Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
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Al tramonto di una gara confusa, il cui esito l' ha fornito una safety car, è accaduto qualcosa di significativo tra i due piloti Ferrari.
Vettel non ha rispettato un accordo, a quanto pare. In compenso, si è messo a viaggiare in testa talmente forte da potersi almeno giustificare nella riunione avvenuta a microfoni spenti. Alzi la mano chi, nei suoi panni, avrebbe fatto diversamente. Ma come, ho in casa un avversario che non è disposto a lasciarmi una briciola, mi ritrovo con in mano un bignè e lo mollo sul tavolo? Sì, buonanotte.
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Vettel non è sprovvisto di orgoglio e fame, ha piena consapevolezza di dover far fronte a una prossima carestia, dunque, se trova un varco, una opportunità, uno spiraglio, tira fuori le unghie, ogni risorsa disponibile. L' ha fatto perfettamente a Singapore; l' ha rifatto a Sochi, con minor stile e minor fortuna. Per questo motivo forse è stato un errore ipotizzare una collaborazione tra i due in rosso visto che gli equilibri sono saltati da un pezzo.
Da Monza, diciamo, in un momento scandito da una serie di successi che ha mascherato ogni nodo. Mattia Binotto da persona corretta e responsabile deve aver pensato di avere di fronte due piloti corretti e responsabili, disposti a far valere la ragione di squadra in luogo delle proprie. Il fatto è che non è soltanto così, non più.
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Perché Leclerc appunto, spazzola ogni briciola che incontra; perché Vettel l' ha capito e non può sopportarlo. C' è del bello in tutto questo. C' è l' intensità che rende elettrico un dualismo; c' è qualcosa che ricorda piloti-contro celebri e spietati; c' è la ferocia assoluta dei campioni che non mollano. E, anche per questo non collaborano, non rinunciano, mai e poi mai, quando c' è solo una porzione al centro della scena, della tavola.
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