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    TI FACCIO UN BELOTTI COSÌ – L’ULTIMA RUBRICA DI GAD LERNER PER IL VENERDI’-'REPUBBLICA' - "LA PRIMA VOLTA CHE MI SONO IMBATTUTO IN DANIELE BELOTTI, È STATO ALLORQUANDO L'ANTROPOLOGA FRANCESE LYNDA DEMATTEO -IMPEGNATA IN UNA RICERCA SUL CAMPO SUL LEGHISMO BERGAMASCO- ENTRÒ SENZA BUSSARE NEL SUO UFFICIO DI SEGRETARIO POLITICO E LO SORPRESE APPOGGIATO AL DAVANZALE CHE LECCAVA IL GELATO SPARSO SULLA SPALLA DI UNA NOTA MILITANTE. PER NULLA TURBATO, BELOTTI LE SORRISE E LA INVITÒ A PRENDERNE IL POSTO..."


     
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    Gad Lerner per “il Venerdì - la Repubblica”

     

    Ammetto di nutrire un sentimento di (perversa?) simpatia nei confronti del deputato leghista bergamasco Daniele Belotti, recordman italiano di preferenze, 105 mila alle elezioni del 2018, buona parte delle quali raccolte nella martoriata Val Seriana. Sì, proprio lui, quello che il 14 maggio scorso alla Camera reagì alle critiche espresse al sistema sanitario lombardo dall' onorevole messinese Giovanni Currò (M5S) divaricando platealmente il pollice e l' indice di ambo le mani nell' inequivocabile gesto di minaccia: «Ti faccio un c così».

     

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    Trattasi di una promessa che il Belotti, nei suoi 52 anni di vita, deve aver reiterato centinaia di volte sugli spalti della curva Nord dell' Atalanta, cui è ininterrottamente abbonato da quando di anni ne aveva solo sette. Ol belòt è ormai il leader riconosciuto di quei focosi ultras nerazzurri, non proprio degli agnellini. La mazzata del Covid si è abbattuta su di loro proprio quando la squadra rivelazione delle ultime stagioni del calcio italiano si era affacciata sul palcoscenico europeo. Bisogna riconoscere che hanno reagito distinguendosi in encomiabili opere di volontariato, al fianco degli alpini e dell' associazionismo cattolico.

     

    Chiedere a Belotti se si sente prima dirigente politico o capo ultras sarebbe insensato: lui è figlio di salumieri con bottega in piazza Pontida.

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    Un nome, un programma: per anni è stato lui lo speaker dei raduni leghisti sul "sacro" pratone, prima che gli subentrasse il fedelissimo di Salvini, Alessandro Morelli. Ma in compenso Belotti, dopo aver fatto il segretario del Carroccio a Bergamo e l' assessore regionale, ha svolto incarichi di commissario politico nelle nuove diramazioni leghiste di Lazio e Toscana, prima di diventare nientemeno che capogruppo alla Commissione Cultura di Montecitorio.

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    Del resto, non è forse autore di ben tre libri? Tutti dedicati, ça va sans dire, all' epopea della Dea Atalanta. La prima volta che mi sono imbattuto in questa figura di capopopolo, è stato allorquando l' antropologa francese Lynda Dematteo -impegnata in una ricerca sul campo sul leghismo bergamasco- entrò senza bussare nel suo ufficio di segretario politico e lo sorprese appoggiato al davanzale che leccava il gelato sparso sulla spalla di una nota militante.

     

    Per nulla turbato, Belotti le sorrise e la invitò a prenderne il posto. Diciamo che il femminismo non è il suo forte.

    Da lui ho anche ricevuto l' invito a un dibattito sull' immigrazione alla Berghem fest di Alzano Lombardo, cui purtroppo altri impegni mi impedirono di partecipare. Se mi richiama, e mi promette di non farmi un c… così, ci vado. Nell' attesa che diventi ministro della Cultura.

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