Estratto dell’articolo di Giulia Zonca per www.lastampa.it
thomas ceccon
Si può sbagliare una partenza, si può pure sbagliare una frase, succede, ma quella usata da Thomas Ceccon per definire la voglia di nuotare e il bisogno di gareggiare sempre, pure il giorno dopo essere tornato dai Mondiali in cui ha vinto un oro e due argenti, è come cascare dal blocco in uno splash che solleva un sacco di schizzi e ti lascia lì, senza gara, senza scuse, solo davanti alla scemenza che hai detto.
“Boia chi molla”, inutile girarci intorno, l’italiano che detiene il record del mondo dei 100 dorso, l’unico primato azzurro rimasto, se ne è uscito così, sulla sua pagina Instagram e ha lasciato la storia visibile per 24 ore intere, senza il minimo dubbio e anche senza un amico, un dirigente, un parente che gli dicesse di levarlo di lì.
Non c’è un intento politico nel messaggio postato, diamo per scontato che non sia un richiamo a legittimare derive destrorse di vario genere e di certo non c’entra la filologia tanto in voga sul tema che spesso fruga sull’origine del motto per collocarlo dopo il ventennio e sdoganarlo dai legami storici.
il post di thomas ceccon - boia chi molla
[…] il significato che si porta dietro è noto, chiaro e Ceccon lo deve conoscere. È un atleta che rappresenta questo Paese e non può usare un motto neofascista: a 22 anni, spesso con la testa sott’acqua per renderci orgogliosi, ossessionato e magari distratto, deve comunque valutare la natura degli slogan che sceglie.
Più volte, in questo Mondiale in cui ha dimostrato un enorme talento, ha voluto far sentire la propria voce, pure il dissenso. Ha dato un’impronta sul ruolo in squadra: «Non voglio stare zitto. Non sono un santo e non mi piacerebbe diventarlo».
thomas ceccon
[…] Non lo vogliamo educato e trattenuto, però consapevole sì, perché porta una bandiera in giro e deve sapere di che cosa è fatta.
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