Francesco Bisozzi per “il Messaggero”
In Italia serve una Rete unica, le parti sono tutte d' accordo ma nessuno vuole fare il gregario. Tim vuole il controllo e Open Fiber non vuole essere fagocitata e rinunciare al suo modello di business wholesale only. Con accuse incrociate le due società mostrano di essere ancora lontane da un accordo e Cdp potrebbe essere l' ago della bilancia anche se finora non ha preso una posizione esplicita.
Ma il suo «silenzio non deve destare indebite preoccupazioni», risponde Tim a una domanda che Asati, l' associazione dei piccoli azionisti, ha posto in vista dell' assemblea.
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
Meno dichiarazioni, meno proclami e più concretezza, è questa la nuova stagione nella governance di Tim ora che i contrasti tra i maggiori azionisti Vivendi ed Elliott si sono appianati. Il piano fatto di alleanze nei diversi settori sta portando i primi risultati, e tutti contribuiscono al deleverage ma il passo più grande, ancora da compiere, sarà quello della rete unica, un progetto a cui l' ad Luigi Gubitosi sta lavorando insieme al fondo Kkr Infrastructure.
«Siamo a favore di una transizione verso la rete unica, ribadendo come una duplicazione della rete non abbia alcun senso e non sia nell' interesse del Paese», ribadisce la società rispondendo alle domande dei piccoli soci, ma oggi ancora di più è «fondamentale, come peraltro stiamo già facendo, compiere un' ulteriore accelerazione per andare a coprire il più rapidamente possibile le aree del Paese non ancora raggiunte dalla rete a banda ultra larga (cosiddette aree bianche)».
LE DISTANZE
open fiber
Ma le distanze fra l' ex incumbent e Open Fiber sembrano incolmabili, ognuna sostiene la supremazia del proprio modello di business. «Il modello da adottare è una rete sotto il controllo di un operatore verticalmente integrato quale Tim, piuttosto che un modello wholesale only che si è rivelato fallimentare ovunque sia stato applicato», sostiene Tim convinta «fermamente» di poter competere «attraverso una combinazione imbattibile di reti e soluzioni tecnologiche». Viceversa per l' operatore controllato da Enel e Cdp il modello wholesale only è «il più adatto per favorire gli ingenti investimenti necessari» che «al contrario non sono stati effettuati dall' operatore verticalmente integrato (Tim, ndr) causando il ritardo in cui si trova il nostro Paese».
Tornando ai temi assembleari, in vista dell' approvazione di bilancio, dividendo e piani di incentivazione, Tim fa sapere che «al momento non è stata fatta nessuna ipotesi di riduzione dei premi» e «la produzione di cassa nell' esercizio 2019 è stata sufficientemente ampia da rendere sostenibile il ritorno alla distribuzione di utili alle azioni ordinarie (non accadeva dal 2013)».
luigi gubitosi foto di bacco
La proposta che i soci voteranno giovedì è la distribuzione di dividendo in ragione di 1 centesimo di euro per azione ordinaria (oltre che di 2,75 centesimi di euro per azione di risparmio), per un monte dividendi del 18% sull' equity free cash flow e del 26% sull' utile netto. «L' ambizione di distribuire il 20-25% del fcf è subordinata al raggiungimento degli obiettivi di riduzione del debito».