Milena Gabanelli e Luigi Offeddu per il “Corriere della Sera”
milena gabanelli e la sua ultima puntata di report 3
Il presidente della Repubblica e garante della Costituzione l' ha detto: «L' evasione fiscale è un fatto indecente, chi evade sfrutta ciò che altri pagano. Senza l' evasione ci sarebbero più soldi per stipendi e pensioni». Era il momento giusto per dirlo: il 31 dicembre scadrà il tempo per gli emendamenti al decreto fiscale e gli italiani sapranno con certezza quante imposte dovranno pagare nel 2020. Meno degli altri anni, assicura il governo, per la riduzione di 3 miliardi del cuneo fiscale.
È probabile che alla fine il carico totale sarà più pesante: si prevede un aumento del 3,5 per cento per i concessionari di servizi pubblici come porti e ferrovie e interventi su assicurazioni e autostrade, con inevitabile «ricarico» delle tariffe sui contribuenti. Intanto nel 2018, dicono Ocse e Cgia, la pressione reale ha superato già di oltre 6 punti quella ufficiale, toccando anche il 47,9%.
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Torna la vecchia domanda: è vero che l' Italia è il Paese più tartassato d' Europa? Ecco la classifica Ue, anno 2018, sulla pressione fiscale totale in rapporto al Pil, elaborata dall' ufficio studi Cgia su dati Eurostat, e relativa alle imposte dirette, indirette, imposte su redditi da capitale, contributi sociali: l'Italia si piazza al settimo posto con il 41,8%, contro una media Ue del 40,2%.
In testa la Francia con il 48,4%, segue il Belgio con il 46,6%, Svezia, 44,3%, Austria, 42,5%; Grecia, 41,4%; Germania, 41,2%. Molto più pesanti invece i carichi sulle imprese. Dai dati di Banca Mondiale e Cgia in testa c'è la Francia: 60,7%, segue l' Italia con il 59, 1%, poi la Germania 48,8%, e l' Irlanda 23%. Poi ci sono imposte che variano a seconda delle regioni, delle dimensioni dell' impresa, del tipo di attività e dei componenti della famiglia: Imu, Tari, Tasi...
Per quel che riguarda le accise, il peso fiscale su un litro di carburante in Italia è il più alto: 1 euro e 003 centesimi di euro per ogni litro, ed è previsto un aumento nel 2020. La media europea è di 89,3 centesimi, scendendo nel dettaglio di Paesi comparabili al nostro troviamo la Francia, che chiede 65,9 centesimi, e la Germania 65,5.
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Ci sono poi le micro imposte. In Italia continuiamo a pagare la marca da bollo da 2 a 16 euro (esiste dal 1863), anche se ormai è abolita in molti Paesi Ue. Il nostro passaporto è il più costoso: 116 euro, in Francia se ne pagano 86, in Grecia 84,4, in Austria 75,9, in Germania quasi te lo regalano: 37,5 euro. In compenso siamo il Paese che paga meno il canone tv: 90 euro, contro i 335 della Danimarca, i 215,7 della Germania e i 139 della Francia.
Con il Portogallo e la Bulgaria, l'Italia è il Paese europeo dove è più complicato pagare le imposte. L'analisi di Banca Mondiale dice che a una piccola impresa italiana, ogni anno, occorrono in media 29,7 giorni lavorativi solo per raccogliere le carte necessarie. La media Ue è di 18 giorni. In Francia ne bastano 17, in Spagna 18, in Germania 27. Secondo il «Financial complexity Index» condotto in 94 Paesi dal gruppo finanziario Tfm, i primi tre Paesi al mondo con il fisco più tortuoso sono nell' ordine: Turchia, Brasile, Italia.
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Anche qui dunque siamo i primi in Europa. Secondo l' indice internazionale della competitività fiscale compilato dall' Ocse, su 36 Paesi, l' Italia è al 34esimo posto.
I motivi della lentezza italiana sono invece noti: eccessiva burocrazia, norme complicate che cambiano ogni anno, «ingorgo» delle controversie nelle commissioni tributarie.
In 10 anni, i giudici sono calati del 40,2% e l' anzianità media delle controversie pendenti è di 689 giorni, in leggero calo rispetto a 2 anni fa. Il cittadino paga le imposte e lo Stato in cambio offre i suoi servizi. Dai dati Ocse, l' Italia spende l' 8,9% del Pil per la sanità pubblica, la media europea è al 9,6%. La classifica è guidata dalla Francia (11,5%) e dalla Germania (11,3%). Nella spesa pro capite sanitaria l' Italia è all' undicesimo posto: 2.551 euro nel 2017 contro una media Ue di 2.773.
Da noi come ovunque, le tasse servono a coprire le spese di tutta la macchina pubblica: dagli ospedali alla scuola, dalle infrastrutture alla manutenzione delle strade, forze di polizia, tribunali, Protezione civile, traporti, assistenza sociale, ricerca, e le costosissime cure contro il cancro, garantite gratuitamente a ogni malato.
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Chi evade, scarica anche questo peso su tutti i concittadini. E i Paesi che impongono meno tasse lasciano poi «scoperti» i loro contribuenti: in Italia, la sanità pubblica assicura 47 protocolli di diagnosi prenatale estesa e obbligatoria per altrettante patologie rare, la sanità irlandese solo 8. E gli irlandesi vengono a curarsi qui. Siamo fra i Paesi europei che evadono di più.
La nota aggiuntiva al Documento 2019 sull'economia e la finanza certifica una differenza fra le entrate previste e quelle effettivamente pervenute di circa 109,7 miliardi di euro. L'imposta più evasa è l'Iva, dove secondo il «rapporto Murphy» presentato a luglio al Parlamento europeo l' Italia è prima nella lista Ue: ben il 25,9% del dovuto, ovvero circa 35 miliardi ogni anno. Siamo ai primissimi posti anche nell' economia sommersa. Il «nero» vale oggi 211 miliardi, il 13% del Pil.
Incrociando varie statistiche, si arriva alla stima sull' evasione pro capite: 3.182 euro in Italia, 3.070 nella florida Danimarca, Francia 1.760, Germania 1.522. Le percentuali di recupero dell' Agenzia delle Entrate: dai 20,1 miliardi nel 2017 siamo scesi a 19,2 nel 2018.
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Lo Stato premia i Comuni che contribuiscono alle attività di recupero: nel 2018 il più attivo è stato San Giovanni in Persiceto (Bologna) che ha ricevuto da Roma 1.519.052 euro.
Fra gli strumenti antievasione, il primo è il contrasto all' uso del contante, la miniera che consente di produrre il sommerso. Dal primo luglio 2020 il tetto scenderà a 2.000 euro, per arrivare a 1.000 nel 2021. Dagli ultimi dati di Banca d' Italia, la media Ue dei pagamenti tracciabili pro capite è stata di 261.
In Italia siamo a quota 111, contro i 456 dei Paesi Bassi, 327 della Francia, 257 della Germania. Morale: dopo di noi c' è solo la Bulgaria e siamo a pari merito con la Grecia, che in 5 anni è passata da 27 operazioni a oltre 100.
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Su questo fronte sta viaggiando molto velocemente grazie a leve strategiche e incentivi.
I Pos installati (obbligatori) sono 50.000 per milione di abitanti. È la più alta densità in Europa. Sono stati imposti limiti molto bassi ai prelievi e i pagamenti in contanti non possono superare i 500 euro. Le spese mediche fatte con i Pos sono tutte conteggiate per il calcolo dei crediti d' imposta. Dal 1 gennaio 2017, chi vuole godere di un credito d' imposta deve effettuare un valore minimo di pagamenti elettronici, calcolato sulla base del suo livello di reddito.
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Anche l' Italia ci ha pensato, si chiama «Bonus Befana»: detrazione del 19% per chi paga con Bancomat o carta di credito i conti di bar, ristoranti, idraulici. Ma scatterà dalla Befana del 2021. Sanzioni per chi non usa il Pos obbligatorio: zero (finora). I piccoli commercianti chiedono che vengano abbassate le commissioni interbancarie: per ora nulla di fatto.
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