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    TI INOCULO NEL NOME DEL SIGNORE - GRAN CASINO IN PUGLIA DOPO CHE SONO STATI VACCINATI TUTTI I SACERDOTI DELLA DIOCESI DI TARANTO E CASTELLANETA - IL NUCLEO ISPETTIVO REGIONALE SANITARIO STA INDAGANDO PER CAPIRE SE CI SONO STATI FAVORITISMI E CORSIE PREFERENZIALI, MA SECONDO LA CURIA È TUTTO OK ANCHE PERCHÉ I PRETI STANNO IN MEZZO ALLA GENTE E IN CASO DI FOCOLAIO SI BLOCCHEREBBE TUTTA L'ATTIVITÀ DELLA PARROCCHIA (NON SIA MAI)


     
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    Roberta Grima per www.ilgiornale.it

     

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    Vaccini al clero. Lunedì scorso un centinaio di sacerdoti della diocesi di Taranto e Castellaneta sono stati vaccinati nell'hub appositamente allestito nel seminario arcivescovile del capoluogo jonico.

     

    La notizia ha scatenato subito la polemica da parte di chi ha temuto che la somministrazione dei vaccini ai prelati potesse interferire sulla campagna vaccinale verso i più fragili, che attendono da tempo.

     

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    Polemica inutile secondo il direttore generale dell'Asl tarantina Stefano Rossi, che fa sapere come proprio venerdì scorso siano partite le vaccinazioni alle categorie più deboli.

     

    Nell'ospedale tarantino "Moscati", 57 vaccini sono stati inoculati come prime dosi a cittadini con disabilità, 89 dosi, invece, sono state somministrate a dipendenti sanitari, caregiver che si prendono cura di persone emodializzate e a coloro che si occupano dei piccoli pazienti del reparto di oncoematologia pediatrica.

     

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    Infine, presso l’ospedale di Castellaneta, sono stati vaccinati 108 pazienti oncologici. Le somministrazioni non si sono fermate nemmeno nei giorni di Pasqua e Pasquetta, quando erano previste le vaccinazioni dei caregiver dei minori di 16 anni con disabilità grave.

     

    Dunque secondo Rossi, la campagna vaccinale agli esponenti del clero, non avrebbe ostacolato quella dei più fragili, anche perché si tratta di due tipologie di vaccini diversi: Astrazeneca per i sacerdoti, Pfizer per i disabili.

     

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    Il caso però ha fatto discutere non poco, coinvolgendo anche il prefetto Demetrio Martino che avrebbe raccolto la domanda dell'arcivescovo di vaccinare i religiosi per girarla poi all'Asl. Nessuna autorizzazione però fanno sapere dalla prefettura, che si sarebbe limitata a fare da tramite tra le due istituzioni.

     

    Immediata la risposta della Curia, secondo cui non c'è stata alcuna pretesa per la copertura vaccinale verso esponenti del clero. Si sarebbe solo posto un quesito al prefetto, segnalando la situazione delicata in cui gli stessi sacerdoti si trovano ad operare ogni giorno, stando a stretto contatto con gente e quindi esposti al possibile rischio di contagio.

     

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    In questa pandemia sanitaria, le parrocchie hanno rappresentato un ruolo sociale importantissimo, un avamposto di solidarietà con consegna di pacchi alimentari, di sostegno anche economico per tante famiglie impoverite dal Covid, di ascolto.

     

    Per la curia un sacerdote ammalato di Covid o in quarantena significa anche un blocco dell'attività della parrocchia e di tutto quello che ne consegue per le famiglie che si recano in cerca di sostegno.

     

    La polemica che ne è scaturita si spiega con la "fame" di vaccini che c'è nel territorio, dove mancano all'appello ancora parte degli over 80.

     

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    A guardare il piano anti Covid della regione Puglia però, dal 22 marzo è prevista la campagna vaccinale per persone che vivono o prestano servizio in comunità socio-sanitarie, civili e religiose.

     

    Una vaccinazione quindi da attuare indipendentemente dall'età, legittimata dalle indicazioni del piano vaccinale nazionale e regionale. Naturalmente dagli elenchi della Curia, sarebbero stati stralciati coloro che hanno già avuto il vaccino perché docenti o perché ultraottantenni ai quali le dosi sono state somministrate a partire dal 22 febbraio.

     

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    Sulla vicenda tarantina sta indagando il Nirs, nucleo ispettivo regionale sanitario, per capire esattamente cosa sia accaduto, se ci siano stati favoritismi o meno, se si sarebbe dovuto mantenere la linea Draghi di completare i vaccini agli ultraottantenni categoria prima o invece andare avanti con le categorie successive, tenuto conto anche che, come sottolineato dall'arcidiocesi, i vaccini sono stati somministrati partendo dai sacerdoti più anziani e fragili.

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