Luca Telese per “la Verità”
IL TACCO DI MARIA ELENA BOSCHI
La zampata che lascia il segno arriva all’ultimo: “Eccole qua, queste sono le sue scarpe, diciamo così un po’ giaguarose...”. “Piazzapulita” minuto 56, dopo un faccia a faccia lungo e serrato come un incontro di boxe. Corrado Formigli proietta subito sullo schermo in formato cinema, la foto delle scarpe maculate con cui Maria Elena Boschi si era presentata alla Leopolda. Formigli: “Lei allora per queste scarpe veniva chiamata La Giaguara...”. Maria Elena Boschi è contenta come a un funerale. Si passa la lingua sulle labbra, aspira la saliva. «Lei è cambiata da allora?», chiede il conduttore.
LE SCARPE DI MARIA ELENA BOSCHI
Lei si morde le labbra: «A parte le scarpe che per fortuna cambiano nel tempo perché cambiano le mode....». Formigli insiste: «Si sente diversa?». Meb, in contropiede: «A me piacerebbe che in un mondo normale, se una donna decide di impegnarsi in politica, che faccia la sindaca, che faccia la deputata, le scarpe siano l' ultimo dei problemi perché conta quello che pensa e che dice».
Tutto chiaro? Mica tanto. Provo a spiegare perché. Guardo la Boschi in questo match, colpito da quanto odio raccolga su twitter. Su dieci commenti, nove negativi. È solo perché in rete prevalgono gli odiatori, come il sublime Napalm di Maurizio Crozza? Forse. Ma me la rivedo. Mi accorgo che l'intervista segue un ritmo strano. Per tutto il tempo Formigli fa domande precise a cui, per un motivo o per un altro, lei non risponde. Parla di altro.
BOSCHI
Sorride a scatti, recita interi minuti a memoria. Formigli le ricorda i pochi giorni impiegati per pensioni, Jobs Act, scuola e tanti provvedimenti cari a Palazzo Chigi? E lei (sorriso): «Avremmo potuto votare la legge sul caporalato...». Altro spot. Qui si arrabbia il conduttore: «Facciamo una intervista in cui posso dire qualcosa pure io?». Mitico.
Altro tema, secondo round: Formigli: «Si poteva evitare una spaccatura così dura, anche nel suo partito?». La Boschi non vuole rispondere (altro sorriso): «Tutti noi siamo impegnati a tenere i toni bassi in questa campagna elettorale». Formigli: «Ma si poteva...». La ministra: «Se uno sta al quesito, a quello che c'è scritto nella scheda, non ci possono essere divisioni laceranti, vogliamo tornare al merito». Il conduttore: «Vi era sfuggito di mano?». La Boschi: «No, parliamo del quesito».
MARIA ELENA BOSCHI
Altro tema, altra evasione, terzo round. Formigli: «Quando voi dite: se perdiamo il referendum ce ne andiamo...». La Boschi (stavolta corrucciata): «Abbiamo ammesso che questo può aver sviato». Formigli: «Era un errore?». La Boschi (sorriso, battuta meraviglio sa): «Non ne parliamo più. Ho trovato venti modi diversi per sorridere quando un giornalista mi chiede cosa faremo se perdiamo» (quindi sorridere per sviare, geniale a dirlo).
Capisci che la Boschi è stata preparata, si è preparata, avverti il lavoro degli spin doctor fatto molto bene, ma quando la puntina si incanta sul disco, la fatica si vanifica. Altro esempio, quarto round. Formigli: «Vediamo oggi il sondaggio Index cosa ci dice tra Sì e No?».
MARIA ELENA BOSCHI
Lei, capisce dove vuole parare: «Di sondaggi ne abbiamo visti tanti in questi giorni...». Il conduttore: «Quelli che avete voi sono simili o diversi?». La Boschi, incerta: «C'è un problema di capacità di leggere i dati dalla Gran Bretagna». Lui sente il punto debole: «Voi ne avete diversi?». Ancora una volta lei elude: «Ci sono molti indecisi che alla fine voteranno secondo quello che è il loro modello di paese». Come avrebbe risposto un qualsiasi politico della prima Repubblica? Meno sorrisi, meno spot, più corpo a corpo.
MARIA ELENA BOSCHI
Massimo D'Alema gridò un memorabile: «Vada a farsi fottere!». Silvio Berlusconi mise in scena l'indimenticabile spolverata della sedia: ironica, imprevedibile. Ma interagivano. I ragazzi dell'Happy days renziano, invece, vogliono rispetto e sussiego. Rassicurano il loro popolo, gasano i tifosi.
Ma è un popolo ridotto. In fondo l'Italicum, la riforma - i monologhi di Matteo Renzi e della Boschi - sono figlie di questa idea di leninismo alla aretina, una cosa a metà tra La ruota della fortuna, gli spin doctor americani e la De Filippi. Vai e recita il tuo copione. Non si interagisce con gli interlocutori, sul piano comunicativo.
RENZI, BOSCHI, BRIZZI
E qui si arriva alle scarpe della giaguara, che con la retorica sessista denunciata dalla Boschi non c'entrano. Ricordano a Meb di quando era più simpaticamente coatta, molto meno «spindoctorata», più spontanea. Ecco perché le scarpe fanno male, spengono il sorriso: mettono in crisi il copione, scritto, ricordano alla ministra, che ama immaginarsi prima della classe, che sotto sotto si sente ancora provinciale insicura. Io non le avrei messe. Formigli è stato più bravo.
maria elena boschi firma al quirinale MARIA ELENA BOSCHI Maria Elena Boschi