chiara bordi
«Fai schifo vattene a casa, ti votano perché sei storpia», scrive su facebook la sedicente Mirella Improta. È uno degli odiatori seriali di Facebook che prendono di mira Chiara Bordi, la 18enne tarquiniese "disabile" in corsa per il titolo di Miss Italia. Chiara, vittima di un terribile incidente, è senza una gamba, sostituita con una protesi. Le offese che hanno scatenato l'ira di centinaia di persone scese in campo sui social a sostegno della miss coraggiosa.
Esemplare la risposta di Chiara Bordi: «Mi dispiace molto per lei perché a me mancherà pure un piede ma a lei manca cervello e cuore». Un post che si conclude con i ringraziamenti ai suoi sostenitori che, a differenza di chi l'ha insultata, le hanno dimostrato molto affetto.
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IL POST DI CHIARA «Vi ringrazio tutti di cuore, mi avete fatto quasi scendere una lacrimuccia a leggere tutti questi commenti e tutto questo sostegno (chi mi conosce poi sa quanto io sia facile di pianto) - scrive - A me il commento della “signora” scivola completamente addosso. Mi dispiace molto per lei perché a me mancherà pure un piede ma a lei manca cervello e cuore, e quelle sono le uniche due vere qualità che, secondo me, contano. Dietro tutta questa cattiveria si nasconde frustrazione e insoddisfazione personale di gente che, invece di lottare contro i lati negativi della propria vita e cambiarli, preferisce cercare di scoraggiare gli altri e portarli al loro stesso livello. È molto più facile stare dietro a un computer a insultare i traguardi altrui che alzarsi e combattere contro la vita, per poi godersela.
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L’unica cosa che mi sembra assurda è il dover leggere certe critiche da parte di una persona cresciuta e adulta e stare qui io, 18 anni, a “giustificarla”. E mi dispiace il fatto che le sia arrivato come messaggio il “votatemi perché sono storpia” e non il “guardatemi, mi manca un piede ma non ho paura di mostrarmi al mondo". Cosa che molte persone purtroppo non fanno perché più fragili, e impauriti da commenti di persone come la nostra Mirella.
Per concludere, a me della vittoria non interessa niente, tantomeno di fare pena perché posso assicurare che la pena è l’ultima cosa ricercata e la prima odiata da me e da qualsiasi altro tipo di disabile. Sto facendo tutto questo per mostrare alle persone ottuse (appunto) che una ragazza senza un arto può gareggiare al pari di tutte, che la diversità non è vincolante, che la vita non si interrompe mai ed è sempre bella, anche quando sembra che ce l’abbia con te, che da un dramma si rinasce e si cresce più forti di prima, tutto sta nel saper reagire».
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