Alessandro Pasini per il Corriere della Sera
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Cose belle che si facevano da ragazzi: una gara di intelligenza sopraffina; un sorpasso da fenomeno all' attuale re del corpo a corpo; un secondo posto che mancava da dieci gare e che sigilla la 24ª stagione con almeno un podio; il divertimento puro.
«Che roba bella, ne avevo bisogno, ho girato come quando ero giovane!». Detto da uno che invece di anni ne ha 40 - per lo sport una cifra da pensioni, salvavita e badanti - fa impressione. Ma questo, signore e signori, è Valentino Rossi, e allora teniamocelo stretto ancora una volta. Che lo si ami o, chissà perché, non lo si sopporti, oggi tutti dovranno almeno convenire: come lui non c' è nessuno. E questo non è un parere, ma storia.
Nel giorno in cui Marquez passeggia senza ostacoli a Termas de Rio Hondo verso la sua prima vittoria in stagione e il primato nel Mondiale MotoGp, Valentino scrive un' altra delle sue grandi opere siringando a metà dell' ultimo giro un califfo come Andrea Dovizioso, che in queste situazioni di solito sguazza. Il Dottore, loquace e felice come ai bei tempi, descrive l' impresa come «una gran botta di adrenalina» e ne spiega così la genesi: «Ho cercato di non sbagliare neanche di un centimetro perché Dovizioso è il re dell' incrocio. Ho cercato di capire il punto giusto per sorpassarlo e non andare largo, poi sono stato bravo a non lasciargli la porta aperta per reagire».
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Poco dopo il ducatista spiegherà che la gomma lo aveva abbandonato e che mai e mai poi avrebbe avuto il grip per replicare, ma questo non cambia lo scenario: «Valentino è stato bravo», ammetterà Andrea, e Vale aggiungerà: «È stata una gran bella battaglia». Fair play sincero fra due campioni che si stimano, ogni tanto si annusano, e sono molto più simili di quanto essi stessi credano.
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Insieme al Morbidelli show di metà gara (prima con Rossi, poi con Petrucci, prima di sfilarsi e cadere nell' ultimo giro insieme a Viñales), il duello finale è stata la cosa più bella di una corsa il cui vincitore non è mai stato in discussione: «Perché, c' era anche Marquez?», ha sorriso Rossi alla fine. L' hondista era infatti in una di quelle giornate di onnipotenza in cui avrebbe potuto fare qualunque cosa: dopo la pole è scattato e ha salutato, toccando anche i 12" di vantaggio prima di rallentare e chiudere in passerella a 9"8. In questi casi agli avversari non resta che fare il meglio che possono e limitare i danni.
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Ecco perché il terzo posto di Dovizioso, che in passato a Termas aveva infilato diversi fiaschi, è da applausi comunque: «Non sono contento perché le gomme sono calate troppo, ma questi sono punti importantissimi».
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Già. Marquez che conduce 45-41 è un buon segno per il ducatista, ma anche Rossi terzo a 31 non è niente male. Significa che se la moto lo assiste, lui la sa usare ancora con arte: «È un risultato importantissimo per me e per la Yamaha. Abbiamo approcciato bene il week end, lavorato bene sulle gomme e fatto una buona qualifica». Cose fondamentali da ripetere fin da Austin fra 15 giorni. Per provare magari a vincere e tornare di nuovo così felice: «Tutti questi anni sul podio non è male, pensate che la prima volta c' era ancora il bianco e nero...». E ride. Perché sa che questo non fa di lui un vecchio, ma un immortale.
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