Tobia De Stefano per “Libero quotidiano”
henry kravis
È attesa entro il week end o al massimo per i primi giorni della prossima settimana una risposta delle banche italiane sulla partecipazione al consorzio di finanziatori dell'Opa Kkr su Tim. Jp Morgan, Morgan Stanley e Citibank i colossi americani che stanno supportando il private equity nell'operazione che ha preso il via lo scorso 19 novembre serrano i ranghi e sono in attesa di avere un riscontro soprattutto da Intesa e Unicredit.
Sarebbe un segnale importante dal punto di vista economico - ricordiamo che tra debito e offerta a 0,505 per azione parliamo di un affare da 33 miliardi -, ma anche strategico e politico. Va evidenziato infatti che più istituti fanno parte del deal e meno possibilità ci sono per altri attori di organizzare una cotroffensiva. E che avere il supporto delle due maggiori banche del Paese sarebbe significativo in un'operazione di sistema come quella che riguarda Telecom.
PIETRO LABRIOLA
SEPARAZIONE DELLA RETE
Il fatto che la ricerca di finanziatori continui e addirittura che acceleri vuol dire che il fondo Usa è convinto di portare a casa la partita o comunque di riuscire a lanciare l'Opa nonostante i segnali non proprio positivi di questi giorni.
Non è un mistero per nessuno infatti che l'attuale direttore generale del gruppo, Pietro Labriola, stia elaborando un piano industriale - la prima presentazione informale ai consiglieri è prevista per il 18 gennaiomolto simile, ma anche alternativo a quello di Kkr. E che l'asse tra il primo socio Vivendi (23,9%) e il secondo Cdp (9,8%) si sia rafforzato non poco nelle ultime settimane.
vincent bollore
Anche il progetto di Labriola, che nel cda straordinario del 21 sarà nominato amministratore delegato, parte dalla separazione tra una società di servizi e una della rete, ma punta a una forte valorizzazione delle diverse aree strategiche del gruppo, a partire dal cloud (Noovle) per arrivare fino al sistema di infrastrutture internazionale (Sparkle) e alla cybersecurity (Telsy).
Il vero vantaggio per Cdp, almeno sulla carta, sarebbe quello di non dover mettere mano al portafoglio per assicurarsi il controllo della rete. Vedremo. Il prossimo momento della verità è atteso per il 26 gennaio, quando è in programma un consiglio di amministrazione che dovrebbe aggiornare in modo ufficiale i consiglieri sullo stato di avanzamento del piano industriale che invece sarà presentato nella sua completezza il 2 marzo.
kkr
Tra meno di due settimane Kkr si aspetta di ricevere il via libera alla due diligence propedeutica alla presentazione dell'Opa. Ma visti i precedenti e visto che la nomina di Labriola come ad dovrebbe essere certificata appena cinque giorni prima è possibile che ci sia l'ennesimo rinvio.
L'ALTRO FONDO
henry kravis.
Intanto va segnalato che si infittiscono le voci sulla possibilità che anche il fondo Cvc, che in Italia è guidato Giampiero Mazza, possa entrare in gioco. Vero che il private equity britannico è in contatto con il Tesoro, ma secondo quanto risulta a Libero, Cvc non ha intenzione di portare avanti nessuna operazione ostile nei confronti di Cdp o Vivendi ma neanche nei confronti di Kkr. Probabile quindi che si stia posizionando in attesa dell'esito dell'Opa americana. Se alla fine non dovesse partire, Cvc si troverebbe in prima fila per partecipare alla partita sulle infrastrutture. Intanto il mercato - in una giornata negativa per la Borsa- ha premiato il titolo che ha chiuso con un più 0,69% a quota 0,4513.
luigi gubitosi