Antonello Guerrera per “la Repubblica”
trump putin
Se confermata, la notizia sarebbe clamorosa. Nell' udienza del tribunale di Londra dove Julian Assange sta affrontando il processo di estradizione, i suoi avvocati hanno sostenuto ieri che nell' agosto del 2017 il presidente americano Donald Trump avrebbe fatto al fondatore di WikiLeaks una proposta indecente: «Qualora Julian avesse fornito pubblicamente prove del non coinvolgimento della Russia nella pubblicazione delle email segrete del partito democratico durante la campagna elettorale americana del 2016», poi vinta da The Donald, il presidente «avrebbe promesso di graziarlo», come riporta il quotidiano britannico Guardian .
JULIAN ASSANGE NELLA SUA STANZA NELL AMBASCIATA DELL ECUADOR
Secondo Assange, che ieri è comparso in video in tuta nera e maglione marrone durante la seduta dalla prigione londinese di Belmarsh dove è rinchiuso, a recapitagli l' offerta di Trump sarebbe stato Dana Rohrabacher. Settantadue anni, ex deputato americano, repubblicano e ammiratore sfegatato di Putin che negli anni Novanta sfidò a braccio di ferro ubriaco, Rohrabacher sarebbe andato a trovare il fondatore di WikiLeaks nell' ambasciata dell' Ecuador a Londra dove si era rinchiuso per sfuggire alla cattura e all' allora processo per presunte molestie sessuali in Svezia, poi archiviato.
assange ambasciata ecuador
Secondo la versione dei legali di Assange, Rohrabacher avrebbe proposto quel patto dopo aver incontrato nell' aprile 2017 Trump, che sarebbe rimasto molto soddisfatto della performance del deputato in suo favore sul canale tv Fox News . Non solo: poco dopo dopo lo stesso Rohrabacher avrebbe poi incontrato l' allora capo dello staff di Trump, il generale Kelly, per parlargli di un patto con Assange, meeting confermato dalla Casa Bianca nel settembre 2017.
Il patto sarebbe consistito nella grazia di Trump per Assange in cambio della consegna, da parte di quest' ultimo, «di un computer che evidenziasse il non coinvolgimento della Russia nell' hackeraggio di decine di migliaia di email del partito democratico», poi arrivate in qualche modo (non è ancora chiaro come) a WikiLeaks, che le pubblicò subito dopo lo scandalo di un audio sessista di Trump prima delle elezioni 2016. Lo scambio poi, confermato dallo stesso Rohrabacher in un' intervista al Wall Street Journal , non sarebbe andato a buon fine per motivi ancora poco chiari.
DEBBIE WASSERMAN SCHULTZ
La Casa Bianca smentisce totalmente questa ricostruzione. Ma il giudice del processo londinese ha ammesso questa evidenza nel procedimento che vede la richiesta di estradizione degli Usa per Assange accusato di cospirazione per ottenere e pubblicare informazioni classificate quando dieci anni fa Wiki-Leaks rivelò gli esplosivi cablogrammi sulla diplomazia americana e sulle guerre in Iraq e Afghanistan.