Estratto dell’articolo di Giorgio Terruzzi per il Corriere della Sera
max verstappen
Max Verstappen come Ayrton Senna. Insieme, dentro il salotto della storia motoristica riservato a chi ha vinto 41 volte. Il numero vale eccellenza, non una vera comparazione tra due fenomeni attivi in epoche diverse, tra due uomini diversissimi. In comune qualche segno peculiare: la ferocia agonistica, quella voracità che non prevede avanzi, gesti di carità, debolezze.
Nel duello come nel passo. Ciò che viene da una tenuta mentale equivalente alle doti velocistiche. Nessun prigioniero, al pari di pochi giganti della guida, un atteggiamento che ha scandito il percorso magnifico di Michael Schumacher. Per il resto, due piloti alle prese con panorami tecnici e sportivi troppo lontani per insistere con le comunanze. Macchine felici, un tema sul quale Max vanta qualche vantaggio, come sempre capita ai vincenti, emarginando da certi record una quantità di colleghi meno fortunati o abili nelle scelte delle squadre.
max verstappen
Se invece parliamo dei caratteri, dei modi di dire e di fare, abbiamo due uomini differenti, pur segnati, per vie diverse, dal rapporto, decisivo, con i rispettivi padri. Milton Senna avrebbe voluto fermare Ayrton, in un pentimento tardivo, dopo avergli regalato il primo kart per vederlo sbocciare e poi, subito, volare; Jos Verstappen ha forgiato il piccolo Max con le cattive più che con le buone, liberando una forza impressionante, una durezza estrema. Verstappen comunica come i suoi coetanei, evitando le insidie del dialogo intimo.
sergio perez max verstappen 3 SENNA FIORIO
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