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    CHE CI FREGA DI GRETA, NOI C'AVEMO TECLA - LA 16ENNE CHE HA VINTO SANREMO YOUNG E SARÀ SUL PALCO DELL'ARISTON HA LE IDEE CHIARE SUL FEMMINISMO: ''NESSUNO DEVE DIRCI QUANTO VALIAMO, MI RIVOLGO NON SOLO AGLI UOMINI, MA ANCHE A TUTTE LE RAGAZZE CHE NON SANNO FARSI RISPETTARE, CHE NON ALZANO LO SGUARDO DI FRONTE A CHI GODE AD UMILIARLE''. NELL'ERA DI BILLIE EILISH, PREPARATEVI A UNA NUOVA STELLA: ''NON HO UN GRAN RAPPORTO CON I COMPAGNI. TROVANO STRANE LE MIE RINUNCE ALLE USCITE, MA SE QUALCUNO MI PRENDE IN GIRO SAPPIA CHE…''


     
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    Stefano Mannucci per ''il Fatto Quotidiano''

     

    Non è mai troppo presto per lasciare un segno. Chiedete a Tecla Insolia, sedici anni appena compiuti, che messaggio diffonderebbe se Greta Thunberg le passasse il microfono. “Direi che tanti piccoli cambiamenti fatti da tante piccole persone possono trasformare il mondo. Non dobbiamo averne paura. E se una mia coetanea sta illuminando le coscienze di tutti, io non posso sentirmi intimorita a portare al Festival una canzone solida come ‘8 marzo’. Dicano pure che è un tema troppo ingombrante per una ragazzina. Li convincerò”.

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    Altro che passi indietro. Nel Sanremo delle polemiche sul ruolo delle donne Tecla va per ricordare che “nessuno deve dirci quanto valiamo, nessuno può cavarsela con un fiore per poi calpestarci tutto l’anno. Mi rivolgo non solo agli uomini, ma anche a tutte le ragazze che non sanno farsi rispettare, che non alzano lo sguardo di fronte a chi gode ad umiliarle”.

     

    Senti parlare questa adolescente dell’era di Billie Eilish e non capisci quale capsula del tempo l’abbia catapultata ai giorni nostri. Sedici anni come la Cinquetti quando vinse a Sanremo ‘64, ma non diresti mai che Tecla non abbia l’età.

     

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    Evita di trinciare giudizi sulla propria generazione (“con tutte le informazioni di cui disponiamo oggi, puoi scegliere tra la cultura e l’ignoranza. C’è chi se ne fa un vanto di non sapere, ma poi anch’io mi sorprendo a sprecare tempo sui social”), rivendicando un’affinità elettiva con il filone dei grandi: “Avrei voluto nascere nei formidabili anni ‘60 e averne sedici nei ‘70, prima che il pop andasse incontro alla decadenza. Il mio guru è Lucio Dalla, ma inevitabilmente amo Tenco e De André. Tra i cantautori di oggi morirei per duettare con Mannarino”.

     

    E i rapper? Violenza e turpiloquio? Macché: Tecla è incline al classico, fieramente retrò con la sua faccia acqua e sapone e una vocalità che ricorda Arisa. “A casa conserviamo un video di quando sul fasciatoio, piccolissima, mi avventuro in ‘Felicità’ di Albano e Romina. A cinque anni, alla prima lezione di canto, mi cimentai con la Pausini”. Figlia di due siciliani trapiantati al nord, Tecla ha riconquistato il mare (“non potrei vivere senza”) quando la famiglia si è trasferita da Varese a Piombino.

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    “Qui studio da grafica pubblicitaria. Non ho un gran rapporto con i compagni. In troppi trovano strane le mie rinunce alle uscite, ma io continuo per la mia strada e se qualcuno prova a prendermi in giro di fronte agli altri sappia che il bullismo non lo renderà più forte di me”.

     

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    Si prenderà la sua chance nella competizione cadetta del Festival, dove approda come trionfatrice di Sanremo Young. E non disdegna la recitazione: è reduce dal set di una fiction per Raiuno, “Vite in fuga”. Legge avidamente Pasolini e ora è impelagata nella ‘Metamorfosi’ di Kafka. “Mi chiedo come sarebbe se mi risvegliassi trasformata in un altro essere. Magari non uno scarafaggio. Meglio una farfalla o un gabbiano che voli sopra il mio mare”.

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