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Guglielmo Buccheri per la Stampa
Il calcio italiano ha fissato il proprio giorno del giudizio, per molti dall' esito scontato, ma, a dire il vero, non proprio scontatissimo.
Lunedì, il governo del nostro pallone sarà chiamato a rinnovare la fiducia a un presidente, Carlo Tavecchio che, nella riunione a Roma con i rappresentanti delle componenti che reggono il sistema, ha annunciato la propria «indisponibilità a rimettere il mandato».
Nessun voto, o dichiarazione di voto, era prevista attorno al tavolo federale di ieri.
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Ma qualcosa si è mosso. Tavecchio ha ricordato il lavoro fatto fino a ora, sottolineando, fra l' altro, il nostro appoggio incondizionato alle vincenti candidature di Infantino come numero uno della Fifa e a Ceferin come presidente dell' Uefa. Poi, la Var, il progetto delle seconde squadre e l' apertura alla trasformazione della Lega di C in un campionato semi-professionistico per alleggerire il carico fiscale sulle società e permettere alla categoria di evitare pericolose trappole economiche per colpa di una difficile sostenibilità.
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Già sondato l' ex Bayern Programma ed idee. In parte attuate, in parte da presentare come base della ripartenza dopo l' incubo del non Mondiale. Ma, lunedì, il presidente della Figc dovrà dimostrare ai consiglieri federali di avere la forza perchè la panchina della Nazionale finisca nelle mani di chi ha una storia fatta di successi e consensi alle spalle. Tradotto: Tavecchio dovrà mettere dentro all' agenda della federazione il nome di un allenatore di primissimo piano. Già in passato è accaduto di rifiuti eccellenti - vedi Roberto Mancini - proprio legati alla presenza di una governance che costituiva un ostacolo alla volontà degli interessati.
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Tavecchio vuole Carlo Ancelotti. E su Ancelotti si giocherà la partita più difficile per tanti motivi. L' aspetto economico non spaventa anche perchè l' intero governo del pallone ha capito che serve una guida tecnica di tale valore: l' operazione potrebbe, così, ricalcare quella che nell' estate del 2014 portò Antonio Conte al timone, con un ingaggio che partiva dai 4 milioni di euro a salire grazie ad una serie di bonus. Quello che può rappresentare un problema è la trattativa.
Ieri, Tavecchio ha ricevuto i primi segnali incoraggianti: i suoi collaboratori, incaricati di sondare direttamente Ancelotti, gli hanno riferito dell' inesistenza di pregiudiziali dell' ex tecnico del Bayern Monaco nei suoi confronti. Ancelotti è, dunque, disposto ad ascoltare il progetto della Figc, ma, spesso, in passato si è scambiata la sua disponibilità ad un contatto come ad un' apertura che tale, poi, non si è manifestata.
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Necessari nove voti Lunedì la partita su Ancelotti entrerà nel vivo. Ma prima di lunedì Tavecchio dovrà avere in mano qualche carta da giocare per far sì che su di lui non cadano pericolose trappole. Per la fiducia servono almeno nove voti e l' attuale presidente federale può contare, in partenza, sui sei dei Dilettanti, sui due degli allenatori e sull' unico voto degli arbitri, oltre naturalmente al suo.
L' opposizione sull' Aventino è quella dei giocatori (ieri il presidente Tommasi se ne è andato non appena Tavecchio ha annunciato l' intenzione di rimanere), l' opposizione più dialogante quella della Lega di C. Ma senza la forza attrattiva di un allenatore della prossima Italia di primo livello gli equilibri possono mutare.
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