1. ADDIO A JEAN E JOHNNY IMMORTALI DI FRANCIA
Lettera al ‘Corriere della Sera’
Caro Aldo,
johnny hallyday ray charles
con la scomparsa di Johnny Hallyday abbiamo perso l’Elvis di Francia. Noi avevamo Bobby Solo (e lo abbiamo ancora ) e Little Tony, mentre in Inghilterra a far sognare c’è Cliff Richards. In Germania, invece, non c’è nessuno ed è per questo che i tedeschi hanno un’adorazione speciale per Elvis.
Mario Rino Croci Turbigo (Mi)
2. ALDO CAZZULLO RISPONDE: ‘ERO AL CONCERTO DEL 1998 E…’
Caro Marco,
johnny hallyday
Le confesso che il successo di Johnny Hallyday, che i francesi chiamavano Gionnì (ma si chiamava in realtà Jean-Philippe Smet), per me è sempre stato un mistero. Non capivo come il popolo più esigente e sofisticato (o raffinato? o schizzinoso? O snob? scelga lei) del mondo potesse idolatrare un cantante biondo tinto e liftatissimo, vestito di pelle e borchie, che cantava in inglese con accento parigino. Per capirne di più andai a un suo concerto, nel settembre 1998, allo Stade de France, quello dove i Bleus avevano appena vinto il loro primo e unico Mondiale.
johnny hallyday
Ero in mezzo a un gruppo di adolescenti scatenati che sapevano tutte le sue canzoni a memoria, dai classici all’album appena uscito: «Allumer le feu», versione in ritardo di «Light my fire» di Jim Morrison, sepolto a Parigi al Père-Lachaise. Gionnì arrivò in elicottero. Cantò su un palco lungo cento metri, tra luci infernali e fumi da bolgia dantesca.
Il pubblico lo amava alla follia, tipo Vasco da noi; anche se Hallyday, mutato il molto che c’è da mutare, mi ricordava semmai il nostro Celentano, almeno per la capacità di parlare a più generazioni. Portava sulla pelle tutti i decenni che aveva attraversato: i capelli lunghi anni 60 (poi li tagliò), i giubbotti neri anni 70, i muscoli da body-builder anni 80, l’orecchino e i buoni sentimenti dei 90, i tatuaggi cari ai millennials (ma lui se li era fatti fare in California da ragazzo).
Alternava il rock agli omaggi ad Aznavour, il pop all’Inno all’amore di Édith Piaf. Con Sylvie Vartan aveva fatto pace. «È la voce del Paese che rifiuta la noia, la burocrazia, la routine» scrisse di lui Edgar Morin: nel 1963. «Solo la Francia ha Johnny Hallyday» disse l’insospettabile Charles Trenet: nel 1967. Ha venduto più di cento milioni di dischi: in media ogni famiglia francese ne ha cinque.
johnny hallyday
Votava a destra e appoggiò un po’ tutti i candidati neogollisti alle presidenziali. E se n’è andato insieme a uno scrittore, Jean d’Ormesson, anche lui schierato con la destra repubblicana, con qualche rimpianto monarchico: un grande signore, sempre disponibile a interviste mai banali. Johnny, Jean: adieu.
3. HALLYDAY, L' IDOLO DELLA FRANCIA CHE DUETTÒ CON TUTTI I POLITICI MA IL CUORE ERA A DESTRA
Maurizio Cabona per ‘La Verità’
Johnny Hallyday, morto ieri a Parigi, è stato un simbolo in Francia paragonabile a Brigitte Bardot, Jean-Paul Belmondo e Alain Delon. Ognuno di loro è stato accostato alle destre succedutesi sotto la V Repubblica.
johnny hallyday
Ma non si può essere famosi cantanti e attori - Hallyday è stato entrambi - per decenni senza fare i conti con il potere, quale che sia.
La Nouvelle vague cinematografica aveva trovato sostegno alla fine degli anni Cinquanta, nell' atmosfera del primo gollismo, che voleva dare un segno di rottura col clima di egemonia culturale social-comunista ereditato dal dopoguerra.
E sono della fine degli anni Cinquanta anche i primi successi canori di un adolescente dall' infanzia triste, Jean-Philippe Smet, che in arte assume in arte il cognome dei cugini americani e modifica il nome di battesimo da Jean in Johnny. In quel momento Hallyday va controcorrente rispetto agli umori dominanti del suo Paese, che - perduta l' Algeria - sta per uscire politicamente dall' Alleanza atlantica egemonizzata dagli Stati Uniti. Mentre «regna» il generale Charles De Gaulle, è Georges Pompidou a governare, che gli succederà all' Eliseo nel 1969: retrospettivamente, Hallyday ne avrà nostalgia.
JOHNNY HALLYDAY
Ma è Valéry Giscard d' Estaing che, nel 1974 e nel 1980, da Hallyday riceve un aperto appoggio. Con la prima moglie, Sylvie Vartan, anche lei cantante di enorme successo, si fa fotografare nel 1974: indossano la maglietta con la scritta Giscard à la barre (Giscard al timone), slogan della campagna elettorale di Giscard d' Estaing, che - come Hallyday - è un americanizzatore, ma su ben più vasta scala che il mondo della canzone. Se nel 1981 mancherà la rielezione, è anche per questo filoamericanismo: Jacques Chirac, coi neogollisti, non lo sostiene e così è François Mitterrand, socialista, a diventare presidente.
JOHNNY HALLYDAY
Tra Mitterrand e Hallyday non c' è intesa, perché lui ha sostenuto Giscard nella campagna per la rielezione mancata. In privato Hallyday giudica Mitterrand buono solo per gli «intellettuali», come racconterà - ma solo nel 2013 - in Dans mes yeux, Plon. Nel 1985 Hallyday è però accanto al segretario comunista, Georges Marchais, sul palco della Festa dell' Humanité, quotidiano del Pcf. E nel 1992 - Mitterrand è stato rieletto nel 1988 - è sul palco accanto a Bernard Tapie, socialista, sostenuto da Mitterrand nelle elezioni regionali della Provenza.
JOHNNY HALLYDAY 1
Ciò non impedisce a Hallyday di sostenere nella campagna elettorale presidenziale di Jacques Chirac vincente del 1996. Nel 1997 sempre Chirac gli conferisce la Legion d' onore. E nel 2005, immemore dei moniti di De Gaulle, Chirac chiede a Hallyday di intervenire nella campagna referendaria sulla Costituzione europea, che rischia di venire respinta. Hallyday dichiara: «Se la Costituzione sarà respinta, molta gente dovrà lasciare la Francia. Noi non possiamo restare fuori dall' Europa. Non sarebbe un bene».
I francesi di allora sono ancora sensibili alle lusinghe, mescolate alle minacce, e la Costituzione è approvata. Nel 2012, poi, Hallyday cena con il socialista François Hollande e, una volta che costui sarà eletto, si dice certo che «per la Francia sarà un ottimo presidente». Nel primo anniversario della strage nella redazione di Charlie Hebdo, viene così incaricato di dar voce alla tristezza della Francia con la canzone Un dimanche de janvier (Una domenica in gennaio)
johnny hallyday in point de chute 1970
Ci rimane male Nicolas Sarkozy, presidente uscente. Come sindaco di Neully, nel 1996, è stato lui a sposare Johnny e Laetitia. Ed è stato lui che, nel 2007, ha portato Hallyday a un suo comizio, iscrivendo al suo partito tanto Johnny quanto Laetitia e il loro figlio David. L' idillio politico si rompe nel 2014, quando, in un' intervista al settimanale Le Point, Hallyday dice: «Non credo più in Nicolas Sarkozy. M' ha deluso. Non propone nulla di nuovo. Personalmente mi piace molto, ma non credo nella politica odierna. Bisognerebbe che apparisse qualcuno Pompidou era formidabile».
Johnny Hallyday dopo il concerto
Bernard Schmitt, regista degli spettacoli canori di Hallyday, sintetizza questo atteggiamento sospetto di opportunismo: «Sono sempre stati più i politici ad avvicinarlo che lui ad avvicinar loro. Come un turista davanti all' Arco di trionfo, ognuno vuol farsi fotografare davanti a Johnny». Del resto è vero che sottrarsi alle attenzioni pelose dei politici, specie quando si hanno notevoli redditi, espone a controlli fiscali più che accurati. Anche per questo Hallyday ha avuto la residenza in Svizzera.
JOHNNY HALLYDAY
«Negli anni Sessanta, ai tempi della Fédération des etudiants nationalistes (Fen) correva voce che Hallyday, giovanissimo, avesse militato per qualche mese nel movimento Jeune Nation.
Non ho mai saputo se ciò corrispondesse alla realtà.
Uomo di spettacolo, Hallyday poco s' interessava alla politica. È stato popolarissimo e soprattutto sensibilissimo al consenso, intendendosi bene con Giscard, Chirac, Sarkozy o chiunque altro, Certo era molto filoamericano per i suoi legami con lo show business negli Stati Uniti. E non è casuale lo pseudonimo americano scelto a inizio carriera», dice Alain de Benoist, coetaneo di Hallyday e militante politico negli stessi anni in cui brevemente lo sarebbe stato Hallyday.
johnny hallyday
Nella sua autobiografia Halliday (2013) però ha scritto: «Ho una sensibilità di destra. Non mi piace la mediocrità.
Penso che la sinistra vi sia incline». Aggiungendo: «Non c' è un politico nel quale io creda: tutti ci hanno mentito».
SALMA HAYECK E FRANCOIS-HENRI PINAULT E JOHNNY HALLYDAY