Francesco Semprini per “la Stampa”
Elliott crede ancora in Tim e nel progetto Open Fiber, ma con la recente vendita con cui il fondo è sceso allo 0,265% di Telecom (mantenendo una "posizione lunga" del 4,8% in strumenti derivati) lancia un messaggio diretto al governo Conte: è ora di accelerare sulla rete unica. E' quanto spiegano a La Stampa fonti vicine al fondo guidato da Paul Singer che stanno seguendo il dossier. Elliott, con 40,2 miliardi di asset gestiti (al 31 dicembre 2019), dinanzi all' emergenza coronavirus e al contesto straordinario su tutti i mercati, ha iniziato a rivedere alcune posizioni a livello globale.
paul singer fondo elliott
E ha così optato per una serie di alleggerimenti, uno dei quali ha interessato Tim, dapprima con una riduzione avvenuta a marzo della quota del 2,75%, scendendo dal 9,72 al 6,97%, poi con un nuovo taglio allo 0,265%.
Occorre però fare due considerazioni. La prima è che quando Elliott è entrata in Tim, nel 2018, assieme all' acquisto del pacchetto azionario aveva sottoscritto un "collar" con Jp Morgan una sorta di assicurazione. Con cui aveva la garanzia che se il titolo - attorno a quota 0,345 euro al momento dell' ultima vendita - fosse sceso sotto un certo valore il fondo avrebbe avuto un "rientro" almeno a 0,43 euro (opzione esercitata con la recente cessione).
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Contestualmente alla vendita delle azioni, Elliott poi ha sottoscritto, sempre tramite Jp Morgan, un contratto di riacquisto sul 4,875% del capitale. «Di fatto creando una posizione lunga (scadenza del derivato è maggio 2023) ovvero un' opzione grazie alla quale in qualsiasi momento potrebbe risalire al 5,14% (4,875% + 0,265%) del capitale di Tim». La seconda considerazione é sulla tempistica.
L' operazione è avvenuta il 28 aprile, ovvero dopo l' assemblea dei soci del 23 aprile. «Al momento un' eventuale incursione di Vivendi renderebbe necessaria la convocazione di un' assemblea straordinaria - proseguono le fonti -, quindi tempi tecnici più lunghi in virtù dei quali Elliott potrebbe agire di conseguenza».
Il Fondo speculativo Usa era entrato in Tim due anni fa in aperta polemica con l' allora azionista di controllo, Vivendi appunto, titolare del 23,9% del capitale, scalzandolo dal Cda con l' appoggio decisivo di Cassa depositi e prestiti. Questa schierata dall' esecutivo italiano a fianco del fondo Usa allo scopo di spingere Tim e Open Fiber verso la creazione della rete unica in fibra. Gli americani avevano avuto garanzie sul compimento del progetto di rete unica «verticalmente integrata».
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
Passati due anni ciò non è avvenuto. «Il governo non sta tenendo fede agli impegni e si trova a fare i conti con Enel, altro azionista di Open Fiber che punta invece a un' integrazione diversa», sul modello «wholesale only» (con la società di rete separata da quella di servizi), non praticabile secondo Tim ed Elliott.
Singer ha voluto quindi inviare un messaggio al governo Conte il quale a sua volta teme che i francesi possano farsi di nuovo sotto. Vivendi, infatti, guarda con attenzione le mosse di Elliott per capire se inserirsi traendone opportunità.
francesco starace
«Elliott è entrata con l' obiettivo di creare valore attraverso la realizzazione della rete unica, se ciò venisse meno metterebbe veramente in discussione la presenza nel futuro di Elliott in Tim», spiegano le fonti. «Ad oggi l' impegno di Elliott verso il gruppo italiano è confermato, il fondo continua a credere con vigore nel progetti messi in atto dall' ad Luigi Gubitosi e nella validità del suo management, così come nella forza dell' integrazione verticale con Open Fiber». La speranza degli americani è che, questa volta, a Palazzo Chigi l' avvertimento venga recepito forte e chiaro.