1 - MISSILI, BASI E SOLDATI, PUTIN MILITARIZZA LA NUOVA ROTTA DELL'ARTICO
Giuseppe Agliastro per "La Stampa"
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La Russia si sta rafforzando militarmente nell'Artide e sta testando le sue armi di ultima generazione in una zona che l'emergenza climatica ha reso da poco libera dai ghiacci: a riportarlo è la Cnn, secondo cui le immagini satellitari che ha ottenuto dalla società Maxar mostrano «un evidente e continuo concentramento di basi e mezzi militari sulla costa artica del Paese», ma anche «strutture di deposito sotterranee» che l'emittente americana ritiene «probabilmente» destinate ad armi «ad alta tecnologia» come il drone-siluro sottomarino Poseidon: uno dei razzi ipersonici nucleari che Putin presentò al mondo poco prima delle presidenziali del 2018 e che sarebbe capace di affondare navi e sommergibili ma anche di colpire strutture costiere.
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Nell'Artide pare che la Russia abbia schierato bombardieri e jet multiruolo Mig31Bm, nonché nuovi sistemi radar vicino alla costa dell'Alaska. Le immagini citate dall'emittente mostrano inoltre «il lento e metodico rafforzamento» negli ultimi anni di aerodromi e basi dalla struttura a forma di «trifoglio» nei colori della bandiera russa.
La situazione preoccupa alcuni funzionari Usa, ma le basi si trovano comunque nel territorio della Russia e, secondo la stessa tv americana, fanno quindi «parte di una difesa legittima dei suoi confini e delle sue coste».
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«C'è chiaramente una sfida militare da parte dei russi nell'Artico», che include il rinnovamento delle loro vecchie basi risalenti alla Guerra Fredda e la costruzione di nuove strutture nella penisola di Kola, ha detto all' emittente un alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa.
Da parte sua, il portavoce del Pentagono Thomas Campbell ha confermato che «la Russia sta ristrutturando aeroporti e installazioni radar d'epoca sovietica» e «sta costruendo nuovi porti e centri di ricerca e soccorso».
Le ambizioni geopolitiche di Putin dunque passano pure dall'Artide. Mentre continuano le tensioni con l'Occidente, riaccese nel 2014 dalla crisi ucraina, la Russia denuncia l'espansione della Nato nell'Est Europa e militarizza pian piano l'estremo Nord, tanto che gli esperti del Centro Carnegie sottolineano come la Flotta del Nord a gennaio sia stata strutturata come Quinto Distretto militare russo.
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Ma con lo scioglimento dei ghiacci, tanto pericoloso per il pianeta, Mosca punta a sfruttare sempre di più l'Artico anche a fini economici. Il riscaldamento globale rende infatti più facile l'accesso alle immense riserve di idrocarburi della regione e meno difficoltosa la navigazione, come dimostra il graduale sviluppo del Severnij Morskoj Put: la Rotta Marittima Settentrionale che attraversa le gelide acque dell'Artico e, evitando Suez, dovrebbe accorciare i collegamenti navali tra Europa e Asia.
Mosca scommette da tempo su questo «passaggio a Nord-Est», e dopo l'incidente della Ever Given che aveva bloccato il traffico di merci lungo il canale di Suez, l'ambasciatore russo per la cooperazione nell'Artico non ha perso tempo e ha subito rimarcato l'importanza di «rotte alternative»: a partire da quella del Nord ovviamente.
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Per sfruttare il Severnij Morskoj Put anche nei mesi più freddi, la Russia sta ampliando la sua flotta di rompighiaccio nucleari e ha inaugurato anche una nave cisterna rompighiaccio: la «Christophe de Margerie», che, stando ai media locali, due mesi fa è stata la prima nave commerciale ad attraversare la Rotta Marittima Settentrionale a febbraio, quindi in pieno inverno, viaggiando da Jiangsu, in Cina, a Sabetta, hub siberiano del gas liquefatto.
JOE BIDEN E VLADIMIR PUTIN
La via marittima potrebbe rafforzare i legami economici tra Mosca e Pechino, ma i funzionari Usa nutrono dubbi sulla legittimità di alcune norme che la Russia starebbe cercando di imporre.
«Chiedono a ogni nave che passa dalle acque internazionali della Rotta di avere un pilota russo a bordo», dice il portavoce del Pentagono, secondo cui la Russia starebbe anche «tentando di chiedere ai vascelli stranieri un permesso speciale».
L'obiettivo, afferma da parte sua un funzionario del Dipartimento di Stato Usa, sarebbe quello di «stabilire alcune regole» che siano accettate tacitamente dalla comunità internazionale «per poi affermare che è questo il modo in cui si suppone che le cose debbano funzionare».
2 - PECHINO PUNTA ALLE TERRE RARE NASCOSTE IN GROENLANDIA
Monica Perosino per "La Stampa"
innalzamento delle temperature in groenlandia
Le temperature si alzano, i ghiacci si sciolgono, l'accesso alle terre artiche diventa sempre più facile ed economico. E la gelida Groenlandia, la più grande isola del mondo, finisce al centro di interessi geopolitici globali, simbolo e nodo cruciale della trasformazione dell'Artico per il suo ruolo strategico, cruciale sia per la sua posizione geografica che per le sue immense risorse. Talmente cruciale che due anni fa Donald Trump voleva addirittura comprarsela («Sarebbe un ottimo affare»), suscitando le reazioni sdegnate di Copenhagen.
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Di sicuro c'è che le elezioni generali di oggi non saranno seguite con attenzione solo dai 56 mila abitanti dell'isola, ma soprattutto dall'industria mineraria internazionale e dalle super-potenze in gara per il controllo del Passaggio a Nord.
In ballo, per il territorio autonomo del Regno di Danimarca, ci sono essenzialmente due temi interconnessi: estrazione mineraria e indipendenza. I groenlandesi sono chiamati a decidere se sostenere o meno i partiti schierati a favore dello sfruttamento di vasti giacimenti di terre rare su cui le compagnie internazionali hanno messo gli occhi, che sarebbero decisivi, secondo alcuni, per la ripresa economica e l'indipendenza dell'isola artica da Copenhagen.
groenlandia iceberg si stacca a innaarsuit
Il risultato è tutt'altro che scontato: il precedente governo di coalizione è crollato a febbraio proprio a causa dei disaccordi sul progetto Kvanefjeld, un gigantesco piano d'estrazione di terre rare e uranio della società australiana Greenland Minerals (ora controllata dalla cinese Shenghe Resources Holding).
La concessione delle miniere sarebbe andata a coprire una parte di quei 500 milioni di euro stanziati ogni anno da Copenaghen, un passo importante verso l'indipendenza, almeno quella economica.
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Ma il governo è saltato perché le istanze di chi non vuole venire «colonizzato» economicamente hanno prevalso. E oggi il partito d'opposizione verde e di sinistra Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit), avanti nei sondaggi, si oppone all'estrazione perché teme che possa minacciare l'ecosistema, mentre i socialdemocratici di Siumut, che dominano la politica dell'isola dal 1979, è dietro nei sondaggi anche a causa del sostegno al progetto minerario.
ghiacci della groenlandia
La terra degli inuit ha un prodotto interno lordo di 2,5 miliardi di euro e un'economia che dipende principalmente dalla pesca e dalle sovvenzioni di Copenaghen. Gli analisti sostengono da anni che la Groenlandia abbia bisogno di diversificare, migliorare i gravi problemi sanitari e abitativi e affrontare i problemi sociali tra cui l'alcolismo, gli abusi sessuali e il più alto tasso di suicidi al mondo.
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Ma per questo ci vogliono soldi, e mentre Copenhagen e Nuuk si facevano beffe di Trump e della sua idea strampalata, venivano siglati accordi con Pechino. Proprio la Cina prevede investimenti per 20 miliardi in miniere di ferro e zinco, la costruzione di aeroporti e basi per la ricerca «scientifica», mentre gli Stati Uniti si sono offerti di aiutare la Danimarca a costruire tre nuovi aeroporti e giocare d'anticipo sulla Cina, e la Russia aspira ad estendere il controllo sulle rotte marine.
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La corsa non è che all'inizio: il bottino delle terre artiche non si limita a uranio e terre rare (il giacimento potenzialmente più grande del mondo). Nel suo sottosuolo, sempre più accessibile, riposano giacimenti di rubini, diamanti, oro, zinco, per non parlare di petrolio e gas.
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La Groenlandia è strategica anche per la Ue (unico "piede" nella partita artica), ma soprattutto per gli Stati Uniti e per la Nato che hanno nella base di Thule la postazione strategica di ascolto e di difesa antimissile più importante nell'emisfero settentrionale. Da qui si controlla, per esempio, l'avanzata militare russa nell'intera regione.
Iceberg in Groenlandia GHIACCI IN GROENLANDIA narsarsuaq groenlandia GROENLANDIA