Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “la Verità”
Bashkim Kurtaj
«Io i comunisti li conosco bene. Ho vissuto sotto la dittatura di Enver Hoxha in Albania. In quei regimi gli uomini sono sfruttati e se ti metti contro ti uccidono. Tidei è un comunista come loro, uno sfruttatore […]».
Bashkim Kurtaj per 13 anni ha fatto il factotum nella magione di Pietro Tidei, sindaco pd di Santa Marinella e giura che lui e sua moglie Mira hanno dovuto mandare giù molti bocconi amari. L’uomo, un ex poliziotto, ha 53 anni compiuti a settembre e dopo essersi trasferito a Londra con la famiglia (dove i figli studiano) è tornato da pochi mesi a Civitavecchia per lavorare in ospedale nella manutenzione.
Ha la faccia da duro, ma quando racconta che cosa avrebbe subito, si commuove e prova a nascondere gli occhi lucidi con la mano callosa. Ma alla fine si scioglie in un pianto liberatorio, ripensando a quello che avrebbero subito i suoi figli a casa Tidei: «Papà, ma dobbiamo per forza vivere così, non c’è un altro modo?» gli avrebbe chiesto un giorno il figlio maggiore. Ma lui, giura, non riusciva a liberarsi del giogo dell’uomo potente pronto a sfoderare tutto il suo carisma per tenere a servizio un’intera famiglia.
PIETRO TIDEI
«Si arrabbiava, urlava, se non rimaneva qualcuno sempre in casa a fare la guardia. Per questo a volte lasciavamo da soli i nostri figli minorenni. Tutti e quattro insieme saremo andati al mare 7-8 volte in dieci anni» giura Bashkim.
Che per la famiglia Tidei avrebbe fatto da guardiano, autista, muratore, pastore, giardiniere, elettricista e molto altro ancora: «Zi’ Pietro, come lo chiamo ancora io, ha 40 ettari di terra e non c’è un centimetro che io non abbia toccato. Ma dentro a quella tenuta ho fatto di tutto. E tutto gratis».
Tidei ribatte […] che in cambio gli concedeva un minuscolo alloggio e non gli faceva pagare le utenze. «Ha un incredibile coraggio. Vorrei che lei vedesse dove faceva vivere quattro cristiani: trenta metri quadrati composti da una cucina con un divano e una piccola camera da letto. Nella parete tra le due stanze c’era una finestrella, sempre aperta, per fare circolare un po’ d’aria».
PIERO TIDEI ABBRACCIA LA SUA AMICA DIRIGENTE SCOLASTICO
Mentre non c’era nessuna apertura o lucernario sull’esterno. L’appartamentino era ricavato in fondo alla taverna di zi’ Pietro, in un angolino della casa. Ma come facevate a stare in una sola stanza? Gli occhi di Bashkim si bagnano di nuovo: «I miei figli per quasi dieci anni hanno dormito nell’intercapedine della casa».
[…] «Abbiamo fatto una vita da bestie» commenta Bashkim. Ma la sua rabbia è montata solo quando ha letto sul giornale quello che aveva detto Tidei di lui e della sua consorte, mentre veniva registrato dalle telecamere della Procura di Civitavecchia: «Bashkim è stato un mascalzone. Più che lui è stata la moglie. Una mandria di mascalzoni. Se rigirava mi moje… poi mi moje ci piagneva… comunque vabbè, mo va via e pazienza […]. L’hanno cacciato pure dalla Polizia perché rubava. Quindi voglio di’ non è che era uno… poi capirai, in Albania rubano tutti».
«Mascalzone io? Quando ho letto quello che ha detto mi si è spaccato il cuore. Ero intontito, per alcuni minuti non sono nemmeno riuscito a trovare l’uscita dell’ospedale». Per questo ha deciso che fosse arrivato il momento di chiedere il pagamento di quasi tre lustri di lavoro non retribuito a casa del sindaco. «Mia moglie per cinque anni ha firmato contratti da 20-25 ore di lavoro settimanale, alternativamente con entrambi i coniugi Tidei, sempre come se fosse in prova.
IL POST SU FACEBOOK DELLA PRESUNTA AMANTE DI PIERO TIDEI
In realtà lavorava 50-60 ore per tenere a posto la casa padronale e quelle delle figlie, in tutto una superficie di circa 400 metri quadrati. E ai Tidei quello che faceva non bastava mai. Mi ricordo una volta che la moglie iniziò a urlare come una pazza e mi disse che aveva litigato con Mira. Io corsi nella cameretta e la trovai che piangeva a dirotto. Ma quale litigio! Le loro non erano discussioni alla pari. Lei aveva solo paura di essere licenziata dalla padrona».
I turni di lavoro sarebbero stati a volte davvero massacranti. «In occasione di alcune cene elettorali Mira iniziava a lavorare la mattina alla 8 e finiva quasi all’alba del mattino dopo. Ma non ha mai ricevuto nessuno straordinario […]. Anzi no. Una volta la signora le ha dato 10 euro».
pietro tidei 8
Il salario per questi lavori era inferiore ai 900 euro mensili e l’alloggio non era compreso nel contratto e per meritarselo il marito impegnava tutte le sue ore libere per soddisfare le richieste di Tidei e famiglia, anche nei giorni festivi.
Nei giorni scorsi Bashkim ha inviato al primo cittadino un audio di 20 minuti, un elenco infinito di lavori che non sarebbero mai stati retribuiti: la ristrutturazione completa di un appartamento dietro al ministero della Giustizia a Roma («quando pagava gli altri operai davanti a me, mi sanguinava il cuore»), delle case in Sardegna e al passo del Tonale («intestata a una parente di Tidei»), gli interventi nelle case di Santa Severa («la taverna si allagava ogni anno e bisognava rifare tutto»), di Tolfa, di Allumiere («lì i miei lavori li scalava dal suo affitto»), ma anche nelle abitazioni delle figlie Marietta e Sara: «Quasi gratis anche quelli, a parte una volta che Marietta mi ha pagato per una tinteggiatura esterna».
un frame dell incontro tra pietro tidei e l architetto alessio rosa
Il primo cittadino nel video della Procura ammette che il cinquantatreenne albanese era sempre a disposizione: ««Io c’avevo Bashkim che… “Bashkim, vie’ un po’ su” e quello veniva su e faceva. A me Bashkim m’ha messo in mezzo a una strada».
Infatti nel marzo del 2022 l’operaio ha deciso di andarsene con la sua famiglia e i Tidei, il giorno dell’addio, non li avrebbero degnati di un saluto. Il sindaco, nel filmato, è andato giù duro: «È proprio uno stronzo. Uno stronzo, non capisce niente. È andato dire a mia figlia: “Perché io conosco i segreti di tuo padre”… l’ho mandato un paio di volta a una casetta, lì dove ogni tanto ci vo’ a tromba’, lì a Santa Severa, ma che cazzo vai a dire, scemo. Ma statte zitto».
gli scoop de la verita su pietro tidei
Dopo aver letto queste frasi ingiuriose, Bashkim ha deciso di chiedere via messaggio 90.000 euro (cifra scesa poi a 30.000) per i lavori mai saldati e pubbliche scuse su un giornale di Civitavecchia. Tidei ha offerto 5.000 euro e un post su social, pur di non lavare i panni sporchi sui giornali: «Io sono disposto a farti un Facebook dove dico che tu sei una brava persona, tu e tutta la tua famiglia, per ridarti quella dignità che tu dici».
Il testo pensato da Tidei, per l’esattezza, era il seguente: «Leggo con stupore su di un quotidiano che io avrai parlato male di Buskin (Bashkim, ndr) Kurtaj, della sua famiglia e del popolo albanese in una conversazione dalla quale sono state estrapolate volutamente frasi offensive.
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Niente di più falso in quanto la famiglia di Buskin è stata una famiglia per bene e lavoratrice verso la quale ho il massimo rispetto, una vera amicizia e gratitudine per l’aiuto che tutti insieme hanno dato alla mia famiglia nei 12 anni di permanenza presso di noi. Tanto mi sono sentito in dovere di affermare per il rispetto loro e di tutta la comunità e il popolo albanese».
Nei numerosi audio inviati a Kurtaj il sindaco ha anche dato del «mascalzone» a chi scrive e ha negato a ripetizione di aver pronunciato le parole da noi riportate fedelmente.
Quindi ha consigliato a Bashkim di denunciarci: «Io quelle cose non le ho dette perché è il giornalista che mi vuole far fare cagnara con tanta gente, con te e con i miei consiglieri…» ha sostenuto.
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Nelle ultime ore, per convincere il suo ex factotum, Tidei ha tentato un’intrepida retromarcia, in cui mancava solo che giurasse di non chiamarsi Pietro: «Non ho detto che sei scemo, ho detto che sei una persona brava e lo ripeto ancora una volta, ho detto cose di cui mi sono pentito, non quella della Polizia e non quella che gli albanesi rubano. Io sono amico di persone importanti in Albania come potevo dire che gli albanesi rubano tutti?
Questi mi ammazzano… cioè… mi ammazzano… questi si arrabbiano con me…». Poi torna sulle presunte scappatelle: «Antonio (il genero, ndr) un giorno mi disse che tu gli avevi detto: “Io di tuo suocero so un mucchio di cose. Sono pure andato a puli’ la casa dove lui va a fare quelle cose”».
Dopo aver inviato diversi vocali, Tidei perde la pazienza: «Non ho capito se questo è un ricatto e ai ricatti io non ci sto […]. Se cerchi soldi allora puoi andare tranquillamente a denunciarmi».
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In un climax crescente il sindaco prosegue: «Ah Basky, io non so se stai bene de testa, ma quello che hai fatto te l’ho pagato, tua moglie è stata regolarmente pagata, in cambio abbiamo dato la casa gratis, luce, gas, mi pare che quando ve ne siete andati avete fatto una dichiarazione che non avevate più nulla a pretendere».
Quindi rivendica la regolarità delle buste paga di Mira (non certo di quelle del marito, che non c’erano), la liquidazione e i contributi pagati.
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Poi ripensa ai lavori che l’albanese ha effettuato su e giù per l’Italia e azzarda: «Quello credo che è stato abbondantemente ricompensato dall’alloggio gratis che io ti ho fornito». Evidenzia come per 12 anni Kurtaj non abbia mai fatto denunce, non abbia mai parlato di sfruttamento, non si sia mai lamentato.
Bashkim giustifica la scelta: «Volevo lasciarmi in bonis con un uomo che aveva visto crescere i miei figli e che era molto potente. Ma poi quando ho sentito quello che ha detto di me e di mia moglie non ci ho più visto. Mia figlia mi ha chiamato da Londra per chiedermi se fosse ancora possibile tornare a Civitavecchia dopo quello che aveva letto. La mia consorte si è messa a piangere, i miei parenti si sono sentiti tutti feriti.
PIETRO TIDEI E ROBERTO ANGELETTI
Perché noi siamo persone per bene, non abbiamo mai fatto niente di illecito, siamo solo dei lavoratori». Adesso Tidei minaccia di portare gli audio dell’ex collaboratore ai carabinieri. «Chiedi 90.000 euro? Benissimo: vai dal giudice che stabilirà se te li devo, ma tieni presente che ci sono tre registrazioni che rimangono agli atti» e che «questa in Italia si chiama estorsione».
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Per poi concludere, con un pizzico di classismo: «Fatti spiegare dal tuo avvocato che cosa significhi». Bashkim ribatte: «Io non faccio estorsioni, voglio solo i soldi che mi spettano da un uomo che si è dimostrato irriconoscente con me e con tutta la mia famiglia. Purtroppo nemmeno i suoi figli, che ho frequentato per tanti anni, hanno ritenuto, dopo l’uscita del vostro articolo con le offese di Tidei nei miei confronti, di farmi una telefonata e di scusarsi per le parole pronunciate dal padre. Sarebbe bastato un caffè per chiudere questa spiacevole vicenda».
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