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    ALIERTA, LA SERPE IN SENO/2 – TELECOM ITALIA COLPITA E AFFONDATA CON LA REGIA DI BERLUSCONI – UNA SETTIMANA FA L’INCONTRO AD ARCORE TRA BOLLORÈ E PIERSILVIO


     
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    Giorgio Meletti per il “Fatto quotidiano

     

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    Intorno al destino di Telecom Italia il cerchio si è chiuso una settimana fa ad Arcore, in una sala di villa San Martino, residenza di Silvio Berlusconi. Il proprietario di Mediaset ha ospitato il fitto colloquio tra il figlio manager Pier Silvio e il vecchio amico Vincent Bollorè, secondo azionista di Mediobanca ma soprattutto presidente del gruppo francese Vivendi.

     

    È lì che sono stati definiti i particolari del colpo di scena che ieri ha travolto il mercato finanziario, con una notizia che ha fatto perdere alle azioni di Telecom Italia il 5 per cento del valore. La reazione non sorprende: all’ex colosso telefonico italiano ieri è stato inferto un colpo mortale.

     

    SEGUITE I PASSAGGI.

    MARCO PATUANO MARCO PATUANO

    La prima notizia è che il presidente di Telefónica, Cesar Alierta, ha offerto a Vivendi 6,7 miliardi di euro per la società telefonica brasiliana Gvt. La seconda è che Telefónica offre a Vivendi azioni di Telecom Italia pari all’8,3 per cento del capitale. Oggi la società spagnola è primo azionista di Telecom con poco più del 14 per cento, al termine dell’operazione il primo azionista risulterebbe dunque l’amico francese Bollorè. Prima di vedere che cosa c’entra Berlusconi vediamo perché è stato dato il colpo di grazia alle ambizioni future di Telecom Italia. Gvt era da anni nel mirino del gruppo italiano.

     

    Pier Silvio Berlusconi e la figlia segreta Lucrezia Pier Silvio Berlusconi e la figlia segreta Lucrezia

    La società oggi controllata da Vivendi dispone in Brasile di una rete fissa a larga banda molto potente ed efficiente che copre quasi tutto il Paese sudamericano. Pensate che il Brasile è grande ventotto volte l’Italia e fatevi due conti. In Brasile il mercato della telefonia mobile vede come leader Vivo, società controllata da Telefónica, con il 28 per cento circa del mercato, seguita a ruota dall’italiana Tim Brasil con il 27 per cento del mercato.

    Franco Bassanini Franco Bassanini

     

    Fin da quando, nel 2007, gli spagnoli entrarono nel gruppo di controllo di Telecom Italia, l’Antitrust brasiliano cominciò a fare storie per la posizione dominante di fatto in mano ad Alierta. Così, quando nel settembre dell’anno scorso Telefónica si è accordata con gli altri soci italiani (Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali) per rilevare per pochi spiccioli il controllo di Telecom Italia, il primo punto all’ordine del giorno è stato la cessione di Tim Brasil, apparentemente per tacitare l’Antitrust brasiliano, più probabilmente per affossare un concorrente pericoloso su un mercato molto più interessante in prospettiva di Italia e Spagna sommate. In quelle settimane si dimise Franco Bernabè, il presidente di Telecom Italia che ha dovuto subire il colpo di mano di Alierta benedetto dal governo Letta.

    Telecom Sede a Milano Ripetitori Telecom Sede a Milano Ripetitori

     

    Bernabè faceva da anni la corte a Gvt: le antenne di una rete mobile, se collegate da una rete fissa a larga banda, diventano una rete cellulare a larga banda, l’arma letale per le telecomunicazioni del futuro. Ma quei 6-7 miliardi Telecom Italia non li aveva, e quindi il management invocava quel corposo aumento di capitale che Alierta ha bloccato perché avrebbe implicato per Telefónica la perdita del controllo e l’impossibilità di bloccare il rafforzamento italiano in Brasile.

     

    Alierta ieri ha quadrato il suo cerchio. Si prende lui l’ambita Gvt, scatenando la plateale protesta via Twitter del presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini: “È un atto ostile contro il progettato merger Gvt-Tim Brasil, fatto da chi è ancora il primo azionista di Telecom Italia. Questione nazionale?”.

     

    Antenne Mediaset Antenne Mediaset

    Colpisce il punto interrogativo. Nel silenzio totale di governo e politici di ogni colore, l’unico commento viene dal protagonista di una trattativa stile “tela di Penelope” con cui da anni il Paese si balocca con improbabili ipotesi di investimento statale (attraverso la Cdp) per sostenere le deboli fortune della rete telefonica italiana, una delle peggiori d’Europa.

     

    E così - mentre l’Italia rischia di rimanere senza rete Internet, in barba ai proclami governativi sul futuro digitale che in altri Paesi è già presente mentre qui rischia di restare una chimera - con il governo che si gira dall’altra parte gli amici del padre costituente B. si sono apparecchiati la loro soluzione.

     

    Un mese fa Il Fatto spiegò come l’annunciata alleanza tra Telefónica e Mediaset per l’offerta di pay-tv sul digitale terrestre si proiettava verso una possibile futura fusione tra Telecom e l’azienda televisiva di casa Berlusconi. Le notizie di ieri completano il quadro. Vivendi, cedendo Gvt, si focalizzerebbe sul business dei contenuti televisivi, dove è presente in Francia con Canal Plus (a sua volta presente in Italia fino a una decina di anni fa con Telepiù).

     

    L’incontro di Arcore del 29 luglio è stato infatti ufficialmente dedicato all’ingresso di Vivendi in Mediaset Premium, accanto a Telefónica. Con l’amico Bollorè installato come primo azionista di Telecom Italia non sarà difficile sviluppare ulteriori tappe di un dialogo, magari nuovamente ad Arcore, per indirizzare Telecom verso un futuro ruolo di vettore privilegiato dei contenuti televisivi di Mediaset Premium. E poi da cosa nasce cosa.

     

    Rimane una difficoltà, quella della banda larga. L’attuale stato della rete telefonica italiana non consente il trasporto di segnali televisivi decenti. Un po’ di miliardi di investimenti sono indispensabili, e non solo per la tv via cavo ovviamente. Impensabile chiedere soldi agli attuali padroni di Telecom, abituati a comandare senza spendere. Sarà lo Stato, cioè i contribuenti, a fare gli investimenti. Ma solo quando sarà definito in quali tasche finiranno i profitti.

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