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    “ON THE ROAD” – SÌ, VIAGGIARE IN AUTOSTOP LUNGO LE INTERMINABILI HIGHWAY AMERICANE - A DARTI UN PASSAGGIO SARANNO I PIÙ GRANDI FOTOGRAFI DEL MONDO


     
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    Da  http://lightbox.time.com

     

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    "Il nostro paese è fatto per i lunghi viaggi," osserva il fotografo Stephen Shore di “The Open Road: Photography and the American Road Trip” pubblicato da Aperture il mese prossimo.

     

    L’espressione “The Open Road” è stata presa in prestito dal poeta Walt Whitman del XIX secolo.  Si vuole così ricordare che l'idea della strada come luogo di libertà e scoperta è un elemento che ritorna sempre nella cultura americana.

     

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    Non è infatti una novità, è anzi un tema centrale in gran parte degli artisti americani del secolo scorso. Il compito forse più importante, per chiunque voglia lanciarsi in strada con una macchina fotografica, è quello di evocare la storia ben consolidata della fotografia americana “on the road”.

     

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    Gli artisti negli '50, '60 e '70 hanno trascorso molto tempo per strada. Come scrive Campany, uno degli autori del libro, "la noia e la ripetizione divennero le nuove muse."

    E per i fotografi, forse il più mobile tra tutti gli artisti, la strada divenne la casa naturale.

     

    Ma ci sono voluti anni per capire i cambiamenti profondi che le strade asfaltate avrebbero portato al paesaggio culturale del paese. Per fare un esempio, le autostrade hanno contribuito a mobilitare e mescolare gli americani come mai prima, e una monocultura nazionale ha lentamente preso il piede alle subculture regionali.

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    Nel frattempo, l’impennata di incidenti stradali, l'inquinamento e la congestione di traffico hanno aiutato ad offuscare il mito.

     

     

     

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