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    “TI AMMAZZO, TI CUCINO VIVA E TI MANGIO” - LE FOLLI MINACCE ALLA MOGLIE DI UNO CHEF SESSANTENNE – ACCECATO DALLA GELOSIA LE ANNUSAVA I VESTITI SENTENDO PUZZA DI AMANTE E LA MINACCIAVA CON I SUOI COLTELLI DA CUCINA DOPO UNA LITE MADRE E FIGLIO AVEVANO TROVATO LE LORO FOTO CON LE TESTE TAGLIATE - FINITO IN GALERA, E’ ORA A PROCESSO…


     
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    Maria Elena Pattaro per ilgazzettino.it

     

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    Geloso fino allo spasmo, ossessionato dalla paura che la moglie lo tradisse tanto da renderle la vita un inferno. Per diciotto lunghi anni (dal 2003 al 2021), arrivando persino a fingere di accoltellarla. «Ti scuoio viva», «Ti ammazzo, ti cucino viva e ti mangio». Minacce pesantissime, oltre a sputi in faccia, ingiurie e aggressioni fisiche. A maggior ragione se fatte brandendo i tanti coltelli che lui, cuoco di professione, teneva in casa. Uno, a serramanico, era riposto nel cassetto del comodino, pronto all'uso.

     

    Moglie succube del marito geloso per 18 anni

    Un incubo a cui la vittima ha deciso di mettere fine lo scorso aprile, quando lui, al culmine dell'ennesima scenata di gelosia è corso in cucina a prendere i coltelli. Da qui l'sos ai carabinieri, che lo hanno arrestato, e la querela che ha fatto scattare le indagini. L'uomo, sulla sessantina e originario di Potenza, è ora alla sbarra con l'accusa di maltrattamenti.

     

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    Da agosto è in cella a Venezia, dopo aver violato il divieto di avvicinamento alla casa coniugale, tentando di forzarne la porta con un punteruolo. Ieri mattina, in Tribunale a Treviso si è celebrata la terza udienza del processo a suo carico, al cospetto del giudice Christian Vettoruzzo. I testimoni del pubblico ministero sentiti ieri, tra cui il figlio 30enne della coppia, hanno confermato il quadro ricostruito dall'accusa ovvero il regime vessatorio e violento a cui il cuoco aveva sottoposto la moglie, di qualche anno più giovane, che si è costituita parte civile nel procedimento, assistita dall'avvocata Antonella Picco.

     

    L'imputato le proibiva di uscire e di truccarsi così non avrebbe attirato su di sé gli sguardi di altri uomini. La sua gelosia folle lo spingeva persino a rovistare tra la biancheria sporca alla ricerca delle prove di un eventuale tradimento. «C'è l'odore di un altro uomo»: annusando gli indumenti si era convinto che la donna avesse un amante. Per questo la ricopriva di insulti, promettendole che gliel'avrebbe fatta pagare cara: «Ti lascio in sedia a rotelle, ti scuoio, ti ammazzo».

     

     

    Il lenzuolo colpito con il coltello

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    In un'occasione lui non aveva esitato a menare un fendente in direzione della donna, colpendo il lenzuolo, a scopo dimostrativo. Le foto del telo squarciato sono state prodotte dall'avvocato di parte civile, tra le prove a sostegno della tesi accusatoria. «Una volta ho cercato di difendere mamma - ha raccontato ieri il figlio - ma mi sono preso un pugno in faccia.

     

    Più volte ho sentito mio padre minacciarla di morte». Al culmine di una lite sia lui che la madre si erano chiusi in bagno. E da lì lo avevano sentito affilare i coltelli. Lame che lui lasciava sempre in bella vista, a mo' di avvertimento. Il giorno dopo madre e figlio avevano trovato le loro foto con le teste tagliate: altra palese intimidazione. Entrambi hanno accusato i colpi delle vessazioni: fisici nel caso della donna, psicologici per il figlio, che si è rivolto a uno specialista per superare il trauma.

     

     

    Gelosia pericolosa

    Che il marito fosse geloso lei lo aveva scoperto subito dopo le nozze. La coppia ha vissuto per un periodo in Basilicata per poi trasferirsi nella Marca, a Mogliano. Qui la donna, che ha un diploma da ragioniera, ha trovato lavoro in uno studio, smarcandosi almeno in parte dal marito. Prima infatti lavorava per lui, come cameriera. In tutti questi anni la donna non ha mai trovato una sponda nella cerchia familiare. Al contrario la cultura patriarcale del contesto d'origine la invitava semmai a sopportare la gelosia del marito.

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    Ma la pandemia ha esasperato una situazione già di per sé difficilissima da sostenere: il marito ha perso il lavoro e durante il lockdown la violenza si è intensificata. Lo scorso aprile, la goccia che ha fatto traboccare il vaso: una sfuriata più accesa del solito, con il rischio che lui mettesse mano ai coltelli.

     

    Dopo quell'episodio al cuoco è stato vietato di avvicinarsi alla casa coniugale. Misura che lui ha infranto ad agosto, tentando di buttare giù la porta. Così la misura restrittiva era stata aggravata dal giudice: arresto e permanenza in carcere. Il difensore ne ha chiesto la scarcerazione al Riesame. Prossima udienza il 22 dicembre.

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