Rosario Dimito per ''Il Messaggero''
GIUSEPPE CASTAGNA
IL RISIKO ROMA Banco Bpm e Credit Agricole si preparano ad aprire un negoziato vero e proprio per valutare l'ipotesi di fusione. E dopo alcuni colloqui telefonici fra i ceo Giuseppe Castagna e Philippe Brassac, nei giorni scorsi le parti, secondo quanto risulta al Messaggero, avrebbero sottoscritto un accordo di riservatezza, finalizzato allo scambio di informazioni e dati. E' un passaggio cruciale perché dimostra che «nell'esplorazione di tutte le possibili ipotesi in relazione ad una potenziale aggregazione», la pista verso il partner francese sta prendendo piede.
Anche perché, dopo Intesa Sanpaolo-Ubi Banca, il mercato e i regulator guardano a un nuovo giro del consolidamento nazionale e Piazza Meda, terzo gruppo bancario italiano, può essere il prossimo protagonista. Unicredit dal canto suo, avendo scelto Piercarlo Padoan come presidente in pectore, sembra destinato a ri-privatizzare Mps nei tempi però dettati dal piano di ristrutturazione da concordare con Francoforte e Bruxelles. Tra Milano e Parigi, quindi, da qualche giorno sarebbero in corso scambi di numeri e dati riferiti ai valori di libro dei due gruppi, per potersi conoscere meglio ai fini di una valutazione. Non ci sarebbero advisor con mandati formali, ma Lazard sta aiutando il team di Castagna, JpMorgan i francesi.
PHILIPPE BRASSAC CREDIT AGRICOLE
I RAPPORTI DI FORZA
Dalle prime sommarie analisi, Banco Bpm potrebbe essere il 55-60% della business combination che nascerebbe da un'offerta di scambio che coinvolge Piazza Meda e Credit Agricole Italia. Da questi valori potrebbero discendere i rapporti di forza della nuova banca anche in termini di governance dove la maggioranza sarebbe della componente Banco, fermo restando però che il socio francese sarebbe unico, mentre gli azionisti italiani molto frazionati. Le parti non si sarebbero ancora incontrate di persona a causa del Covid, che ha impedito a Castagna di recarsi a Parigi.
carlo fratta pasini giuseppe castagna
Si consideri che sul piatto, Brassac metterebbe la ex Cariparma, Friuladria e Agos di cui detiene il 61%, mentre il Banco ha il 39%. Del gruppo franco-italiano con sede a Parma, la capogruppo francese possiede l'85%, mentre il 15% è frazionato tra le Fondazioni di Parma, La Spezia, Piacenza. Nel Banco, il primo socio è un investitore finanziario anglosassone - Capital research and management company con il 4,99% - mentre c'è una presenza frazionata di Fondazioni guidate da Crt, che vanta l'1,9% e insieme alle altre (Lucca con l'1,2%, Alessandria lo 0,5% e Cariverona lo 0,5%) coagula il 4,1% circa. Anche se ancora i colloqui sono preliminari, comunque la sede sarebbe Milano e il nome dovrebbe comprendere i due brand. Così come è prematuro parlare di poltrone, anche se chi conosce Castagna è consapevole che almeno un altro mandato vorrà farlo, avendo 61 anni.
C'è da considerare che alla presidenza di Piazza Meda da aprile scorso siede Massimo Tononi, figura brillante per la grande esperienza, competenza, relazioni, apprezzato all'esterno che dalla sua ha anche l'età adeguata (56 anni). Credit Agricole Italia è guidata da Giampiero Maioli, l'artefice dell'andamento brillante dell'istituto e dei risultati conseguiti anche a livello strategico: il gruppo opera con circa 1.000 filiali, ha 6,4 miliardi di patrimonio netto, 2 milioni di clienti, 3,5 miliardi di proventi operativi netti. A sua volta il Banco ha una rete di 1.800 filiali, un totale attivo di 179,4 miliardi, 116 miliardi di raccolta diretta, 76,1 miliardi di indiretta, 106 miliardi di impieghi.
giampiero maioli cariparma