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    TERREMOTO IN KERAKOLL TRA SPIE, RICATTI E DOSSIER: LA RIVALITÀ TRA I FRATELLI ALLA BASE DELLA SPY STORY DA FILM - LE INTERCETTAZIONI SAREBBERO INIZIATE POCO PRIMA DELL’USCITA DI GIANLUCA, UNO DEI FIGLI DI ROMANO SGHEDONI, FONDATORE DELL’AZIENDA - ANDREA REMOTTI, ORA INDAGATO, DIVENTÒ AMMINISTRATORE DELEGATO SUBITO DOPO: “L’EVENTO SCATENANTE PUÒ ESSERE RICONDUCIBILE A QUESTIONI DI SOLDI E POTERE” - TRA GLI INDAGATI (28 IN TUTTA L’INCHIESTA) CI SONO ANCHE EMILIA E FABIO, DUE DEI FIGLI DI ROMANO SGHEDONI, IN CONCORSO CON L’EX MARESCIALLO DEL ROS RICCARDO RAVERA, UNO DI QUELLI CHE ARRESTÒ TOTÒ RIINA...


     
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    Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

    FABIO EMILIA SGHEDONI FABIO EMILIA SGHEDONI

    Dalla maxi inchiesta della Procura di Torino sulle agenzie di security, emerge il sospetto che ci fosse aria di spionaggio dentro al colosso dell’edilizia Kerakoll, almeno fino all’anno scorso:

     

    «Qualche mese fa mia figlia Emilia mi avvisava di stare attenti, perché potevamo essere intercettati o controllati, da Remotti, ovvero il nostro amministratore delegato», fa mettere a verbale Romano Sghedoni, 85 anni, fondatore dell’azienda, sentito come persona informata sui fatti dai carabinieri e dal pm Gianfranco Colace, il 13 luglio 2022. Lui restò ovviamente basito: «Questa cosa l’ho ritenuta assurda».

     

    Poi, quando gli investigatori gli fanno ascoltare un file audio con la sua voce, quasi sbianca: «Avendo appreso in questa sede che le mie conversazioni private sono state registrate, senza il mio consenso, chiedo la punizione del o dei colpevoli». Tra gli indagati (28 in tutta l’inchiesta) per averlo ascoltato illegalmente, ci sono anche due dei suoi figli, Emilia e Fabio, in concorso con l’ex maresciallo del Ros Riccardo Ravera, nome in codice «Arciere», uno di quelli che arrestò Totò Riina.

    Romano Sghedoni tra i figli Emilia e Fabio Romano Sghedoni tra i figli Emilia e Fabio

     

    E che ha sempre negato qualsiasi accusa. Interrogato, racconta invece l’allora ad Andrea Remotti (indagato), in Kerakoll da 27 anni: «Nel corso del tempo ho assistito alla diatriba concernente la famiglia Sghedoni, con l’evento scatenante che può essere riconducibile a questioni di soldi e potere».

     

    Gianluca, il terzo figlio del patron, «viene liquidato con una somma di 300 milioni di euro», ma il clima, si deduce, restò teso. Dirà Gianluca agli investigatori, come persona informata sui fatti, a proposito di operazioni delle agenzie di security: «Ero perplesso del fatto che un operatore dei servizi segreti — di cui aveva fatto parte Ravera, ndr — fosse coerentemente impiegabile per una vicenda del genere, ossia una vicenda di comportamenti inappropriati tra colleghi. A me sembrava di essere dentro un film». 

     

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    andrea remotti andrea remotti

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