronde per restare in Afghanistan sette anni come ha fato il fondatore di Emergancy era più igienico attaccare l'Occidente che non gli "studenti di religione". Uno storico difensore dei Taleban è invece Massimo Fini: più che altro, come è suo solito, per bastiancontrarismo.
massimo fini
Nell'articolo che ha scritto per il Fatto appunto il 15 agosto ribadisce in particolare che «i Talebani con Al Qaeda, Bin Laden e gli attentati alle Torri Gemelle non avevano nulla a che fare», spiega che «gli unici a combattere l'Isis in Afghanistan sono stati proprio i talebani», e che «non è del tutto vero che nell'Afghanistan talebano le donne non avessero il diritto di studiare, tasto su cui si batte ossessivamente in Occidente».
talebani
Volevamo solo che stessero in edifici diversi dagli uomini, ma quel mascalzone di Massud ostinandosi a combatterli non gli diede «il tempo di costruirli. Avevano altre priorità. Si può anche capirli».
La rabbia di M Fini contro chi accosta Taleban a Isis e al-Qaeda è pari a quella di Chef Rubio contro chi accosta Hamas ai Taleban. «Il ritorno dei Talebani» è esaltato anche da Hamza Roberto Piccardo, il convertito leader storico della Ucoii. «Contro i popoli non si vince», è il titolo del suo articolo di commento sulla testata La Luce.
hamza roberto piccardo 1
Dopo aver paragonato l'Afghanistan a Algeria e Vietnam chiarisce che «non si tratta di condividere l'ideologia dei mujahidin algerini, o quella dei vietcong e neppure quella dei talebani anche se con i primi e questi ultimi esiste un robusto tessuto comune: la fede islamica che ci accomuna; la questione di fondo è che i popoli possono permettersi di pagare un prezzo che i colonizzatori, gli invasori (compresi i collaborazionisti locali) non possono pagare».
popolazione afghana festeggia i talebani
Spiega dunque che «racconti sulle atrocità dei vincitori» pubblicati su media occidentali «servono a giustificare il fatto che contro mostri del genere la guerra era stata necessaria» e auspica che i Taleban «come ci ha insegnato la tradizione del Profeta Muhammad a cui sostengono di riferirsi, sappiano essere giusti e misericordiosi con quelli del loro popolo che per debolezza o altre circostanze si trovano oggi tra gli sconfitti».
alberto negri
Tesi quasi opposta a quella di Alberto Negri sul Manifesto, secondo il quale anzi americani e Ue con i Taleban si sono già messi d'accordo sotto banco. «Il ritiro americano è una vergogna ma anche una mossa calcolata. Il ritorno all'ordine talebano era prevedibile, forse persino auspicato. Fare gli stupiti è ipocrita».
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«La stessa usuale solfa di Bruxelles che spera con i quattrini di fermare gli arrivi alle frontiere, una volta pagando Erdogan, un'altra i libici o i tunisini. I prossimi a libro paga magari saranno proprio i talebani e non ci sarebbe da scandalizzarsi».
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Che invece è proprio la strategia sostenuta sul Fatto Quotidiano dal senatore Gianluca Ferrara, vicepresidente del gruppo M5S al Senato. Ferrara dice che «l'Europa deve impegnarsi per una soluzione politica che consenta di preservare le poche conquiste fatte in questi ultimi due decenni e garantire finalmente una prospettiva di pace. Se l'Ue non si fa promotrice di un'azione diplomatica, a riempire il vuoto lasciato dagli Usa saranno altri attori internazionali che già si stanno adoperando per perseguire i loro obiettivi geopolitici». Insomma: abbuffiamoli di soldi.
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