1. COLAO UN PIANO PER DIRSI ADDIO MA PALAZZO CHIGI NON LO USERÀ
Ma. Con. per “il Messaggero”
«Il piano di rinascita del Paese», più volta annunciato da Giuseppe Conte, non passa più per la task force di Vittorio Colao. Almeno così lascia capire palazzo Chigi quando fa sapere, via Adnkronos, che «non ci sarà nessun documento Colao dietro il piano di rilancio».
IL TACCUINO
Un tentativo, forse riuscito male, per non dare alle forze sociali tutto per scontato o per già deciso. Così come un modo per ricominciare da capo e presentarsi agli stati generali dell'economica con il taccuino vuoto. Ridurre il però il contributo degli esperti messi insieme proprio per disegnare la Fase3 a poco più di un contributo accademico rischia comprensibilmente di irritare il gruppo messo insieme da Colao che nel weekend dovrebbe consegnare il suo lavoro dopo le ultime rifiniture di ieri sera.
VITTORIO COLAO
Il lavoro sul documento per la ripartenza è composto da una lunga serie di slides che illustrano gli interventi e i tempi. Una sorta di cronoprogramma da qui al 2022 che lo stesso Colao ha avuto modo di costruire lavorando alacremente anche con i tecnici del Mef, di palazzo Chigi e dello Sviluppo Economico. Negli ultimi giorni, ai cento progetti già in parte resi noti a Conte, se ne sono aggiunti altri che implementano sostegni specie sul fronte del lavoro delle donne che rischiano in questo momento di essere maggiormente penalizzate.
L'obiettivo è quello di trasformare i costi della crisi in opportunità e quindi in investimenti per modernizzare il Paese e renderlo più efficiente. Scuola, fisco e sanità sono temi fuori dalla mission della task force, dove invece gli investimenti costituiscono la parte più consistente. Infrastrutture materiali e digitali, quindi. Ovvero banda larga, ma anche ponte sullo Stretto.
Proposte, tante, che costituiscono una sorta di menu dal quale attingere con tanto di scaletta temporale che tiene conto anche dei tempi della nostra lenta macchina burocratica. E' per questo che nei giorni scorsi la task force si è confrontata con il ministro della pubblica amministrazione Fabiana Dadone che più volte è intervenuta sul tema della digitalizzazione dei servizi della P.A.
Il ridimensionamento del contributo della task force di Colao, che non sembra più essere lo spunto dal quale il governo intende partire, rischia di incrinare ancor più i rapporti già non idilliaci tra il gruppo di esperti e palazzo Chigi. Nelle fasi più acute della pandemia il ricorso agli esperti è avvenuto a mani basse provocando anche qualche mugugno nella maggioranza.
giuseppe conte al telefono
Dopo il ridimensionamento dei pareri del Comitato tecnico scientifico che avrebbe avuto una riapertura del Paese molto più graduale se non a scacchiera, tocca ora ai tecnici della Fase3 il cui lavoro finisce schiacciato da un'altra serie di cervelli che Conte intende raccogliere negli stati generali. Ripartendo però da zero ed evitando magari che possa esserci qualcuno che possa fargli ombra al punto da essere immaginato come suo possibile successore a palazzo Chigi.
Una tela di Penelope, quella che cuce e disfa il governo giallo-rosso, di cui non si vede quando possa esserci la traduzione in atti politici e normativi. Presentando ieri il suo libro La mossa del cavallo, Matteo Renzi non ha parlato del lavoro di Colao, ma ha sostenuto che «gli impegni presi da Conte vanno nella direzione giusta» «cominciando dal Piano Shock su infrastrutture e scuole». Esattamente i temi di cui si sono occupate le task force di Vittorio Colao e Patrizio Bianchi. Temi diversi, ma un comune destino.
2. CIAO CIAO VITTORIO COLAO
Pietro Salvatori per www.huffingtonpost.it
L’indicazione è arrivata ieri. Direttamente da Palazzo Chigi: “Serve una relazione pronta nelle prossime ore”. La task force economica guidata da Vittorio Colao si è riunita in gran fretta e ha iniziato a lavorare per tutto il giorno in videoconferenza, con l’obiettivo di consegnare un testo tra la tarda serata di giovedì e venerdì mattina: “I tempi sono quelli che sono, ci hanno chiesto un’accelerazione formidabile, compatibilmente con questo daremo il miglior documento possibile”.
VITTORIO COLAO
Ma se si chiede a chi sta mettendo la testa sugli Stati generali dell’economia la risposta è serafica: “Il documento Colao sarà tra gli spunti di riflessione, ma non imposteremo il piano di rilancio su quello”. Non solo. Dopo la relazione con tutta probabilità la missione della task force si considererà esaurita, e non contribuirà alla costruzione delle misure da mettere concretamente in campo da qui all’autunno.
Giuseppe Conte avrebbe intenzione di partire da lunedì, dai ministeri competenti si fanno spallucce e si ritiene che con tutta probabilità si potrebbe slittare di uno o due giorni. Gli Stati generali si terranno a Villa Pamphili, e nelle intenzioni del premier dureranno una settimana. Una sorta di grande brain storming con tavoli di discussione per raccogliere spunti di riflessione, proposte e suggestioni che fungano da direttrici per impostare il lavoro dei prossimi mesi. A Palazzo girano i nomi delle sigle che sono state coinvolte nel confronto anche durante il periodo dell’emergenza: dai sindacati a Confindustria, passando per Confapi, Confimi e le grandi associazioni di categoria.
Sull’identità delle singole personalità che il presidente del Consiglio ha accennato di voler coinvolgere siamo ancora all’album delle figurine vuoto. “Ancora li stiamo pensando”, spiega una fonte di governo, e i pochi che sono circolati tra le anticipazioni di queste ore fanno garbatamente sapere di non aver ricevuto alcuna telefonata. “Colao - ha spiegato Conte - mi ha già anticipato alcuni progetti a cui ha lavorato, ha raccolto, nel confronto con tantissimi stakeholders, tantissime proposte”. Il tutto finirà in quello che il presidente del Consiglio definisce “passaggio finale” in cui mettere in fila le idee migliori del sistema paese.
RENZI CONTE
E dire che fino a nemmeno un mese fa da un lato il governo aveva presentato Colao e il suo team come una sorta di risolutori dei problemi dai quali sarebbe stato impossibile prescindere per la salvezza dell’Italia, dall’altro infuriava il dibattito sulla debolezza della politica che delegava le scelte a pool di tecnici che si moltiplicavano senza soluzione di continuità. C’è stato un istante in cui Colao era diventato seriamente un possibile successore di Conte, con tanto di doverosa intervista a smentire il chiacchiericcio. Un dibattito che, visto oggi, sembra lunare, in quello che è probabilmente l’ultimo giorno di attività della task force.
Raccontano che il feeling tra i due non sia mai sbocciato, e già nelle scorse settimane si sono rincorse voci di possibili dimissioni del manager. A pesare anche la contrarietà di un buon pezzo dei 5 stelle a fare della relazione la bibbia del post emergenza, per divergenze sui contenuti e per la necessità che fosse la politica e la concertazione tra le agende dei partiti al governo a mettere a punto i provvedimenti per la fase di rilancio, osservazione quest’ultima condivisa anche da parte del Pd e Italia viva. La parabola della task force salvatrice della patria è destinata a concludersi così, una grande tempesta in un bicchier d’acqua che ormai sembra svuotato.
conte di maio