VIDEO - I DIPENDENTI DEL MUSEO PIZZICATI A FARE ALTRO
1. TIMBRO DEL CARTELLINO E VIA IN SALA GIOCHI NOVE INDAGATI AL MUSEO ALL' EUR
Federica Angeli per ''la Repubblica - Roma''
Arrivavano al lavoro, timbravano il cartellino per se stessi e per conto di colleghi e poi andavano via. Il caso ricorda molto quello scoppiato mesi fa a Sanremo dove impiegati comunali furono immortalati dalle telecamere addirittura a timbrare il cartellino in mutande per poi tornare nell' alloggio di servizio a dormire.
museo delle arti e tradizioni popolari
L' assenteismo scoperto invece dai carabinieri dell' Eur si trova in uno dei quartieri più vivi della capitale, pieno di ministeri e uffici di polizia.
Gli infedeli sono dipendenti ministeriali in servizio al Museo nazionale di Arti e tradizioni popolari di Roma in piazza Guglielmo Marconi. Sono nove e sono stati scoperti dai militari con le mani nel sacco. O meglio con le mani impegnate, in uno dei casi, nel negozio di frutta e verdura del marito invece di stare al proprio posto.
i dipendenti del museo delle arti e tradizioni popolari a roma 6
Anche se formalmente risultava lì dato che il badge era stato strisciato regolarmente poco prima dell' inizio dell' orario di lavoro. C' era anche chi andava regolarmente a giocare presso un centro di scommesse sportive della zona e passava lì ore e ore in attesa della vincita della vita che gli avrebbe risparmiato persino la farsa della timbratura fasulla. A dare esecuzione all' ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Roma sono stati i carabinieri del comando provinciale.
Le indagini, coordinate dalla procura e condotte dai militari della compagnia dell' Eur, hanno consentito di accertare come, sistematicamente, dopo aver segnato la presenza strisciando il badge, i 9 dipendenti, di età compresa tra i 43 e i 65 anni, si allontanassero dal posto di lavoro oppure timbrassero per conto di altri colleghi che arrivavano più tardi rispetto all' orario previsto o che addirittura non si presentavano al lavoro.
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Avviata nel febbraio del 2015, l' indagine, ribattezzata "Museum", è stata svolta attraverso servizi di osservazione, pedinamento e controllo, con riprese video riprese e telecamere poste in punti nevralgici del museo, consentendo di accertare un notevole numero di truffe perpetrate dagli impiegati indagati. Per i nove indagati le accuse sono, a vario titolo, di falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato (per alcuni con l' aggravante di aver commesso il fatto per conseguire il profitto di un altro reato e con la violazione dei doveri di una pubblica funzione), false attestazioni e certificazioni.
Verso la fine del mese di febbraio 2015 i militari hanno arrestato uno degli impiegati del museo, sorpreso in una località diversa dal luogo di lavoro benché ufficialmente presente, visto che aveva timbrato il cartellino all' inizio del turno. Il ministero dei Beni e delle attività culturali ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti dei nove dipendenti: a seconda della gravità dei fatti accertati commessi, si va dalla sospensione dello stipendio fino alla messa in mobilità e al successivo licenziamento del dipendente.
2. UN GIOIELLO CULTURALE MA DAGLI INTROITI TRA I PIÙ BASSI IN CITTÀ
Sara Grattoggi per ''la Repubblica - Roma''
Dedicato alle tradizioni popolari delle regioni italiane, è l' unico museo statale con competenze specifiche nel campo della demoetnoantropologia.
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Con gli oltre centomila documenti conservati nei suoi archivi e i manufatti esposti nelle sale, custodisce la memoria di una quotidianità che si è fatta storia, esplorando ogni aspetto della cultura popolare, dai mestieri alle tradizioni contadine, fino ai riti e alle cerimonie.
Parte integrante dell' Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, il Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari - nato idealmente dalla Mostra di Etnografia Italiana del 1911 e inaugurato nell' attuale sede dell' Eur nel 1956 - è, insomma, unico nel suo genere. Ma i suoi incassi sono purtroppo fra i più bassi di tutti i musei statali romani: nel 2014 pari a soli 7.938 euro, sostanzialmente invariati rispetto a quelli dell' anno precedente (7.870 euro nel 2013). E va considerato che, il 2013, era stato un anno di sostanziale incremento: nel 2012, infatti, aveva incassato ancor meno: 6.310 euro.
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«Negli ultimi anni - fanno notare alcuni lavoratori - c' è stato un aumento dei visitatori, di circa il 10-15 percento». Vero, almeno per il 2013-2014 (+11 percento). Ma i numeri sono ancora molto bassi, soprattutto quelli dei paganti: nel 2014, solo 2.770, contro 9.705 non paganti. E negli anni precedenti lo squilibrio era ancora più marcato: nel 2012, ad esempio, i biglietti gratuiti staccati erano stati 10.736, contro i soli 1.827 a pagamento. Per un totale, comunque, di circa 12mila visitatori complessivi l' anno.
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Nell' ultimo periodo si sono notati però dati in controtendenza: 3000 visitatori soltanto a dicembre grazie alla mostra fotografica su Zavattini e al "Presepe del re". Ma, certo, quello dei numeri è un problema comune anche agli altri musei dell' Eur, a cominciare da quello dell' Alto Medioevo.
Anche per questo, nel 2014, il ministro Dario Franceschini aveva annunciato il progetto di riunire tutti i musei del complesso (dal Pigorini al comunale museo della Civiltà romana) in un unico polo misto, per «valorizzare l' Eur» come cittadella dei musei e risparmiare sugli onerosi affitti dovuti per le sedi a Eur Spa (che prima di Natale ha però venduto quei palazzi all' Inail). Quel progetto però è rimasto, almeno per ora, sulla carta. «Quei musei, e Arti e Tradizioni popolari in particolare, sono un pezzo del patrimonio sottostimato - commenta Claudio Meloni, responsabile Beni culturali della Cgil - non sono stati valorizzati nemmeno con la recente riforma».
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