1. UNA DEMOCRAZIA CHE RISCHIA DI ESSERE ORFANA DEI SUOI ELETTORI
Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
MICHELE DE PASCALE - STEFANO BONACCINI
Hanno vinto le opposizioni, ha perso la maggioranza di governo. Ma i dati sull’affluenza in Emilia-Romagna e Umbria dicono che sono stati sconfitti un po’ tutti. Passare dal 67,7% del 2020 al 46,4 segna un crollo di legittimazione nella storica «regione rossa», non spiegabile con la rabbia per il modo in cui le autorità hanno risposto all’alluvione disastrosa delle scorse settimane.
E il 52,3% dell’Umbria sfigura rispetto al 64,7 di cinque anni fa. I vincitori fanno festa, come è naturale. La segretaria Elly Schlein si è presentata nella sua Bologna per celebrare l’affermazione netta del candidato del Pd, Michele de Pascale. E subito dopo è corsa a Perugia dopo un lungo testa a testa tra candidate. Ma la vittoria ha un retrogusto amaro. […]
michele de pascale elly schlein
2. PERSI 800 MILA VOTI “GLI ELETTORI PENSANO CHE SCEGLIERE NON SERVA”
Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”
In Emilia-Romagna sono andati dispersi oltre 700 mila voti in soli quattro anni e così Michele de Pascale è stato eletto presidente da meno di un emiliano-romagnolo su due. Lo dice il dato dell’affluenza alle urne che si è fermato al 46,42%, ben al di sotto della soglia psicologica del 50%, scendendo di 21 punti rispetto alle regionali del gennaio 2020 […]. […] Tuttavia quello di ieri non è il dato peggiore nella storia delle elezioni emiliano- romagnole: nel 2014 si toccò il 37%, ma era l’epoca delle spese pazze regionali.
stefania proietti elly schlein
In Umbria il crollo dei votanti è stato inferiore, ma comunque molto netto con una perdita di oltre 80 mila elettori rispetto al 2019. L’affluenza definitiva è del 52,30%, nella tornata precedente era stata del 64,69%, con un calo dunque di 12 punti.
L’Emilia-Romagna […] rappresenta il caso limite. Il neo presidente temeva che l’astensione potesse essere ancora più alta. Critica soprattutto il governo che al posto «di chiedere nuove competenze per l’autonomia differenziata dovrebbe lavorare per rinsaldare il legame con gli elettori».
La ragione lasciata a giugno da Stefano Bonaccini è arrivata al voto in un periodo difficile a causa delle inondazioni, con tanto di polemiche rivolte al governo accusato di aver abbandonato i cittadini.
antonio noto foto di bacco (7)
Per il sondaggista Antonio Noto, direttore dell’istituto demoscopico Noto sondaggi, tuttavia «non è detto che ciò abbia influito sulla partecipazione al voto», malgrado anche nelle zone colpite dal maltempo si sia registrato un forte calo dei votanti.
La questione resta comunque al centro dello scontro. «Molta gente ha perso tutto. Perché votare ancora per chi non l’ha protetta, con gli aiuti che erano stati mandati ma non sono stati spesi?», si chiede su X la deputata di Forza Italia Rita Dalla Chiesa.
STEFANO BONACCINI - MICHELE DE PASCALE
Ma per gli studiosi dei flussi elettorali la variabile politica non è questa. Piuttosto, dice Noto, «io credo abbia influito una campagna elettorale spenta: non c’è stato un testa a testa. Neanche il centrodestra ha raccontato ai suoi elettori che avrebbe potuto vincere».
Rispetto al 2020 non ci sono state novità politiche. «Quattro anni fa le sardine e la Lega sono stati due fenomeni che hanno portato le persone alle urne. A destra il Carroccio aveva appena vinto le europee, c’era il timore che la leghista Lucia Borgonzoni potesse vincere, quindi c’è stata una chiamata alle armi che questa volta non c’è stata. L’affluenza bassa ha colpito più il centrodestra che centrosinistra ». Sono dati che fanno riflettere e preoccupare.
FABRIZIO MASIA
L’europarlamentare dem Matteo Ricci, pur soddisfatto per i risultati del Pd, guarda già ai prossimi appuntamenti, come il voto nelle Marche: «Unico neo - dice - è ancora una volta la bassa affluenza sulla quale dovremo lavorare tanto ». Anche perché la disaffezione è evidente, come spiega il sondaggista Fabrizio Masia, spin doctor e amministratore delegato di Emg Different.
«La politica non riesce a dare risposte ai cittadini, si sta diffondendo l’idea che se voti uno o voti l’altro poco cambia». Tirando le somme in Umbria ha votato poco più della metà degli aventi diritti, in Emilia-Romagna ha votato meno della metà: «Questo significa che l’astensione è il primo partito», dice Masia che invita la politica a ripensare il sistema facendo «un ragionamento per cui un’elezione potrà essere valida se si raggiunge un certo quorum».
ROBERTO DALIMONTE
Potrebbe essere un modo, secondo il sondaggista, per spronare i partiti a fare un maggiore appello ai seggi. «Appello che più o meno viene lanciato ma sempre troppo poco e dunque non si riesce a favorire la partecipazione ». Inoltre, conclude Masia, bisognerebbe trovare una modalità per agevolare le persone affinché possano andare al voto». Tuttavia, secondo Roberto Weber di Ixè, «né le forze di opposizione, né quelle di governo sono interessate ad avviare una vera riflessione e il livello di legittimazione dei governi sarà sempre molto debole».
stefania proietti dopo la vittoria foto lapresse
3. D’ALIMONTE: “PESA LA DISAFFEZIONE VERSO ELEZIONI POCO COMPETITIVE E CANDIDATI CON SCARSO APPEAL
”Estratto dell’articolo di Gab. Cer. per “la Repubblica”
[…] Roberto D’Alimonte, docente di Sistema politico italiano all’università Luiss […], in Emilia-Romagna l’affluenza è scesa di 21 punti percentuali rispetto al 2020 e in Umbria di 12 rispetto al 2019. Quali sono stati i fattori determinanti?
«Nel caso dell’Emilia-Romagna, l’esito della votazione è stato considerato scontato e questo ha demotivato molti elettori. Inoltre contano i candidati in campo.
STEFANIA PROIETTI ELLY SCHLEIN
Quando Stefano Bonaccini venne eletto la prima volta nel dicembre del 2014 ci fu un crollo catastrofico dell’affluenza. Si toccò il minimo storico del 37,7%. Un po’ per i conflitti interni al partito e un po’ perché l’attuale presidente del Pd non era visto come un buon candidato. Cinque anni dopo è andato a votare oltre il 60%. Oggi l’affluenza è scesa di nuovo anche se non ai livelli del 2014. Dunque c’entra la poca competitività, ma anche lo scarso appeal dei candidati».
E in Umbria?
«Lì l’elezione era considerata incerta, c’era una maggiore competizione tra gli sfidanti. Questo è certamente uno dei motivi per cui il calo dell’affluenza è stato minore».
[…] Si può parlare anche di disaffezione degli elettori?
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
«Certamente, vi è una disaffezione nei confronti della classe politica e una crescente delusione di fronte alla qualità dei candidati. Poi ci sono altri fattori: l’invecchiamento della popolazione e il minore interesse da parte dei giovani verso la politica. Per tanti elettori più anziani il voto era una abitudine consolidata. Questo non è più vero per le ultime generazioni ».
Che ruolo giocano i partiti?
«Di certo incidono l’indebolimento dei partiti di massa e la crisi delle ideologie che si traduce nella scarsa capacità delle forze politiche di mobilitare l’elettorato. Oggi non ci sono più idee e partiti forti. Contano i candidati e la competitività delle elezioni. Oppure, la rete delle clientele».
Quanto influisce la crisi del M5s nella bassa affluenza alle urne?
giorgia meloni comizio finale per donatella tesei in umbria
«Nel 2013 e nel 2018 ci sarebbe stata una diminuzione dei votanti ancora più marcata, che invece non si è registrata grazie al fenomeno CinqueStelle, ma adesso questo fenomeno non c’è più. Questo vale soprattutto per le politiche perché invece alle regionali non hanno mai avuto grandi performance a parte in Sicilia. Ma sono episodi che dimostrano anche la volatilità del voto».
Cosa intende?
MAURIZIO LUPI - MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - DONATELLA TESEI - ANTONIO TAJANI - STEFANO BANDECCHI
«Oltre all’astensionismo quello che caratterizza il comportamento di voto oggi è la volatilità, cioè lo spostamento di voti da un partito all’altro o dalla astensione al voto e viceversa. L’Umbria è un caso esemplare. Nel 2019 la Lega ha preso il 37 % dei voti e FdI il 10,4%. Alle Europee di questo anno la Lega è scesa al 6,8% e FdI è salita al 32,6 %.
L’unico partito che è riuscito a spezzare questa logica è stato il M5s perché negli anni che vanno dal 2013 al 2020 è riuscito ad accreditarsi come partito trasversale né di destra né di sinistra ed è riuscito a strappare un pezzo di elettorato ai partiti di centrodestra, oltre che al Pd. E in questo senso i voti sono usciti dai confini dei due blocchi ma oggi gli elettori del centrodestra che in passato hanno votato M5s sono tornati a casa».
STEFANO BONACCINI - MICHELE DE PASCALE - ELLY SCHLEIN