Rosario Dimito per “il Messaggero”
FABRIZIO PALERMO
La Cassa Depositi e Prestiti mette le ali a Tim. Ieri la decisione del cda di via Goito di crescere nel capitale dall' attuale 4,9% al 10% ha spinto le azioni del gruppo telefonico che hanno chiuso la giornata con un rialzo del 6,4% chiudendo a 0,51 euro.
La delibera, secondo quanto trapela, esprime la volontà della Cassa di ergersi a soggetto di garanzia, trovando una sintesi fra le posizioni dei contendenti Elliott e Vivendi, per superare una logica di conflittualità e restituire a Tim la stabilità necessaria per risollevarsi dal declino in cui è precipitata in questi mesi di duro confronto.
LUIGI GUBITOSI
IL CARDINE DELLA STRATEGIA
Cardine di questa strategia sarebbe ovviamente la rete e il piano che attorno a essa l' ad di Tim, Luigi Gubitosi, sta predisponendo. Cruciale per il futuro di Tim, e non solo, è riuscire a creare un' unica infrastruttura che aggreghi tutte le reti di telecomunicazioni oggi sul mercato (Tim, Open Fiber, Vodafone, Fastweb) e a cui possa essere applicato il modello della rab, regulatory asset base, già usato per Snam, Terna, Italgas e molto apprezzato dagli investitori in quanto garantisce solidità e flussi di cassa ben definiti. Lo stesso governo ha creato il quadro di riferimento più adeguato per favorire l' adozione di tale modello che, tuttavia, presuppone una condizione di monopolio.
vincent bollore
Per andare verso questa direzione, la strada che Tim sarebbe intenzionata a percorrere, supportata dagli advisor Rothschild e Vitale & Co, è quella del cosiddetto scorporo al contrario, ovvero nella casa madre rimarrebbe la rete nella sua interezza, dalle dorsali all' accesso, comprese tutte le sezioni intelligenti; a uscire dal perimetro sarebbero invece i servizi di vendita, con la creazione di una società commerciale snella (si ipotizzano 5.000 persone) e il cui capitale verrebbe poi aperto anche a produttori di contenuti fra cui la stessa Vivendi o Mediaset.
RETE TIM
La casa madre procederebbe poi all' integrazione con gli altri operatori, fra cui Open Fiber, che Cdp ed Enel vorrebbero valutare non meno di 3,5 miliardi. Un esito di questo genere potrebbe non dispiacere alla stessa Vivendi: negli ultimi giorni si sarebbero intensificati i colloqui di Cdp specie con Vivendi. Parigi ha dovuto svalutare di quasi 1,1 miliardi la propria quota in Tim, che risulta ora iscritta a libro per 3,1 miliardi, ovvero 0,86 euro per azione: nella relazione di bilancio si legge che «nonostante i cambiamenti nella governance di Tim nel 2018, che ha comportato una riduzione dell' influenza di Vivendi nel cda», la società francese «crede ancora di avere il potere di partecipare alle decisioni politiche finanziarie e gestionali di Tim, tenendo conto in particolare dei diritti di voto detenuti per il 23,94%». Sempre dalla relazione, si apprende che Vivendi, tra novembre e dicembre 2018 ha ceduto per 373 milioni lo 0,95% di Telefonica.
LUIGI GUBITOSI
Intanto rimane da capire in quali tempi Cdp incrementerà la sua quota: secondo quanto ha dichiarato l' ad Fabrizio Palermo in cda, la Cassa non avrebbe preventivamene costruito posizioni in derivati che le consentirebbero di crescere rapidamente; per raddoppiare la quota in vista dell' assemblea del 29 marzo, chiamata ad approvare il bilancio e a decidere sulla revoca di cinque amministratori richiesta da Vivendi in un clima di ostilità con Elliott, significa che entro il record date del 20 marzo, Cdp deve avere piena titolarità delle azioni: in parte può acquistarle, in parte prenderle in prestito. Con il 10% e un investimento di lungo periodo, Cdp chiederà di entrare nel cda, obiettivo raggiungibile in un contesto più sereno con gli altri due soci che può portare a ridisegnare la governance e fungere da ago della bilancia. Lo snodo cruciale comunque è il cda di Tim che inizierà la sera del 20 per proseguire il 21 per l' ok al bilancio e al piano strategico: sarà il banco di prova per misurare i nuovi equilibri fra i soci.
luigi gubitosi open fiber