Estratto dell’articolo di Liana Milella per “la Repubblica”
GIUSEPPE BUSIA A L'ARIA CHE TIRA
La diga foranea di Genova, con gli impicci dell’appalto e i costi che esorbitano, “entra” a Montecitorio. A portarcela è il presidente dell’Authority anticorruzione Giuseppe Busia che 24 ore prima ha portato la sua relazione a Mattarella. Lui è l’emblema dei poteri di controllo che resistono, nonostante le minacce di Salvini.
E su Genova e sulla diga lancia un allarme — «c’è il concreto rischio che i costi lievitino» — che risuona in tutto il palazzo dove, ironia della sorte, Enrico Costa di Azione prosegue la sua battaglia contro la microscopia Trojan.
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[…] «Non entro nel merito… vale la presunzione d’innocenza» dice Busia a chi insiste sull’inchiesta. Il giurista che s’è formato in Europa non alza mai la voce. Ma sulla diga la sua è una staffilata. Come sul Pnrr e gli appalti destinati a lievitare. Come per le morti sul lavoro, tragica conseguenza di opere mal fatte.
Eccolo su Genova con Repubblica: «Sono due i rischi principali legati all’aumento dei costi. Il primo è che si confermi l’illegittimità dell’assegnazione all’impresa che ha iniziato i lavori e si debba risarcire il gruppo che ha presentato il ricorso. Col rischio di pagare sia chi lavora, sia chi avrebbe dovuto lavorare».
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E poi: «Quando si va in deroga occorre una maggiore attenzione perché i danni potenziali si amplificano». C’è inoltre la seconda minaccia, «ancora più grave della prima». «Nella costruzione potrebbero emergere ulteriori sorprese e poiché i rischi non sono stati trasferiti in capo al soggetto privato, i costi complessivi dell’opera potrebbero lievitare in modo molto elevato».
Busia ne trae una «lezione »: «Le regole eccezionali di fatto applicate in deroga richiedono un’attenzione ancora maggiore per evitare l’esplosione dei costi». Il suo leit motiv è «non dobbiamo abbassare la guardia». Nessuno sconto sul nuovo Codice degli appalti, né sui ritardi del Pnrr. Né sull’abuso d’ufficio, il reato che sarà cancellato dopo le europee, e sullo scontro che si aprirà con l’Europa che lo pretende contro la corruzione.
GIUSEPPE BUSIA
Di mezzo ci sono le vittime, quelle del Ponte Morandi, nonché i morti sul lavoro. Busia picchia duro: «Le donne e gli uomini sepolti vivi sotto le macerie di infrastrutture ed edifici costruiti con la sabbia al posto del cemento; i lavoratori schiacciati o soffocati nei cantieri perché chi avrebbe dovuto vigilare sulla loro sicurezza è stato indirizzato verso altri obiettivi».
In tempi di Pnrr l’Europa ci guarda. E siamo messi male. Sia la Corte dei conti Ue, sia la Procura europea vedono «l’Italia in una posizione ancora troppo arretrata». Eppoi siamo «il Paese con il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio Ue per frodi e malversazioni, riconducibili anche alle mafie». Ma il governo sopprime l’abuso d’ufficio. Un «errore». Come il Pnrr che rischia «insuccessi o battute d’arresto».
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A fronte dell’impulso ai contratti pubblici per 40 mila euro, ci sono «i dati preoccupanti sulla spesa effettiva», che celano «una strada ancora lunga». Con «una salita sempre più ripida». Quel dato, «in forte aumento gli affidamenti diretti, il 49,6% nel 2023», aggiunti alle procedure senza bando, portano al 78,1% degli appalti, e cioè 208.954 su 267.403, «senza gara». Dunque «oltre il 90% del totale»
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