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    MUSICA, MAESTLO! – L’ACCORDO UNIVERSAL-TENCENT SERVE AI CINESI PER FARE GUERRA INTERNA AI CONCORRENTI BAIDU E ALIBABA, E A VIVENDI PER FARE CASSA – L’INDUSTRIA HA BISOGNO DEL MERCATO CINESE E TENCENT HA BISOGNO DEGLI ARTISTI OCCIDENTALI. DA SNAPCHAT A TESLA FINO A SPOTIFY: TUTTI GLI AFFARI DEL COLOSSO CHE CONTROLLA ANCHE WECHAT, LA WHATSAPP CHE PIACE AL REGIME...


     
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    Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

     

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    Vivendi, la conglomerata francese padrona, tra l' altro, della casa discografica americana Universal, ha presentato il negoziato per la vendita ai cinesi di Tencent di un 10 per cento di questa società (con un' opzione per un altro 10 per cento) come un' operazione che, oltre a generare cassa (circa 6 miliardi di euro complessivi), consentirà alla più celebre etichetta musicale del mondo di allargare il suo mercato anche in Cina: Tencent, infatti, è il maggior operatore di streaming musicale sul mercato cinese con ben 800 milioni di utenti attivi. E la collaborazione con Vivendi potrebbe anche andare oltre la musica: Tencent è un colosso attivo in molte aree a cominciare dai videogiochi, settore nel quale è il primo produttore mondiale, mentre tra le sue controllate c' è anche WeChat, la WhatsApp cinese.

     

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    Forse ancor più interessanti sono le ricadute per la Cina dell' intesa in via di definizione. Qui gli aspetti rilevanti sono due. Il primo riguarda le battaglie interne del capitalismo digitale cinese. I tre giganti Tencent, Baidu e Alibaba si stanno dando battaglia in vari campi, compreso l' entertainment. Nel mondo della musica Tencent è leader, ma è comunque incalzata da NetEaseMusic (parzialmente posseduta da Baidu) che ha 600 milioni di utenti (molti cinesi usano più di una piattaforma) mentre sta crescendo anche Xiami Music di Alibaba: più piccola ma specializzata in alcune nicchie con un pubblico molto fedele e in grande crescita.

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    L' industria discografica, reduce da una crisi ventennale causata dalla dilagante pirateria online, si sta riprendendo un po' ovunque. Ma è in forte crescita soprattutto in Cina dove, a differenza di quanto avviene per altri tipi di contraffazione e violazione della proprietà intellettuale, la pirateria musicale viene perseguita molto severamente dalle autorità di Pechino. Fin qui Tencent ha basato la sua battaglia sul controllo delle piattaforme di streaming: la sua ed altre nelle quali ha partecipazioni di minoranza (come il 7,5% in Spotify).

     

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    Ora, per la prima volta, va oltre i canali di distribuzione per entrare nella produzione di contenuti con Universal che controlla le più acclamate pop star internazionali: da Lady Gaga a Rihanna, da Taylor Swift ad Ariana Grande, ed ha nella sua scuderia anche Bocelli, i Beatles e i Rolling Stones.

     

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    Tencent allarga i suoi orizzonti puntando più sulla sua sfera d' influenza che sul controllo diretto (è azionista di minoranza anche di altre società come Snapchat e la Tesla di Elon Musk, della quale ha rilevato il 5% del capitale). Una strategia aziendale che, però, va vista nel quadro più generale dell' allargamento dell' influenza anche economica e culturale della Cina non più solo nei Paesi emergenti di Asia, Africa e America Latina ma anche, ormai, nelle democrazie avanzate dell' Occidente, con iniziative come la diffusione capillare degli istituti Confucio tanto in Europa quanto negli Stati Uniti. Fino all' anno scorso tutto questo veniva visto con favore e gli scambi nel mondo accademico di Stati Uniti e Cina erano incoraggiati.

     

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    Ora, con la guerra commerciale e la guerra fredda tecnologica tra le due superpotenze, è calato il gelo anche sulle collaborazioni culturali. Vivendi è francese ed è libera di cedere le sue partecipazioni americane a chi vuole, ma non ci sarebbe da stupirsi se Trump (che non ha ostacolato le precedenti acquisizioni di Tencent) avesse da ridire su questa operazione.

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